I cattolici anti-gender si mobilitano nella chiesa di papa Francesco
Riflessioni di Laura Eduati pubblicata sul sito huffingtonpost.it il 24 ottobre 2015
…il movimento Manif pour Tous è vivo e vegeto in Italia: in pochi mesi sono nate 85 associazioni territoriali, 300 convegni locali contro il gender e le unioni civili, un quotidiano diretto da Mario Adinolfi come “La croce”…
Nel settembre 2014 il quotidiano conservatore francese Le Figaro pubblica un articolo di Angelo Scola e di Christoph Schönborn, dove i due cardinali di Milano e Vienna incoraggiano la mobilitazione dei cattolici d’Oltralpe contro l’utero in affitto e l’ipotesi che un bambino possa essere “orfano di genitori viventi” perché sottratto alla madre biologica.
Si tratta della Manif pour Tous che già era scesa in piazza contro le nozze gay. Per Scola e Schönborn questo rinnovato impegno civile dei cattolici “non è una voce ecclesiale” ma “dovrebbe ispirare l’insieme dei nostri popoli occidentali” alle prese con una rivoluzione che i settori più conservatori definiscono “antropologica”: è l’attacco alla famiglia tradizionale, composta da un uomo e una donna che mettono al mondo dei figli.
Un anno dopo quell’appello dei porporati il movimento Manif pour Tous è vivo e vegeto in Italia: in pochi mesi sono nate 85 associazioni territoriali, 300 convegni locali contro il gender e le unioni civili, un quotidiano diretto da Mario Adinolfi come “La croce” che sembra la trasposizione della rivista francese “La croix” e che ora si propone di formare un circolo in ogni parrocchia italiana.
Poi: una propaggine mediaticamente dirompente come “Le sentinelle in piedi”, una forte manifestazione nazionale lo scorso 20 giugno e, sabato 17 ottobre, due appuntamenti a Roma e a Milano che hanno rilanciato la sfida: un piano europeo anti-gender, una prossima manifestazione a Bruxelles con i Manif pour Tous del continente. Infine uno sciopero dei bambini italiani il 4 dicembre: i figli dei genitori ultracattolici non andranno a scuola per protestare contro l’ideologia gender nascosta, dicono, nelle pieghe della riforma Giannini. “Siamo riusciti a fermare la legge sulle unioni civili”, ripete con soddisfazione Mario Adinolfi quando commenta l’ennesima posticipazione del testo Cirinnà sulle coppie omosessuali.
Sull’improvviso debutto degli anti-gender le gerarchie vaticane appaiono divise e soprattutto non direttamente coinvolte. “Sbaglieremmo se pensassimo che si tratta di un movimento nato per impulso del Vaticano o di una parte del Vaticano”, chiarisce Marco Tarquinio, direttore del giornale dei vescovi italiani Avvenire. “Il Manif pour Tous è essenzialmente laico, specialmente quello francese che ha raccolto l’adesione anche dei sindaci socialisti ed è stata animata al principio da una femminista”.
In Italia, prosegue Tarquinio, il panorama è differente: “La mobilitazione non è cresciuta all’interno dello storico associazionismo famigliare ma è interconfessionale e frutto di un disagio reale di fronte a tematiche che turbano profondamente la coscienza collettiva: un bambino con genitori gay, l’utero in affitto, l’educazione gender”.
Tutti gli esponenti della Chiesa, a partire da papa Francesco, sono convinti che la “teoria del gender”, e cioè la possibilità che un bambino possa avere due mamme o due papà o che il ruolo degli uomini e delle donne sia fluido e culturalmente determinato, distrugga l’unica forma di famiglia – quella che i cattolici chiamano naturale.
Il pontefice lo ha detto chiaramente in aprile: “Il gender è un passo indietro. Per conoscersi bene e crescere armonicamente l’essere umano ha bisogno della reciprocità tra uomo e donna.”
Il fatto è che prima dei Manif pour Tous nessun prelato avrebbe parlato di gender durante una omelia o, nel caso del pontefice, all’Angelus. Come afferma una fonte all’interno del Vaticano, “questa nuova forza di piazza ha dato ai sacerdoti e ai vescovi un argomento forte in difesa della famiglia naturale”.
Nonostante frasi e comportamenti di apertura nei confronti dei gay, Bergoglio ha ricompattato la sua Chiesa in apertura del Sinodo sulla famiglia: “Ecco il sogno di Dio per la sua creatura diletta: vederla realizzata nell’unione di amore tra uomo e donna”. Non ci sono interpretazioni. La famiglia di Francesco è eterosessuale, feconda, unita in matrimonio.
Come sottolinea la senatrice Paola Binetti: “Le rappresentazioni mediatiche sulle forze contrapposte al Sinodo non colgono un dato fondamentale: la dottrina rimane la stessa. La famiglia naturale è un dato di natura immodificabile. La grandezza di questo papa è l’aver chiesto l’accoglienza e la misericordia nei confronti delle storie umane, anche sofferenti, ma la natura è la natura”.
Tuttavia proprio sulla dottrina della famiglia – l’apertura della comunione ai divorziati risposati e l’accoglienza delle persone omosessuali – si è scatenata una crisi di governo durante il Sinodo che rispecchia la battaglia ormai aperta tra progressisti e conservatori. I primi, come Walter Kasper, schierati con papa Francesco e i secondi scioccati e indignati per l’arrivo di un pontefice argentino giudicato troppo morbido e pop.
E la diramazione dei Manif pour Tous è soltanto uno degli strumenti con i quali i cattolici reazionari tentano di combattere, anche mediaticamente, papa Francesco scegliendo forme di forte contrapposizione che non piacciono a Bergoglio. E’ una questione di modalità: l’ala vicina al pontefice non apprezza lo scontro ideologico e quelle che mons. Galantino, segretario della Cei, ha definito in maniera colorita “adunate”.
“Il linguaggio di papa Francesco è quello della misericordia e dell’accoglienza. Non vuole scontri ideologici né mettere alla gogna coloro che la pensano diversamente. Ecco perché alla piazza del 20 giugno dei Manif pour Tous italiani non ha fatto nemmeno una telefonata e ha mantenuto le distanze”, spiega ancora Tarquinio.
Anche in Francia si ricalca questo schema: il cardinale Vingt-Trois, reazionario e uno dei firmatari della lettera dei 13 anti-Francesco durante il Sinodo, nel 2013 scrisse una preghiera contro il gender che tutti i sacerdoti dovevano recitare in appoggio alla Manif pour Tous contro il matrimonio ugualitario. Ma il rappresentante dei vescovi francesi, mons. George Pontier, si è dissociato dalle mobilitazioni che comunque vengono definite spontanee: “La manifestazione è una delle forme della libertà di espressione nelle nostre democrazie. Ma non può diventare l’unico”.
Binetti, per esempio, è convinta della necessità di questo nuovo agire cattolico: “Sicuramente dalla Francia arriva l’esigenza di rappresentare sul piano sociale, culturale e politico quella grande parte della popolazione che mantiene con semplicità il legame con la famiglia naturale, un concetto che non è passato di moda e non è certamente di nicchia”. Per Binetti basta guardare ai sondaggi: “Il 70% degli italiani è contrario alle adozioni per le coppie gay non per omofobia ma perché pensa che un bambino abbia bisogno di un padre e di una madre. Questo sentimento comune, non rappresentato nei media, spinge queste persone a scendere in piazza per farsi sentire”.
Dunque una parte della Chiesa non si accomoda alle modalità soft Francesco e appoggia – a volte apertamente ma molto spesso senza apparire né muovere i fili – le mobilitazioni anti-gender. I punti di riferimento dei Manif pour Tous italiani sono senza dubbio il cardinale Mauro Piacenza e il bolognese Caffarra.
Il primo, conservatore e vicino all’Opus Dei, è una delle vittime celebri della rivoluzione di Francesco che nel settembre del 2013 gli tolse il luminoso incarico alla congregazione del clero per consegnargli un ruolo infinitamente minore presso il Tribunale della penitenzieria apostolica.
Il secondo, Caffarra, appare non solo come primo firmatario della lettera contro papa Francesco durante il Sinodo, ma anche come autore del libro “Matrimonio e famiglia” scritto da undici cardinali conservatori e pubblicato a poche settimane dall’apertura dei lavori in Vaticano per correggere la linea aperturista del cardinale Kasper – e cioè del pontefice – sulla comunione ai divorziati e sulle nozze gay.
Al contrario di Galantino, in una intervista a Tempi, rivista particolarmente vicina agli antigender, il cardinale Caffarra fa come Scola in Francia e benedice la mobilitazione indetta dal comitato “Difendiamo i nostri figli”, una propaggine della Manif pour Tous italiana, per il 20 giugno: “È un’iniziativa da sostenere, non si può tacere. Il popolo deve combattere per la legge come per le mura della città”. E’ una dichiarazione di guerra che stride nei toni con l’abbraccio di papa Francesco all’ex alunno gay che porta il proprio compagno dal pontefice, stride moltissimo con quel “chi sono io per giudicare un gay?”.
Poi Caffarra si scaglia contro i diritti degli omosessuali definendo “opera diabolica in senso stretto” le unioni civili:
L’Europa sta morendo. E forse non ha neanche più voglia di vivere. Poiché non c’è stata civiltà che sia sopravvissuta alla nobilitazione dell’omosessualità. Non dico all’esercizio dell’omosessualità. Dico: alla nobilitazione della omosessualità.
Tra gli autori del volume, così come tra i firmatari della lettera anti-Bergoglio, figura un esponente di spicco che numerose voci interne al vaticano indicano come il vero riferimento degli ultracattolici non solo italiani ma anche francesi e americani.
Un esponente di primissimo piano che ha osato aprire quella crisi di governo esplosa in mano a papa Francesco durante il Sinodo: il cardinale Robert Sarah, guineano, ministro per la congregazione del culto, favorevole al recupero della vecchia liturgia durante le celebrazioni e le messe, autore di un altro libro che sta spopolando presso i conservatori che si intitola “Dio o niente”, scritto con il vaticanista francese Nicolas Diat e pubblicato in Italia dalle edizioni Cantagalli – la stessa casa editrice del libro degli 11.
Anche Sarah usa toni e una fraseologia che suonano apocalittiche se accostate alle modalità gioviali e mediatiche del papa argentino: “Nella ricerca della verità credo che occorra acquistare la capacità di mostrarsi intolleranti, cioè avere il coraggio di dichiarare all’altro che quello che fa è sbagliato o falso”.
Nel novembre del 2014 disse a proposito delle unioni gay: “La Chiesa non ha mai giudicato le persone omosessuali, ma i comportamenti e le unioni omosessuali sono una grave deviazione della sessualità”. La scorsa settimana ha accostato l’ideologia gender all’Isis: “L’Isis come l’ideologia gender due bestie apocalittiche”. Parole che ricalcano gli slogan e i manifesti dei gruppi che aderiscono al Manif pour Tous e alle Sentinelle in piedi.
Sarah è accolto dalle sentinelle antigender come una popstar anche per parole come queste: “Dire che la sessualità umana non dipende dall’identità dell’uomo e della donna, ma da un orientamento sessuale, come l’omosessualità, è un totalitarismo onirico, è una vera ideologia che di fatto nega la realtà delle cose. Non vedo un avvenire possibile a un tale inganno. Una cosa è rispettare le persone omosessuali, che hanno diritto a un autentico rispetto, altra cosa è promuovere omosessualità. Anche i divorziati risposati hanno diritto a un autentico rispetto, ma la Chiesa non può promuovere una nuova idea di famiglia. Le persone omosessuali sono le prime vittime di questa deriva.”
Concetti opposti a quelli espressi dalle due eminenze che gli anti-gender vedono come il fumo negli occhi: mons. Bruno Forte, che non soltanto ha aperto ai diritti civili per gli omosessuali, ma ha anche annunciato un cambiamento della formulazione della “legge naturale” sulla quale naturalmente si fonda anche il matrimonio omosessuale. E poi padre Spadaro, considerato lo spin doctor del Pontefice.
Il porporato africano Sarah è legato a doppio filo a uno dei cardinali più reazionari della Chiesa, l’americano Raymond Leo Burke che nel 2014 disse senza peli sulla lingua che “la Chiesa è una nave senza timone” e poco dopo venne “licenziato” da papa Francesco che da prefetto del supremo tribunale della segnatura apostolica lo ha destinato a un più umile ruolo di patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta per poi ripescarlo e designarlo alla congregazione per la causa dei Santi insieme all’altro arci-nemico, mons. Caffarra.
Burke, a differenza di Sarah, è meno coinvolto nella battaglia pubblica contro il gender. Ma, come Sarah, non ha rapporti particolari con gli ultras cattolici italiani. Soprattutto non poteva avere una simpatia per la piazza del 20 giugno dove erano predominanti i neocatecumenali di Kiko Arguello, che Burke malsopporta in quanto promotori di una liturgia troppo innovativa.
E’ però evidente che i settori più conservatori americani ispirati anche da Burke stanno investendo nella lotta anche mediatica al papa. Il segnale è il debutto in Italia dell’agenzia giornalistica cattolica Acistampa, finanziata dal colosso statunitense Ewtn e dai Cavalieri di Colombo, in chiave anti-Bergoglio.
E’ Acistampa uno dei pochissimi media a riportare il lancio di un coordinamento europeo in difesa della famiglia naturale, e cioè eterosessuale: si chiama “Mum Dad and Kids” ed è l’allargamento a tutto il continente della Manif pour Tous francese. Tra i membri anche Ludovine de la Rochère, attuale protavoce degli antigender francesi, e uno dei portavoci italiani Jacopo Coghe – per inciso, neocatecumenale come Massimo Gandolfini, uno degli artefici della piazza del 20 giugno, chirurgo di fama e ispiratore del comitato “Difendiamo i nostri figli”.
Chi finanzia tutta la galassia anti-gender? La Manif pour Tous italiana, come quella francese, sostiene che i fondi provengono soltanto dalle donazioni dei simpatizzanti, tra i quali si nascondono anche ricchi donatori. Marginalissima la partecipazione di Comunione e liberazione, più forte quella dell’Opus Dei attraverso Costanza Miriano e la parlamentare Eugenia Roccella, sempre presenti nella promozione degli eventi.
Ma è un attivismo cattolico 2.0., spesso a basso costo, che viaggia attraverso whatsapp e le pagine Facebook e che si ramifica tramite decine di iniziative sempre nuove come la fondazione di un Osservatorio nazionale per denunciare il gender nelle scuole, una iniziativa analoga a quella della Lega Nord in Lombardia che ormai ha adottato la mobilitazione pro-famiglia tradizionale mentre Matteo Salvini ha cominciato a inserire la pratica dell’utero in affitto tra i bersagli delle sue boutade televisive: il 17 ottobre al convegno collegato a Expo “Nutrire la famiglia” era presente, ancora una volta, Roberto Maroni.
Ma è inequivocabile che sempre più settori si stanno agganciando agli ultracattolici preoccupati per la dissoluzione della famiglia tradizionale: sempre il 17 ottobre, a Roma, era presente al convegno di “Generazione Famiglia” – una propaggine di Manif pour Tous, l’ex banchiere dello Ior Ettore Gotti Tedeschi che si è scagliato con potenza contro l’enciclica di papa Francesco “Laudato sii”: “L’ambientalismo è la corrente di pensiero più pericolosa di questo momento storico”.
Non era la prima volta che l’economista si avvicinava ai proseliti di Miriano, autrice di “Sposati e sii sottomessa” e di Adinolfi. Con gli ultrà cattolici Gotti Tedeschi condivide la visione catastrofista di un’Europa laica, distrutta dalla mancanza di fede e dalla globalizzazione.
“Una mobilitazione disperata e disorganizzata”, frena Giuseppe De Rita, presidente del Censis, che non vede la possibilità di un aggancio tra i Manif pour Tous italiani e la politica. Ecco perché la sensazione palpabile in Vaticano è che questa effervescenza cattolica, orfana di rappresentanza in parlamento e non particolarmente gradita a papa Francesco, potrebbe pensare di diventare un movimento politico. “Esistono numerose perplessità sulla scelta di andare in piazza e sui toni utilizzati. Ma non sottovalutiamo la loro forza”, ricorda il direttore Tarquinio.