“Ma quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò…” (Giovanni 15:26-16:4)
Riflessioni bibliche* di Giacomo Tessaro**
Mi è capitato talvolta di farmi raccontare dalle sorelle e dai fratelli evangelici dei piccoli o grandi episodi di discriminazione dovuti alla nostra fede non cattolica; la vita di un protestante non è mai facilissima qui in Italia.
Anche a me, che pure non ho vissuto in decenni meno segnati dal pluralismo rispetto a quello che stiamo vivendo, sono capitati alcuni episodi sgradevoli. Gli episodi che avvengono in altre parti del mondo, di cui ci informano la TV e i giornali, sono infinitamente più gravi e dolorosi, ma hanno qualcosa in comune, che Gesù individua molto bene: “l’ora viene che chiunque vi ucciderà, crederà di rendere un culto a Dio”. Sappiamo che i gruppi islamici che attaccano i cristiani credono che, così facendo, avranno un posto speciale di fronte a Dio. Anche chi attacca il nostro modo di vivere la fede, pur senza ucciderci, crede di fare piacere a Dio riportandoci sulla buona strada.
Certamente noi evangelici non dobbiamo lasciarci prendere la mano da un atteggiamento vittimistico e paranoico, come se tutti coloro che non appartengono alla nostra Chiesa siano pronti a criticarci, ma penso che a molte persone che attaccano chi appartiene a un’altra tradizione manchi il concetto che lo Spirito lavora in modi a noi poco comprensibili, ma concreti e reali: Gesù ci ha promesso lo Spirito e noi lo sentiamo ogni volta che agiamo da cristiani, ogni volta che ci intratteniamo con lui in preghiera, ogni volta che testimoniamo di lui, ma il modo in cui agisce non si può determinare in anticipo, dipende dalle circostanze storiche di una determinata epoca e dalle caratteristiche individuali del credente: lo Spirito è libertà, noi sentiamo che soffia (perlomeno, mi auguro che tutti noi lo sentiamo un po’ ogni giorno) ma non possiamo dire dove ci porta giorno dopo giorno, proprio come non sappiamo chi possiamo incontrare quando visitiamo un posto in cui non siamo mai stati, quando visitiamo una comunità per noi sconosciuta. Se ci affidiamo allo Spirito, egli ci suggerirà cosa fare e cosa dire per essere aderenti al nostro Maestro e per testimoniare che davvero siamo suoi discepoli. Quando, invece dello Spirito, dentro di noi parlano altre voci, allora il nostro comportamento non si conforma a quello di Gesù, dando via libera alle accuse che molto spesso chi non crede muove ai cristiani.
Lo Spirito di cui parla Gesù in greco è definito Paracleto, che le mie note omiletiche mi dicono essere il termine comune con cui si definiva quello che oggi è l’avvocato, la persona che assisteva un imputato parlando a suo favore. In un altro passo Gesù dice: “Guardatevi dagli uomini; perché vi metteranno in mano ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per servire di testimonianza davanti a loro e ai pagani. Ma quando vi metteranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come parlerete o di quello che dovrete dire; perché in quel momento stesso vi sarà dato ciò che dovrete dire. Poiché non siete voi che parlate, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi” (Matteo 10:17-20). Nel nostro Paese nessuno più ci denuncia e ci emargina per via della nostra fede non cattolica, ma la via della piena tolleranza e libertà religiosa è ancora lunga da percorrere. In ogni caso, qui e in altri passi Gesù dice che non dobbiamo preoccuparci dell’azione dello Spirito; il Paracleto agirà in noi e ci suggerirà al momento cosa fare e dire, in modi che noi non possiamo prevedere né predeterminare.
Questi passi sono stati composti in un periodo in cui la giovanissima Chiesa cristiana non era ancora perseguitata dallo Stato, cioè dall’Impero romano, ma subiva, se non l’odio, perlomeno la diffidenza delle comunità giudaiche nelle quali i primi cristiani predicavano e cercavano proseliti. Gli ebrei cercavano di screditare i seguaci di Gesù di fronte alle autorità dell’Impero perché li vedevano come una minaccia per la tradizione giudaica e per i suoi precari rapporti con il potere romano. In questo contesto possiamo vedere un parallelo con la storia degli evangelici italiani dopo l’Emancipazione del 1848 e l’Unità d’Italia: i protestanti potevano “esistere” e anche evangelizzare, ma nella pratica erano ostacolati in tutti i modi, più o meno leciti, compreso il ricorso a quelle stesse autorità dello Stato che avevano dato loro il permesso di non essere cattolici. Il contesto di oggi ci vede liberi ma in un certo senso emarginati in un’Italia o cattolica o non credente, ma comunque impregnata di tradizione cattolica; eppure lo Spirito lavora anche attraverso di noi perché anche chi non condivide il nostro modo di vivere la fede possa trovare in noi spunti e illuminazioni. Nostro dovere è testimoniare Gesù a tempo e fuori tempo, senza estremismi ma anche senza cedere a chi ci vorrebbe diversi da come siamo.
Nel passo di oggi Gesù dice “l’ora viene che chiunque vi ucciderà, crederà di rendere un culto a Dio. Faranno questo perché non hanno conosciuto né il Padre né me”: si parla molto in questo periodo delle uccisioni di cristiani in varie aree del mondo. Spesso le vere cause ci sono oscure, sappiamo solo che gli assassini sono dei seguaci fanatici di versioni ristrette e intolleranti dell’Islam, ma di una cosa possiamo essere certi: chi uccide i seguaci del Maestro mite e umile di cuore (ma possiamo tranquillamente allargare il discorso a chiunque uccida per motivi religiosi o ideologici delle persone inermi, credendo così di essere importanti agli occhi di Dio e di meritare un posto privilegiato in paradiso) non ha conosciuto il Dio di Gesù Cristo e la sua carica di amore e libertà, non ha conosciuto l’insegnamento di Gesù e pensa che odiare il prossimo voglia dire amare un Dio terribile creato dal suo odio. Credo che di fronte a queste minacce la nostra testimonianza sia più che mai urgente e che dovremmo farci strumenti dello Spirito in collaborazione con cristiani di altre confessioni e con donne e uomini che condividono l’accento sull’amore e la compassione che è proprio dell’insegnamento di Gesù, realizzando così un’unità dello Spirito che vada oltre i nostri confini e dimostrando con i fatti che lo Spirito soffia dove vuole e che non ci sono limiti a ciò che esso può suggerire. Anche senza minacce dirette, possiamo intuire che è proprio questo a cui ci induce oggi quello Spirito che ai tempi della Chiesa primitiva spingeva l’apostolo Paolo a rivolgersi a giudei e pagani per condividere il suo messaggio. L’umanità ha mille facce di diamante, ma ciò che può tenerla insieme è solamente il soffio dello Spirito: nostro dovere di cristiani e di minoranza è portare la nostra testimonianza di seguaci di Gesù in un mondo che spesso a malapena ci tollera, per far sì che cominci ad ascoltare il lieve soffio di Dio che spira in tutti, nessuno escluso.
Amen
Dal vangelo di Giovanni 15:26-16:4
Ma quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli testimonierà di me; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.
Io vi ho detto queste cose, affinché non siate sviati. Vi espelleranno dalle sinagoghe; anzi, l’ora viene che chiunque vi ucciderà, crederà di rendere un culto a Dio. Faranno questo perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma io vi ho detto queste cose affinché, quando sia giunta l’ora, vi ricordiate che ve le ho dette. Non ve le dissi da principio perché ero con voi.
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia Nuova Riveduta
** Giacomo Tessaro, nato nel 1980, ha cominciato a frequentare la Chiesa Valdese e Metodista nel 2008, dopo molti anni di adesione all’ateismo materialista e dopo una conversione alla fede in Dio maturata nelle sue letture di carattere religioso e filosofico. Sin dagli inizi della sua frequentazione protestante è stato incaricato della predicazione nella sua piccola comunità metodista di Vintebbio, in provincia di Vercelli, per la quale svolge anche compiti di cura pastorale. Ha la passione della scrittura e della traduzione e svolge l’attività di traduttore per il mensile Évangile et Liberté dal 2010, oltre che per il Progetto Gionata – Fede e omosessualità.