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Intervista di Luca a Pier Cesare Notaro del blog Il Grande Colibrì
I musulmani nel mondo sono oltre un miliardo, il che significa che i musulmani LGBT potrebbero essere cinquanta milioni o più. E’ molto difficile parlare di caratteristiche che possano accomunarli tutti, perché parliamo di persone appartenenti a culture e paesi, molto differenti.
Tra un marocchino, un giordano, un indonesiano, un tedesco di origini turche, un cileno convertito all’islam, vi sono sicuramente più differenze che somiglianze. E questo si riflette anche sul rapporto con la sessualità e l’omosessualità.
Il fatto che la cultura islamica sia così diffusa da molti non viene colto, per lo più si pensa al medio Oriente e dintorni quando si parla di Islam, o alle aree Magreb, ma già di queste terre sappiamo poco spesso in Europa, sottolineare questa varietà è davvero importante secondo me per in quadrare bene di cosa stiamo parlando.
In termini generali, occorre ricordare che nella maggioranza dei paesi a maggioranza musulmana l’omosessualità è considerata un reato, inoltre la maggioranza dei rappresentanti dell’Islam istituzionale, in tutte le principali correnti, condannano l’omosessualità.
Tuttavia un po’ come in tutto il mondo, i ricchi hanno maggiori margini di libertà e possono fare più o meno quello che vogliono. Il confine tra tolleranza e repressione è sempre molto difficile da tracciare: ad esempio: in Arabia Saudita vengono condannati a morte anche i presunti omosessuali (che in realtà sono spesso migranti prevalentemente del Sud-est asiatico che divengono capri espiatori), mentre esistono luoghi di incontro omosessuali piuttosto “risaputi” che non subiscono praticamente alcuna repressione.
In paesi come il Libano l’omosessualità è ancora reato, ma esistono ugualmente associazioni, locali gay, ecc… Al contrario, in Iraq non ci sono leggi specifiche, ma è forse il paese più pericoloso per un omosessuale. Insomma, bisogna sempre fare attenzione a capire bene cosa significhi la repressione, a non semplificarla mai.
Le sfide per un fedele musulmano omosessuale, però, possono essere molto diverse nei diversi contesti: per esempio, ci sono paesi in cui il concetto di omosessualità non ha ancora attecchito e la sessualità è interpretata secondo schemi differenti; altrove, invece, il modello dell’orientamento sessuale serve anche a definire identità personali, individuali: in realtà il concetto di orientamento sessuale ha elementi poco chiari anche da noi.
Se si pensa alle differenze di definizione di “omosessuale” (ma anche di bi- e etero-sessuale): è la persona che ha rapporti con persone dello stesso sesso? Che li desidera? Che sente questa attrazione come parte fondante della propria identità? E come nasce questo concetto? Per Foucault questo concetto nasce nell’epoca moderna, è una sorta di “invenzione” contemporanea e prima la sessualità non si traduceva in identità (ma solo in pratiche), altri studiosi non sono molto d’accordo e riconoscono identità sessuali anche in epoca pre-moderna (anche se erano identità diverse da quelle che riconosciamo oggi).
Nel mondo arabo-musulmano esistono molti modi diversi di interpretare la sessualità e le sue varianti; in genere si ha una visione più slegata dai sessi che esprimono il desiderio (che può essere rivolto un po’ verso chiunque), mentre la condanna, quando c’è, è legata solo ad atti specifici: nell’islam il desiderio non costituisce peccato, e questo evidentemente ha il suo peso. Già questi elementi rappresentano una differenza enorme anche solo nell’individuare quale sia la questione da esaminare e chi ne sia coinvolto. Il modello più comune, in ogni caso, è quello del “si fa, ma non si dice”: in molti contesti, i rapporti omosessuali possono anche essere tollerati, ma vengono sostanzialmente relegati ad una fase della vita (legandola al sesso pre-matrimoniale).
Ma un musulmano che non si sposa crea o ha problemi a livello di integrazione sociale? Anche qui dipende dai contesti. In generale la spinta al matrimonio è molto forte, come lo era in Italia e tutto sommato lo è ancora in alcune realtà, l’importante è sposarsi, avere figli, curare la propria famiglia eterosessuale. E’ una situazione molto simile a quella dell’Italia di qualche anno fa (e di molti omosessuali italiani ancora oggi).
Il rapporto tra tolleranza e legge è molto complesso, nel senso che in alcuni paesi l’omosessualità può essere un reato, ma anche essere sostanzialmente tollerata; mentre in altri possono non esserci norme contro gli omosessuali, ma esistere una fortissima repressione politica e sociale: i paesi a maggioranza musulmani in cui attualmente gli omosessuali sono più perseguitati sono Iraq e Egitto, ed entrambi non hanno norme contro l’omosessualità. E’ quindi tollerata la persecuzione anche se non normata, si tratta principalmente di scelte politiche: in Egitto, paradossalmente, i regimi laici hanno perseguitato e perseguitano gli omosessuali con più veemenza di quanto abbia fatto il governo islamista. Ogni volta che c’è qualche scandalo nell’aria, che le tensioni sociali aumentano, che la repressione politica si intensifica, in Egitto arriva una mega-retata contro omosessuali e transessuali. Sono cose che servono semplicemente a distrarre la popolazione.
Per le persone immigrate in Italia: per loro i principali problemi sono rappresentati dai “soliti” problemi che vivono gli immigrati in Europa, la questione della sessualità è spesso secondaria. Ma una maggiore forma di tutela da parte del nostro paese potrebbe aiutare i musulmani omosessuali a uscire da quello che può essere un problema (per quanto secondario) comunque nascosto e in alcuni casi anche sofferto?
L’Italia ha un’ottima politica per quanto riguarda la concessione dell’asilo alle persone perseguitate per orientamento sessuale e identità di genere, il problema è che poi queste persone sono abbandonate a loro stesse, tanto dalle istituzioni quanto dalla società.