Papa Francesco chiude il Sinodo ricordando che “la misericordia è al di sopra della legge”
Corrispondenza* di Francis DeBernardo pubblicata su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 25 ottobre 2015, liberamente tradotta da Innocenzo
Dopo tre settimane di dibattiti, discussioni, fughe di notizie, conferenze stampa, interviste ed indiscrezioni, il discorso di Papa Francesco ai vescovi e ai partecipanti del Sinodo, dopo aver ricevuto da loro il rapporto finale, è stata una chiusura potente del Sinodo. Un discorso che quasi subito è stato rilasciato dalla stampa di tutto il mondo, ed è stato definito come molto “forte” in ogni sua parte. Il complimento più alto che posso fare è che si tratta di “puro Francesco”.
E’ stato affermato, e lo condivido, che le uniche volte che Papa Francesco è stato duro ed ha avuto un linguaggio pungente è stato quando egli si rivolge ai sui vescovi. In tutto il suo pontificato è stato coraggioso nel correggerli, quando non esercitano le loro funzioni pienamente per il bene del popolo della Chiesa. Il suo ultimo discorso non ha fatto eccezione. A un certo punto, ha fornito una lista di quello che, per lui, doveva essere il Sinodo. Qui ci sono alcune gemme da quella lista:
“Significa aver testimoniato a tutti che il Vangelo rimane per la Chiesa la fonte viva di eterna novità, contro chi vuole “indottrinarlo” in pietre morte da scagliare contro gli altri.
Significa anche aver spogliato i cuori chiusi che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa, o dietro le buone intenzioni, per sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite.
Significa aver affermato che la Chiesa è Chiesa dei poveri in spirito e dei peccatori in ricerca del perdono e non solo dei giusti e dei santi, anzi dei giusti e dei santi quando si sentono poveri e peccatori.
Significa aver cercato di aprire gli orizzonti per superare ogni ermeneutica cospirativa o chiusura di prospettive, per difendere e per diffondere la libertà dei figli di Dio, per trasmettere la bellezza della Novità cristiana, qualche volta coperta dalla ruggine di un linguaggio arcaico o semplicemente non comprensibile.
Nel cammino di questo Sinodo le opinioni diverse che si sono espresse liberamente – e purtroppo talvolta con metodi non del tutto benevoli – hanno certamente arricchito e animato il dialogo, offrendo un’immagine viva di una Chiesa che non usa “moduli preconfezionati”, ma che attinge dalla fonte inesauribile della sua fede acqua viva per dissetare i cuori inariditi”.
E, nello stile opposto, il suo linguaggio si è fatto più generoso quando le persone sono più accoglienti nella Chiesa e verso l’amore di Dio:
“L’esperienza del Sinodo ci ha fatto anche capire meglio che i veri difensori della dottrina non sono quelli che difendono la lettera ma lo spirito; non le idee ma l’uomo; non le formule ma la gratuità dell’amore di Dio e del suo perdono. Ciò non significa in alcun modo diminuire l’importanza delle formule, delle leggi e dei comandamenti divini, ma esaltare la grandezza del vero Dio, che non ci tratta secondo i nostri meriti e nemmeno secondo le nostre opere, ma unicamente secondo la generosità illimitata della sua Misericordia (cfr Rm 3,21-30; Sal 129; Lc 11,37-54).
Significa superare le costanti tentazioni del fratello maggiore (cfr Lc 15,25-32) e degli operai gelosi (cfr Mt 20,1-16). Anzi significa valorizzare di più le leggi e i comandamenti creati per l’uomo e non viceversa (cfr Mc 2,27).
… Il primo dovere della Chiesa non è quello di distribuire condanne o anatemi, ma è quello di proclamare la misericordia di Dio, di chiamare alla conversione e di condurre tutti gli uomini alla salvezza del Signore (cfr Gv 12,44-50).
E papa Francesco infine ha indicato che la via da seguire è quello di una parola di misericordia per tutti:
“In realtà, per la Chiesa concludere il Sinodo significa tornare a “camminare insieme” realmente per portare in ogni parte del mondo, in ogni Diocesi, in ogni comunità e in ogni situazione la luce del Vangelo, l’abbraccio della Chiesa e il sostegno della misericordia di Dio!”.
Il discorso del Papa include anche alcune parti più problematiche della retorica di Papa Francesco, ovvero quando ha difeso le concezioni tradizionali di famiglia ed ha affermato che la Chiesa deve difendere “la famiglia da tutti gli attacchi ideologici e individualistici”. Egli ha anche definito il matrimonio “tra uomo e donna, fondato sull’unità e sull’indissolubilità, e ad apprezzarla come base fondamentale della società e della vita umana”, ed ha messo in guardia contro il pericolo del “relativismo”. Eppure questi riferimenti sembrano meno potenti e eloquenti rispetto al resto.
Papa Francesco ha ancora una possibilità per commentare il Sinodo. Nell’omelia della Messa di chiusura del Sinodo sarà interessante vedere su quali di questi temi ritornerà. Rimanete sintonizzati!
.
Testo originale: Pope Francis’ Concluding Synod Speech Stresses Mercy Above Law
.
* Questo è un articolo di Bondings 2.0, il blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), sul Sinodo del Matrimonio e della Famiglia a Roma. Francis De Bernardo, direttore esecutivo di New Ways Ministry, continuerà a inviare notizie e commenti da Roma su questo incontro. Per leggere i post precedenti cliccare qui.