Gli adolescenti raccontano la loro lotta contro l’omofobia quotidiana
Testimonianze tratte da Lesbian, Gay, Bisexual, and Transgender Rights: A Human Rights Perspective dell’Human Rights Resource Center (University of Minnesota), edite da Amnesty International USA e Lesbian and Straight Education Network (GLSEN) nel 2000, liberamente tradotte da Erica
Queste sono le testimonianze personali di un’insegnante e di alcuni studenti che hanno deciso di raccontare le loro esperienze nei riguardi dell’omofobia. Le testimonianze dalla prima alla sesta sono state scritte da studenti lesbiche o gay, la settima da un’insegnante e dall’ottava alla decima sono state scritte da studenti etero. Tutte queste testimonianze sono tratte da materiali dell’ associazione GLSEN (corrisponde alle nostre Famiglie Arcobaleno ndt).
Studentessa , 17 anni , lesbica. “Ho 17 anni e sono gay. L’adolescenza è un inferno per me. Mi sono detta spesso che la mia sessualità è qualche cosa di cui vergognarmi, qualche cosa da nascondere, qualche cosa di perverso. Mi sono nascosta nel mio gabinetto piena di vergogna e di timore. Ho visto me stessa , vicino a parenti ed amici, costantemente timorosa di scoprire e di censurare le mie parole e le mie azioni con paranoica concentrazione. Ricordo di aver tenuto nascosti i libri ai miei genitori perché mi vergognavo che loro scoprissero qualche cosa su di me. In breve, odiavo la mia sessualità e me stessa.
Il mio gabinetto non era un rifugio; era una prigione e mi stava distruggendo. Stando in silenzio ribadivo che le emozioni mi stavano uccidendo da dentro. Io non sono solo parte di una statistica. Vivo nella periferia di Boston in una casa bianca con le persiane nere. Vado a scuola tutti i giorni, pensando che non sono in grado di essere onesta, che non ho il diritto di essere orgogliosa, che sono una cittadina di seconda classe. Proprio la settimana scorsa,mentre camminavo lungo la mia strada, nella mia città,dove avevo vissuto tutta la mia vita, un pick-up pieno di individui sgradevoli mi ha rincorso lungo la strada, gridandomi, ‘ Tu sei lesbica!’.
L’omofobia è ovunque e il fanatismo non è scusabile. E’ ora di iniziare a far vedere che ce ne preoccupiamo.”
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Studentessa , 16 anni , lesbica. “Io vorrei aver potuto essere molto più aperta con i miei genitori, ma, avendo realizzato che mio padre avrebbe potuto causarmi dei danni fisici, ho realizzato che non poteva essere una scelta valida. Vivo nel completo terrore che qualcuna lasci uno slip, o quello che essi potrebbero vedere o trovare che potrebbe dire loro che sono lesbica. Prima, arrivavano per il fine settimana, io ripulivo la mia stanza, pigiando i giornali, i bottoni, le spillette, ogni cosa con la scritta ‘gay’ impressa sopra, nel fondo di un cassetto , sotto ogni tipo di abbigliamento estivo in cui avrei potuto nasconderli.
Quando arrivavano – presto- passavano un attimo o due nella mia camera, senza niente in giro. Fortunatamente, non avevano trovato niente. Neppure, fortunatamente, avevano trovato nulla quando mia madre aveva pulito la mia scrivania a casa. Ma quando sono con la gente io non svelo niente, sto sempre in guardia su qualunque cosa possa venir fuori. Ciò mi procura una grande tensione”.
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Studentessa , 17 anni , lesbica. “Immagina di stare guardando il mondo attraverso il fondo di un bicchiere. L’immagine che ne ricavi è distorta, contorta e a volte spaventosa, e chi sei e la tua esperienza di vita colora il modo in cui tu vedi le cose. Io guardo alla mia vita in questo modo: ogni parte di me è un colore che è posto sul bicchiere e offusca ogni cosa intorno a me.Immagina adesso che io stia guardando e che ci sia un colore nero sul bicchiere. Questo colore, questa nerezza, rappresentano la mia razza e la mia provenienza. Vengo da Harem, New York. Io appartengo alla prima generazione americana, la mia famiglia viene dalla Giamaica e, senza esagerare, noi siamo poveri. Siamo assistiti dai servizi sociali.
Otto di noi vivono in un appartamento con due camere da letto e tre letti da dividere. Io faccio parte di quell’America che la maggior parte della gente non vuole vedere e che non incontra mai se non attraverso i mezzi di comunicazione o mentre guidano nei miei paraggi, prudentemente chiusi nelle loro macchine.
Immagina come fossi disorientata quando misi piede a Wellingford, Connecticut, per seguire Choate. Con le unghie ben tagliate e per la prima volta nella mia vita una camera tutta per me, un mio letto, uno spazio per me. Immagina quanto fossi arrabbiata l’anno scorso quando un gruppo di ragazzi bifolchi mi spinsero e strillarono, ‘ Negra, torna in Africa!’
Qualche volta, guardando il mondo attraverso questo bicchiere, io perdo la fede in esso e nel suo popolo. Come può della gente avere così tanto e altri così poco? Come possono delle persone essere così ignoranti e maliziose? Puoi vedere attraverso il bicchiere tinto di nero attraverso cui sto guardando? Ora immagina che il bicchiere sia tinto di rosa. Le cose rosa significano la mia identità sessuale. Io sono lesbica. Per trasgredire ancora di più ai tuoi occhi: io amo le donne, non mi odiare, soltanto… io amo le donne. Ma arriviamo al punto che ti dicevo non essere facile da raccontare. Prima di arrivare a definire la mia omosessualità ho dovuto fare un percorso sulla mia stessa omofobia interna e un periodo di vita di programmazione anti-omosessuale. Crescendo mi sentivo attratta dalle altre donne.
Io non sapevo cosa pensassero, ma sapevo che c’era qualche cosa che pensavo io che non era giusto, e odiavo me stessa per questo motivo. Io pensavo di essere la cosa più disgustosa sulla faccia della terra , indegna di essere amata e perfino di esistere. Quest’inverno ho avuto una lunga conversazione con una mia buona amica. Con lei ho iniziato un processo di domande, di riflessioni ed eventualmente un venirne fuori di me stessa. E ora eccomi. Cosa significa tutto questo? Ebbene quattro anni fa non avrei mai voluto dire niente di tutto questo. Quattro anni fa mi vergognavo della mia provenienza ed ero terrorizzata che qualcuno potesse scoprire che io venivo da Harem. Quattro anni fa non avrei mai accettato di essere lesbica.
Ma sono cambiata e ho guadagnato forza dai membri della facoltà e dagli amici che ho incontrato a Croate e sento che voi potete imparare qualche cosa dalla mia esperienza. Rischiate. Siate orgogliosi di chi siete, di ogni parte di voi. Osate essere diversi. Osate essere chi siete. E perfino la preoccupazione che il bicchiere attraverso cui noi tutti guardiamo possa essere spaventoso, colorato o , per alcuni, perfino rotto non potrà essere sempre così.”
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Studente , 18 anni, gay. “Mi ricordo, durante le scuole superiori, prima di uscirne , mi sentivo realmente fuori posto e solo. Non ho mai veramente capito perché mi sentivo così diverso. Non mi ero mai tirato indietro da nessuna cosa –in fatti, ero per così dire popolare, giocando a pallone e tutto il resto. Ho avuto una ragazza per tre anni ma tutto il tempo era una bugia. Ogni cosa facessi non era mai vero per me. Era quello che ognuno diceva che io dovessi essere o quello che io pensavo dover essere.
Avevo questo mio amico Mike. Siamo stati amici del cuore per moltissimo tempo, e quando è arrivato il momento ho realizzato che ero innamorato di lui. Mi è sembrato così sbagliato, come se ci fosse qualche cosa di sbagliato in me e non ho mai più potuto stringergli la mano. Io non avevo nessun posto in cui andare, nessuno a cui parlare. Quando mi sono consigliato con una ‘assistente’ a scuola, lei ha rovinato la mia vita. E’ andata dai miei genitori e ha raccontato loro tutte le cose che le avevo detto.
Non le ho mai detto di essere gay perché per me essere gay significava mettersi il rossetto e vestire abiti femminili, perché è questo che si vede sempre in televisione, e io non ho mai pensato di essere così. Sono stato cacciato fuori da casa mia in luglio. C’era una violenza repressa. Mia madre venne contro di me con un pezzo di ferro e chiamò la polizia. La polizia venne e mia madre disse loro che io ero sempre a Boston a fare sfacchinate e che stavo facendo questo e che stavo facendo quell’altro. I poliziotti cominciarono a mettere in dubbio e a scherzare su tutti questi lavori e a dire che cosa avrebbero fatto se loro figlio fosse stato gay e mi dicevano che avrei dovuto andarmene. Io dissi: “Dove pensate che possa andare?”. Uno rispose :”Non è un mio problema” E mia madre prese le mie chiavi e mi fece andare via. Andai a casa di un amico. In quel periodo ho dovuto andare da un bel numero di miei amici. Andava bene avere un amico gay ma quando veniva il momento e avevo la necessità di un aiuto da parte di qualcuno, non andava più bene aiutarmi. ‘Cosa potrebbe dire la gente di me?’ dicevano questi ‘amici’.
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Studente , 18 anni , gay. “Io penso che sia giusto dire che sono cresciuto senza reali modelli comportamentali. Non ci sono Asiatici-Americani in TV – Connie Chung e qualche Fu Manchu che irrompono non contano realmente niente. Ci sono perfino ancora meno gay e lesbiche. Sperimentare la vita come una doppia minoranza mi ha dato l’intuito di come la gente focalizzi le parti di una persona piuttosto che l’insieme. Circa un anno e mezzo fa, ho fatto il mio coming out. Ero stato ‘inserito’ in un gruppo di supporto che mi aveva aiutato a venire fuori dalla mia confusione e mi aveva aiutato ad essere fiero della mia sessualità. Ma io avevo cominciato a distanziare me stesso dal mio retaggio culturale.
La famiglia cinese vede l’omosessualità come anormale e immorale. Questo mi ha causato odio per me stesso e per il fatto che ero giallo. Riconciliare e integrare la mia identità sessuale e il mio retroscena culturale è un ostacolo ancora maggiore per me. Io non sono ‘out’ per i miei genitori, che valutano in alto grado le tradizioni cinesi. Ciò pone un’incredibile barriera fra di noi. Io sono disperato perché loro saranno profondamente feriti quando deciderò di tagliare questa parte della mia vita con loro”.
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Studentessa, 19 anni , lesbica. “Era stato facile per me venire ‘fuori’ perché ero uscita dalle scuole superiori. Ma per una persona nella mia vita fu differente – il mio fratellino. Egli aveva ancora a che fare con l’oppressione degli altri studenti nella Scuola superiore. Quando feci il mio coming out con lui mi pregò di mantenere il segreto con i suoi amici. Egli disse che se i suoi amici l’avessero mai scoperto essi lo avrebbero abbandonato, lo avrebbero perfino tormentato, tutto a causa mia. Non potevo capire perché non mi accettasse per chi ero e non mi mettesse prima dei suoi amici. Non avevo mai realizzato fino a che punto fossero cattivi fino a poco tempo fa. Circa due mesi fa mio fratello aveva invitato alcuni dei suoi compagni di scuola a dormire da noi. Quella notte mi ero addormentata guardando la televisione in salotto che è proprio vicino alla stanza di mio fratello.
Circa alle quattro del mattino mi sono svegliata per il rumore che stavano facendo. Stavano parlando di un ragazzo che aveva fatto il suo coming out a uno dei suoi amici, e quell’amico l’aveva poi detto a tutta la scuola.
Uno degli amici di mio fratello disse che se un gay avesse fatto il suo coming out con lui, l’avrebbe ucciso. Uno degli altri ragazzi disse che gli omosessuali sono ammalati e che avrebbero dovuto essere messi in un isola e bombardati. Poi un altro di loro disse che forse avrebbero potuto ‘raddrizzare quel ragazzo’- pensandoci , picchiandolo. Tutti ridevano.
Faceva una grande impressione udire tutto questo odio e rabbia venir fuori da ragazzi giovani , che forse non avevano mai conosciuto un gay in persona nella loro vita. Io scivolai nella mia camera e piansi. Piansi per me stessa. Piansi per gli altri gay e lesbiche che avevano dovuto sopportare situazioni simili a questa. Piansi per il ragazzo che si era confidato con un amico ed era stato tradito. Ma più di tutto , piangevo per mio fratello. Vedi ,nonostante tutto questo, lui ha preso pace.
Lui non avrebbe potuto resistere per me perché era impaurito. Impaurito per se stesso. Impaurito perché avrebbe potuto perdere i suoi amici. Impaurito perché il loro odio e la loro rabbia sarebbero ricaduti su di lui.
Per qualunque studente che prova a portare a termine le scuole superiori, è dura. Ma per qualcuno simile a mio fratello, è una punizione crudele. Proprio ora egli sta cercando di sopravvivere, di diplomarsi, senza rivelare il suo segreto.”
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Insegnante. “Oggi alle 3,40 Tracy mi ha chiamato e mi ha detto che si era tagliata i polsi e aveva preso due boccette di pastiglie. Tracy è una brava ragazza che ha lottato per venire a patti con i suoi orientamenti sessuali e ha coraggiosamente preso il comando nella nascente consapevolezza nel nostro campus come una dei capi della nostra Alleanza-Gay-Etero. Mi ha detto per telefono,’ Ho sempre pensato che quando avrei raggiunto il punto di rottura, questo sarebbe stato una cosa così grande che mi avrebbe spinto giù dal precipizio. Ma non è così.’
Più tardi all’Ospedale, mentre stavamo aspettando che suo padre arrivasse da fuori città, mi ha detto ‘ Cosa gli dico quando mi chiederà perché l’ho fatto? – Papà,proprio non sono in armonia con il mondo?’.
Mentre Tracy era agitata nel suo letto d’Ospedale, il suo stomaco tirava fuori un po’ delle pillole che aveva preso, io ho mormorato, ‘ lo so, lo so’ e infatti lo sapevo perché – si proprio come te Tracy- io ho preso 140 aspirine una notte durante le scuole superiori perché non riuscivo a trovare una via d’uscita. Non riuscivo a vedere un futuro. Non riuscivo a vedere un modo per andare avanti. Tu ti rendi conto quando sei un gay adolescente che non hai bisogno di grandi cose per buttarti giù dal precipizio, come ha scoperto Tracy…
Tu mandi un messaggio tutti i giorni della tua vita, proprio come ha fatto Tracy, che tu non sei in sintonia con il mondo. Tutto questo attraversa violentemente il tuo cranio. Presto o tardi arriva il messaggio. Raggiungi il punto. Tracy ha raggiunto il punto alle 3,40 questo pomeriggio.
Bellissima, coraggiosa Tracy, di cui ognuno pensa che è così all’unisono con la sua posizione di guida degli studenti e con i suoi 1420 punti al suo SAT (Scholastic Aptitude Test -Test di attitudine scolastica). Si Tracy! oggi hai conquistato un punto”.
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Studente, 16 anni, etero. “Due anni fa i miei genitori hanno divorziato e mia madre ha iniziato una relazione con una lesbica. Questo mi ha spaventato e confuso. Lei ha cercato di parlarmene, ma io la cacciavo sempre via. Per quanto ne so, questo argomento era proibito. Io so che non avrei potuto spingerla via, ma è così duro per me andare d’accordo con lei. Dopo aver ascoltato un oratore venuto a parlare a scuola di lesbiche, gay, bisex e trans (LGBT), l’ho chiamata per dirglielo e mi sono sentito bene mentre stavo realmente dicendole ”ho capito e accetto la tua relazione”.
Era piacevole ammettere finalmente che mia madre era lesbica. Non so realmente ancora fino in fondo, perché non le ho ancora parlato dell’argomento. E ancora non penso di riuscire. Questa è la parte peggiore. Ma io sento che l’averla chiamata per telefono è stato un primo passo. Mi sento come se stessi portando questo grosso fardello sulle mie spalle. Non credo che nessuno dei miei amici potrebbe capire o, ancora peggio, non vorrebbero andare a conoscere mia madre e lei è una così gran donna.
La mia migliore amica adora mia mamma – infatti, ha appena invitato mamma al suo diploma. E io penso se si sentirebbe allo stesso modo se sapesse della sua relazione? Io ricordo di aver imparato di ‘non ti aspettarsi il peggio dalla gente’. Ma è duro- è duro conoscere di chi fidarsi”.
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Studente, 17 anni, etero. “Quattro anni fa, ho saputo che mia madre è lesbica. Come potete pensare che reagisca a questo tipo di notizia una ragazza che ha appena compiuto 13 anni? Io sentii che la vita che avevo conosciuto era finita. La donna che mi aveva fatto nascere, mi aveva nutrito, mi aveva messo gli abiti sulle spalle e un tetto sulla mia testa era una estranea. L’omosessualità non è come un divorzio. Quando i miei genitori stavano per divorziare, c’era anche così qualche genitore dei miei amici. La TV discuteva sugli effetti del divorzio sui bambini. I membri della famiglia mi chiedevano come mi sentivo e mi regalavano consigli e spalle su cui piangere. Ma l’orizzonte era nero per quel che riguarda l’omosessualità. Non c’erano amici che venivano fuori da un trauma simile.
I parenti non accorrevano al mio fianco. Non c’erano speciali programmi in TV che dicessero come avere a che fare con questa cosa. Phil Donahue, dove eri tu? La vita come l’ho conosciuta non è realmente finita, il modo di pensare – è solo cambiato leggermente. Le donne-gay che avevo cominciato a conoscere attraverso mia madre non erano cicliste con vestiti di flanella ma un eterogeneo gruppo che include manager nel sociale, avvocatesse, terapiste, insegnanti ed artiste, alcune delle quali sono anche mamme.
Queste donne hanno classe , intelligenza e sicurezza in sé. Io sono fortunata di averle come amiche e come modelli di comportamento.”
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Studente, 17 anni, etero. “Matteo ed io stavamo camminando lungo la strada verso la Banca. Noi camminavamo vicino ad un uomo seduto sugli scalini del marciapiede. Quando ci siamo avvicinati ha cominciato ad apostrofarci: ”HEi, giovani froci! Potete darmi una cicca? Sto parlando a voi! Cosa state facendo con quella ragazza? Sta con la sua stessa specie!”. Noi cercavamo di ignorarlo.”Perché non mi rispondete? Io sono disgustato dagli avanzi che portate fuori! Non mi ascoltate?
”Io allora ho capito che non potevo uscire da casa mia e diventare vittima di un qualunque bigotto che aveva scelto di offendermi basandosi su chi erano i miei amici, chi ero io o chi egli pensava io potessi essere.”
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Testo originale: Testimonials.Stories of Youth Facing Homophobia