Il mio racconto per immagini della transizione di una donna transgender
Articolo di Jamie Gumbrecht pubblicato sul sito della CNN (Stati Uniti) il 17 settembre 2015, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Il fotografo Nima Taradji* vide Delia per la prima volta nell’estate del 2014, su un sito web per modelle. Mentre navigava tra i profili in cerca di qualcuno da ingaggiare, il suo occhio si posò sull’immagine di una donna esile di mezza età, sotto alla quale era scritto: “È transgender e non vuole ci sia alcun equivoco sulla sua identità”.
Taradji, che vive a Chicago (Stati uniti) e lavora nei campi del ritratto e del documentario, si fermò. Era curioso. Non era un’idea originale, ma si chiese come potesse essere la vita di quella donna. “Mi interesserebbe conoscere meglio la tua vita, se sei d’accordo” le disse. Delia era interessata, ma chiese di celare il suo cognome.
Dopo tanti cambiamenti – dopo essere cresciuta come ragazzo, dopo diversi matrimoni e divorzi, dopo la depressione e i pensieri suicidi, dopo gli ormoni maschili per cambiare il suo aspetto – era finalmente quella che voleva essere. La sua transizione cominciò nel 2011, quando decise che non poteva più ignorare se stessa, né nascondersi. Lo disse a sua moglie, che da subito la sostenne e che le è rimasta molto vicina come amica.
I primi giorni della transizione furono eccitanti, mozzafiato. Delia riempì il suo armadio di vestiti sgargianti, che prima non avrebbe assolutamente indossato. Pur avendo passato i cinquanta, sembrava quasi un’adolescente che prova ogni giorno una nuova personalità. “Quando intraprese la transizione pensava di dover essere una persona diversa. ‘Ora che sono una donna, devo essere qualcun altro’ pensava. È passata attraverso molti guardaroba e molte maschere” dice Taradji.
Quando i due si incontrarono nel 2014, Delia non aveva ancora abbandonato i lustrini e i tacchi vertiginosi ma “stava cominciando a ridiventare quello che era. […] Ogni mattina mi presentavo da Delia, lei mi faceva entrare e poi si dedicava alle sue cose. A un certo punto, si dimenticava semplicemente di me”. Ecco cosa scoprì Nima: una persona normale, con un passato normale, che fa cose normali in un mondo che ancora fatica a capirla.
Faceva colazione con suo padre che, come Nima notò, ancora la chiama “Figlio mio”, una vecchia abitudine. Si recava al suo posto di lavoro di informatica, dove doveva decidere quanto raccontare di se stessa. Andava in palestra, ma doveva trattare con la direzione per avere un luogo dove cambiarsi. Andava in treno, ma doveva affrontare i commenti aggressivi e crudeli della gente. “Non ha le corna, non ha la coda, è solo un normale essere umano. Deve vestirsi e radersi. Ha sogni, speranze, fallimenti e successi come chiunque altro.”
Delia ora è a buon punto. Deve ancora prendere delle decisioni sul suo futuro e alcuni membri della sua famiglia ancora devono fare i conti con la sua identità. Nelle lunghe conversazioni e nei momenti di quiete immortalati dall’obiettivo di Nima, insieme si sono resi conto che l’identità di genere è in realtà un continuum e che il maschile e il femminile non sono sempre così chiari. E insieme si rendono conto che non tutti capiscono.
Delia però ha diversi amici, delle passioni, come la recitazione. Dopo molti anni di scoperte e transizioni, è uscita fuori se stessa. Nima dice di vederla a suo agio, e capisce perché. “Deve portarti all’esaurimento cercare di essere qualcun altro, qualcuno che non sei tu.”
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Testo originale: A moment in transition