Al Sinodo manda il tuo Spirito, Signore, per illuminare la Chiesa
Riflessiobi di Gianni Geraci portavoce de Il Guado, Cristiani Omosessuali di Milano
In questi giorni che hanno preceduto l’apertura del XIV Sinodo dei vescovi, il dibattito è stato molto acceso, anche perché, grazie a una felice intuizione di papa Francesco, questo dibattito è stato promosso e favorito chiedendo alle diocesi, alle associazioni, ai gruppi e ai singoli fedeli di esprimersi sui temi che il Sinodo dovrà affrontare. Qualcuno si lamenta e lancia grida d’allarme dicendo che, con questo Sinodo, la chiesa rischia di abbandonare la retta via che aveva sempre percorso (dimenticando però, che questa “retta via”, ammesso che sia davvero “retta”, era del tutto sconosciuta alla Chiesa delle origini e si è consolidata nelle forme che conosciamo ora, solo con il Concilio di Trento).
Qualcuno preme perché ci siano cambiamenti repentini e liberanti che, però, rischiano di provocare profonde spaccature in una chiesa che, nel momento in cui vuole essere davvero cattolica, cioè universale, deve tener conto delle istanze di ciascuna chiesa, anche di quelle che fanno fatica a confrontarsi con certe situazioni che a noi sembrano assolutamente naturali.
Intorno al Sinodo c’è stato davvero di tutto in questi ultimi mesi: c’è stata ad esempio la “Supplica filiale a papa Francesco per futuro della famiglia” sottoscritta da diverse centinaia di migliaia di persone che, solo qualche anno fa avevano criticato aspramente, definendo la raccolta di firme “una prassi poco ecclesiale”, gli otto milioni di firme che Noi Siamo Chiesa aveva raccolto per il suo “Appello del popolo di Dio”; ci sono stati i libri che diversi padri sinodali e alcuni esperti hanno scritto sui temi che il Sinodo è chiamato ad affrontare; ci sono stati numerosi convegni, tra cui quello che ha visto nascere a Roma una rete mondiale dei cattolici omosessuali (e al di là del momento in cui il convegno si è svolto credo che comunque l’idea di ricominciare a camminare insieme sia un’idea positiva); c’è stato addirittura il coming out di un monsignore, che è teologo presso la Congregazione per la dottrina della Fede e che, con una sola mossa, ha messo sul tavolo il problema dell’accoglienza delle persone omosessuali e quello della promessa di celibato che i preti della chiesa latina sono tenuti ad osservare. Qualcuno l’ha criticato, io personalmente apprezzo questo suo gesto, perché quando una persona decide finalmente di abbandonare l’ipocrisia con cui ha convissuto per anni non fa altro che seguire l’insegnamento di Gesù che, per gli ipocriti, ha parole di condanna molto dure.
Padre Lombardi, di fronte a tutto questo fiorire di iniziative di segno diverso ha parlato di: “indebita pressione mediatica sul Sinodo”. Forse ha ragione, di certo quello che sta succedendo assomiglia molto a quella parresia che papa Francesco aveva auspicato aprendo il Sinodo straordinario dello scorso anno. Al di là della valutazione che si può dare dei singoli episodi che hanno caratterizzato questo dibattito presinodale, credo che adesso sia arrivato il momento di fare un respiro profondo e di pregare.
Lo hanno già fatto tante persone ieri, durante la veglia di preghiera indetta dal papa proprio per affidare a Dio i lavori di un Sinodo così atteso e così importante. Lo dobbiamo fare tutti noi se davvero amiamo la chiesa e vogliamo aiutarla a vivere con fedeltà il Vangelo che Gesù le ha affidato. Ed è proprio con una preghiera che il nostro gruppo vuole chiudere questo breve scritto. “Manda il tuo Spirito, Signore, a illuminare la tua Chiesa!”.