Tra omofobia e ipocrisia, il volto celato dell’omosessualità in Pakistan
Articolo di Marie de Douhet pubblicato sul settimanale Le Point (Francia) il 18 dicembre 2014, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Più dell’87% della popolazione pakistana è omofoba, secondo un sondaggio del Pew Institute. Tuttavia, secondo i dati di Google, il Pakistan è il più forte consumatore al mondo di pornografia gay. Un paradosso che ritroviamo nei costumi come nella cultura pakistana.
Akbar*, un pio musulmano dalla lunga barba nera, vive a Lahore, la seconda città del Paese. Oggi non va al lavoro; dato che sua moglie non è in casa, accetta di parlare con noi del suo passatempo preferito: travestirsi davanti a uno specchio. “Recito le mie preghiere e onoro Allah ogni giorno, ma mi metto il rossetto sulle labbra. Ho perfino una moglie, per far piacere a Dio. Ma nel mio cuore vedo solo gli uomini.” Come molti altri, Akbar deve nascondere la sua omosessualità: in Pakistan i rapporti tra persone dello stesso sesso sono infatti passibili della pena capitale.
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La singolare situazione dei travestiti
Tuttavia, secondo i nostri interlocutori, niente è più facile di avere un rapporto con un uomo. “Qui gli uomini sono talmente frustrati che si farebbero pure un cane, infatti sono gli etero che vengono a rimorchiarmi” ci dice divertita Nili, un uomo divenuto donna. Per lei la cultura dei travestiti e dei transessuali, incarnata dalle cosiddette “Hijra”, è un’antica eredità indo-pakistana. “Le hijra portano in sé i due sessi, perciò sono sempre state al tempo stesso rispettate e perseguitate. Vengono derise, sono le prime a rischiare di essere stuprate, ma sono loro che benedicono i neonati” continua Nili. A Islamabad e altrove non è raro incrociare i loro profili effeminati mentre mendicano ai semafori. Molto più visibili in Pakiistan che in Francia, i travestiti e i transessuali hanno, paradossalmente e malgrado le persecuzioni, più diritti che da noi: dispongono di una loro carta d’identità e sono riconosciuti come terzo sesso.
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Abitudine culturale
Le hijra, prostitute a buon mercato, rappresentano le fantasie dell’uomo per un altro uomo. Qasim Iqbal, ricercatore e direttore del centro NAZ Male, l’unica associazione pakistana consacrata alla causa omosessuale, conferma: “In Pakistan le donne non sono accessibili al di fuori del matrimonio, quindi gli uomini, per fare sesso, si arrangiano tra di loro. Qui la maggior parte degli uomini ha avuto almeno un rapporto omosessuale, in quanto è molto più facile e accettabile appartarsi con un uomo che con una donna. Questo non vuol dire che sono gay, bensì che sono frustrati”. Come abbiamo potuto constatare sul posto, non è raro incrociare degli uomini che si tengono per mano in segno di amicizia mentre camminano insieme per strada. “Questo genere di cose in Occidente sarebbe immediatamente catalogato come comportamento omosessuale. In Pakistan è un’abitudine culturale, per nulla connotata sessualmente. È per questo e per altri motivi di questo tipo che in Pakistan è più facile per i gay nascondersi” spiega Qasim.
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Matrimoni combinati
In un parco di Lahore dei giovani prostituti appena ventenni ci rivelano le frustrazioni dei loro clienti: “Gli uomini vengono a trovarci perché qui le donne sono frigide. Alcuni dicono di avere l’impressione di fare l’amore con un cadavere”. Certo è che, nei Paesi in cui i matrimoni combinati e forzati sono tutt’ora la norma, è difficile pretendere che gli sposini siano a loro agio a letto: una buona sposa pakistana non deve comportarsi in maniera adeguata e soprattutto, per queste giovani donne, la prima notte di nozze è molto spesso associata allo stupro. “La donna è una sposa, una madre, una sorella, ma ci dimentichiamo che è anche una donna!” dice corrucciato Habib Khan, un uomo d’affari originario del nord-ovest del Paese, una regione in cui è ben nota la bisessualità del popolo Pashtun. “Da noi si dice che, quando un uccello vola sopra Peshawar, con un’ala vola e con l’altra si para le chiappe” dice divertito. Secondo lui queste tendenze hanno un’origine greca, visto che i Pashtun sono i probabili discendenti dell’esercito di Alessandro Magno.
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“Il vero amore può essere solo quello per un uomo”
Tali tendenze provengono però anche da una certa visione dell’amore. Durante una serata gay a Karachi un invitato ci spiega: “Se osservate la storia del mio Paese, della mia religione, vedrete che è sempre stato così. Le donne sono un sostituto del vero amore, esistono solo per la riproduzione. Il vero amore può essere solo quello per Dio, che è una figura maschile; il vero amore qui sulla terra, quindi, può essere solo quello per un uomo” afferma bicchiere di whisky alla mano, prima di abbracciarsi con un uomo davanti all’ultimo video di Lady Gaga. Se per lui, come per molti altri, l’unico amore autentico è quello di un uomo per un altro uomo, il rischio di essere scoperto omosessuale è molto concreto e la discrezione rimane una priorità. Un comportamento che riassume bene il paradosso del Pakistan, lacerato tra tradizione e desiderio di libertà. “La società pakistana è molto ipocrita. Puoi fare quello che vuoi in privato, fintato che il tuo comportamento pubblico è nelle regole” conclude Habib Khan.
* Il nome è stato cambiato
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Testo originale: Homosexualité, la face cachée du Pakistan