Essere gay, musulmano e indonesiano
Nonostante vivessero sotto lo stesso tetto da anni, Fachri (nome di fantasia) pensava che suo padre non avesse alcuna prova che egli fosse gay.
Ma, circa 5 anni fa, quando prese in prestito il Corano di suo padre per fare ricerche, fu sorpreso nel trovare sottolineati alcuni versi a matita.
Essendo cresciuto in una famiglia religiosa, fedele agli insegnamenti islamici, non era la prima volta che Fachri si imbatteva in quei versi, ma, ha detto, era commovente il modo in cui suo padre sembrava volerlo conoscere meglio, benché egli desiderasse che il mezzo non fosse il testo religioso che disprezzava.
“Il testo fu una delle ragioni per cui decisi di rinunciare alla mia religione. Ho perso la fede in qualsiasi religione perché essa ci esclude, ci condanna”, ha detto il 31enne direttore pubblicitario.
“Essa crea un limite assoluto, laddove un essere umano diventa una cosa complessa. Perché dovrei abbracciare una religione quando essa non ci accetta? Perché dovrei aderire all’Islam o a qualsiasi religione per questo motivo, quando non c’è spazio per me?”
In Indonesia, dove la religione gioca un ruolo dominante nella società e dove il 90% della popolazione è musulmana, l’omosessualità non è punita dalla legge, ma la sua condanna è stata proclamata da molte guide religiose, non solo islamiche.
Ad Aceh (ndt: città dell’Indonesia), che aderisce alla legge islamica della Shariah, è stata emanata, di recente, una discutibile ordinanza che autorizza la lapidazione per gli adulteri e la punizione di 100 frustate con una canna di calamo (ndt: pianta originaria dell’India, diffusa in Europa e Nord America, ma rara in Italia) per gli omosessuali e per chi fa sesso prima del matrimonio.
Nel resto del paese secolare, la società in generale è tradizionalista: ciò significa che i gay rischiano minimo la derisione e di perdere la faccia con familiari ed amici.
Sebbene le offese per gli omosessuali siano una cosa estremamente rara qui, i gay continuano a subire tensioni e pregiudizi. Affrontando la condanna da parte dei capi religiosi, Fachri ha scelto di rinunciare alla fede.
Ma molti altri gay accettano profondamente il loro fermo credo religioso, incuranti di ciò che gli insegnamenti dicono sulla loro inclinazione sessuale.
Adhe Oktav ha detto che essere lesbica non le ha impedito di pregare cinque volte al giorno, di digiunare e di mettere in pratica i suoi doveri di musulmana.
“Sono stata cresciuta con valori religiosi e continuo a rimanervi fedele. E’ il modo di essere grata a Dio”, ha affermato. “E’ il mio personale rapporto con Dio, non importa ciò che dice la gente. Non ho mai chiesto di essere messa al mondo, lasciate solo che sia lesbica.
Non penso che stia commettendo un peccato riguardo la mia inclinazione sessuale. E, anche se così fosse, lasciate che sia Dio a giudicare”.
Dody (nome di fantasia) ha detto che la condanna dell’omosessualità è stata causata da una lettura testuale delle lezioni islamiche.
“Credo che l’insegnamento religioso debba essere visto nel suo contesto, non penso che l’omosessualità sia un peccato”, ha affermato. “Credo che Dio abbia creato i gay con uno scopo, non si tratta di una malattia o di un peccato. Come tutto ciò che esiste in natura, c’è sempre un’anomalia”.
Ma non tutti i gay sono come Adhe e Dody, che abbracciano insieme sessualità e religione. Molti di loro accettano di buon grado la propria religione, ma la percezione dell’omosessualità come peccato causa un senso di colpa e un conflitto tra la società, le loro famiglie e se stessi.
Farid, che ha voluto essere identificato solo con il suo nome, ha detto che una parte della sua religiosità ha compensato l’essere gay, cosa che considera come un peccato.
“Pratico ancora i miei doveri secondo gli insegnamenti islamici ed è compito di Dio accettarli o meno. Prego perché ciò accada”, ha confessato. Egli ritiene che la sua inclinazione sessuale sia una malattia. “Un giorno, mi piacerebbe sposarmi con una donna e avere bambini, ma al momento non sono in grado di farlo”, ha detto, aggiungendo che esce ancora con uomini, che è sessualmente attivo e pieno di rimorsi al riguardo.
“Prego Dio perché un giorno mi guarisca e mi metta a posto”, ha rivelato, sospirando.
L’incrocio tra religione e sessualità, apparentemente vietato, fa sì che alcuni gay scelgano l’astinenza, come il giornalista Samuel Mulia, 46 anni, dichiaratamente omosessuale. Egli crede che Dio non condanni l’omosessualità, ma che disapprovi l’atto sessuale.
Un tempo, Samuel provava risentimento verso la religione, ma, poi, perse un rene a causa di una malattia e questo lo portò a pensare a Dio e alla religione: divenne un Cristiano rinato. “Iniziai a pensare che Dio mi ama indipendentemente dalla mia inclinazione sessuale.
Quindi, cominciai ad andare in chiesa e a studiare la Bibbia e arrivai alla conclusione che questa inclinazione non è peccaminosa, ma lo sono i rapporti sessuali.
Di conseguenza, cinque anni fa, decisi di praticare l’astinenza”, ha detto Samuel, il cui commento sulla cultura cittadina appare ogni domenica sul quotidiano Kompas.
I suoi aggiornamenti su Facebook sono pieni di allusioni sessuali, ma Samuel ha detto che si tratta solo di un esperimento sociale per valutare le reazioni della gente.
Alcuni gay criticano Samuel perché nega i suoi bisogni umani. “E’ la nostra inclinazione sessuale che ci rende diversi”, ha detto Budi (nome di fantasia). “Ci chiamano gay per la nostra preferenza sessuale: rifiutarla o reprimerla farebbe solo del male”.
Nel frattempo, gli studiosi musulmani moderati hanno detto che l’Islam riconosce l’omosessualità e che la sua condanna si basa su interpretazioni piene di pregiudizi degli insegnamenti islamici.
“Le persone sono uguali agli occhi di Dio, indipendentemente dal genere, dall’appartenenza etnica, dalle ricchezze, status sociale o orientamento sessuale.
Le persone vengono valutate in base alla loro pietà”, ha detto l’attivista, che ha contribuito a fondare la Conferenza Indonesiana delle Religioni e della Pace.
Ciò che deve essere considerato peccaminoso è la violenza sessuale, la pedofilia o altri crimini, ha detto. Poiché l’Islam considera peccaminoso il sesso prima del matrimonio, Musdah si è data da fare perché siano riconosciuti i matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Ma, ha ammesso che la società rifiuta ancora in maniera forte l’omosessualità, arrivando ad un improbabile riconoscimento del matrimonio gay.
“Tuttavia, gli omosessuali non dovrebbero sentirsi in colpa, ma lasciare tutto a Dio: giudicare è suo compito”.
Sebbene abbia abbandonato la religione, Fachri concorda con Musdah sul fatto che solo Dio può giudicare, specie dopo l’incontro con la spiritualità islamica, conosciuta come Sufismo.
“Ho letto libri sul Sufismo dove si dice che il Corano sia formato da un alto grado di letteratura aperta all’interpretazione. Ci sono strati di comprensione del testo nel Corano, ma la comprensione più elevata appartiene a Dio, non è nella capacità umana”, ha detto.
“Gli insegnamenti del Sufismo mi tranquillizzano. Forse c’è un’interpretazione che non conosciamo. Chi siamo noi per condannare gli altri?”.
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