Tra storie personali e collettive. Breve storia del movimento omosessuale
Riflessioni di Emanuele Macca
Qui c’è una sintesi di alcune storie, storie personali e individuali e storie collettive. Questo quadro ci può aiutare a capire meglio da dove derivino situazioni oggi alla luce del sole, ma che non sono nate dal nulla. Siccome in questo periodo si parla molto di “ideologie”, si rischia di perdere l’ambito in cui gli eventi si sono sviluppati nella loro concretezza storica. Si spera con questi dati di offrire strumenti ulteriori per capire, nel rispetto della sensibilità di ognuno.
Magnus Hirschfeld e il WHK – Nel 1897 il sessuologo tedesco Magnus Hirschfeld, insieme ad un ristretto gruppo di intellettuali, fonda a Berlino il Wissenschaftlich-humanitäres Komitee (comitato scientifico-umanitario) o WHK, considerato il primo gruppo organizzato della storia del movimento omosessuale. il WHK aveva come scopo principale la mobilitazione dell’opinione pubblica contro il paragrafo 175, che puniva con la reclusione l’omosessualità. Raccogliere oltre 5000 firme per abolire il paragrafo 175 tra i più importanti intellettuali residenti in Germania dell’epoca. Tra i firmatari, Albert Einstein, Hermann Hesse, Thomas Mann, Rainer Maria Rilke e Lev Tolstoj. Ma la costante ascesa in Germania del partito nazionalsocialista blocca ogni speranza di riforma. Durante la Seconda guerra mondiale, gli omosessuali sono vittime della persecuzione nazista insieme ad ebrei, rom, sinti e disabili, in quello che è stato definito Omocausto. Contemporaneamente, in URSS, dopo l’iniziale tolleranza e il sostegno al movimento di Magnus Hirschfeld, con l’abolizione delle leggi repressive del periodo zarista, nel 1934, per intervento diretto di Stalin, viene introdotta una legge che punisce l’omosessualità con una reclusione fino a otto anni. L’omosessualità viene definita come un sintomo della “degenerazione della borghesia fascista” e segue la deportazione di migliaia di omosessuali in Siberia.
L’immediato dopoguerra e il movimento omofilo – Il movimento in questa fase viene comunemente indicato come Movimento omofilo. Si trattava di gruppi “moderati” (venne per questo coniato il termine omofilia al posto di omosessualità, a loro parere connotato troppo negativamente per la presenza al suo interno del termine “sessualità”), che chiedevano l’integrazione degli “omofili” nella società così come essa era. In Francia nacque Arcadie, gruppo costituito da intellettuali che pubblicava anche una rivista, principale riferimento anche in Italia e a cui parteciparono tra gli altri, Massimo Consoli, Michel Foucault, Jean Cocteau e il filosofo Jean-Paul Sartre. Nascono gruppi anche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.
Nascita del movimento omosessuale attuale – La nascita del movimento omosessuale contemporaneo, caratterizzato da una maggiore connotazione “rivoluzionaria”, si inserisce a pieno nelle fase delle rivendicazioni del movimento sessantottino, di cui fece propria la volontà di cambiamento della società in favore di una maggiore libertà di scelta e del riconoscimento della dignità di ogni persona. La data simbolica di inizio del movimento omosessuale contemporaneo è il 28 giugno 1969.
In quella data, in un bar gay del Greenwich Village a New York, lo Stonewall Inn, all’ennesimo tentativo della polizia di disperdere i clienti, questi si ribellarono, scatenando quelli che sono passati alla storia come Moti di Stonewall. Simbolo della rivolta di Stonewall divenne Sylvia Rivera, la ragazza transgender che, a quanto sembra, per prima si ribellò gettando una bottiglia contro la polizia. Il Greenwich Village era tra l’altro il cuore della controcultura americana in quegli anni e luogo prediletto per la comunità hippie newyorchese. I moti di Stonewall furono una serie di conflitti violenti fra gli omosessuali e gli ufficiali di polizia di New York. Simbolo della nuova fase del movimento di liberazione omosessuale divenne la Gay Pride parade, che cominciò a tenersi nelle varie città degli Stati Uniti e poi del mondo nella data dei moti di Stonewall, il 28 giugno.
Nel 1977, Harvey Milk, attivista omosessuale, eletto supervisor di San Francisco si batté in difesa di una legge per i diritti dei gay della Città. Ma bisognerà aspettare la seconda metà degli anni novanta perché si inizi a parlare di unioni civili per i gay, con la creazione dell’associazione Human Rights Campaign (HRC).
Anni ottanta del XX Secolo: l’AIDS e la lotta contro il pregiudizio – Negli anni ottanta il percorso di liberazione dovette fare i conti con l’epidemia dell’AIDS, che proprio in quel periodo iniziò a fare le prime vittime. Benché la sindrome fosse stata chiamata inizialmente GRID, acronimo di Gay-Related Immune Deficiency (immunodeficienza dei gay), le autorità sanitarie si accorsero ben presto che non v’era alcuna prova di un legame tra l’omosessualità e la trasmissione del virus, Nell’opinione pubblica, tuttavia, si diffuse l’opinione che l’AIDS fosse correlato all’omosessualità; ciò anche per due fenomeni : la propaganda di alcune Chiese, soprattutto negli Stati Uniti, che diffusero la convinzione che la malattia fosse una “punizione di Dio” verso i gay e la morte per Aids di diversi esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo notoriamente omosessuali: Rock Hudson, Keith Haring, Freddie Mercury, Rudolf Nureyev e Franco Moschino.
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Gli anni 2000 e la lotta per i diritti civili
Il caso Matthew Shepard – Alla fine degli anni ’90, un altro fatto di cronaca accentra l’attenzione degli USA sul problema della creazione di leggi a tutela degli omosessuali. Matthew Shepard, un ventunenne gay, viene ucciso da due ragazzi in una località vicino a Laramie, Wyoming, la notte tra il 6 ottobre e il 7 ottobre 1998. Vennero arrestati due ragazzi, che confessarono l’omicidio. La strategia della difesa dei due fece molto scalpore, appellandosi al cosiddetto gay panic, ossia il panico di un eterosessuale nel ricevere attenzioni da un omosessuale, come attenuante da tenere in considerazione.
Al processo, che portò alla condanna di due ragazzi a due ergastoli senza possibilità di riduzione della pena, e ai funerali di Shepard un gruppo di oppositori, capeggiati dal pastore della Chiesa Battista Fred Phelps, protestarono con cartelli e slogan con scritte come «Matt Shepard marcisce all’inferno», «L’Aids uccide i finocchi» e «Dio odia i froci». Il fatto, e soprattutto le violente posizioni emerse nella società contro gli omosessuali, scossero l’opinione pubblica. Coretta Scott King, vedova di Martin Luther King, scrisse a Judy Shepard, madre del ragazzo ucciso, esprimendo il proprio cordoglio e la speranza che i diritti civili includessero, in futuro, i diritti di gay e lesbiche. Il caso Shepard spinse il presidente Bill Clinton a rinnovare i tentativi di estendere la legge federale in materia di crimini per pregiudizio includendo individui gay, lesbiche e disabili. Questi sforzi sono stati frustrati, nel 1999, dalla maggioranza repubblicana della Camera dei Rappresentanti americana. Successivamente, durante l’Amministrazione di Barack Obama, e fortemente volute dallo stesso, le modifiche alla legge sono state riproposte e definitivamente approvate dalla maggioranza democratica di Camera e Senato nell’ottobre del 2009. Altre richieste del movimento attuale internazionale sono : le unioni civili tra persone dello stesso sesso, il matrimonio e l’adozione per gli omosessuali, la proposta ONU per la depenalizzazione dell’omosessualità.
… e in Italia?
Il primo gruppo gay nato in Italia fu fondato da Massimo Consoli – collaboratore anche di Arcadie in Francia – nel 1963. Con lui pure Angelo Pezzana che a sua volta fonda nel 1973 il Fuori! (o F.U.O.R.I. acronimo per Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano). Nel novembre 1974 il Fuori! aderisce come tale al Partito Radicale, rinunciando all’idea di essere associazione di tutti gli omosessuali italiani in favore di essere un’associazione di omosessuali che si riconoscono nel Partito Radicale e nelle sue battaglie di libertà ed emancipazione. Mario Mieli (autore degli “Elementi di critica omosessuale” e culturalmente di impronta marxista) in polemica con questa scelta, abbandona l’associazione.
Il delitto di Giarre del 1980 e la nascita dell’ArciGay – Due ragazzi di 25 anni, e di 15 anni, che nel paese venivano chiamati “‘i ziti” – i fidanzati – vengono trovati morti, mano nella mano, uccisi con un colpo di pistola alla testa; nonostante non si sia mai arrivati all’individuazione di un colpevole, tutte le piste portarono a pensare che i due fossero stati uccisi dal nipote tredicenne, su incarico delle famiglie e, sembra, con il benestare dei due ragazzi, convinti che non avrebbero mai potuto vivere serenamente. Un mese dopo a Palermo da un’idea di don Marco Bisceglia, un sacerdote apertamente omosessuale, e con la collaborazione di un giovane obiettore di coscienza, Nichi Vendola ed altri militanti fondano l’Arci-gay, la prima sezione dell’Arci dedicata ai gay, che si diffonderà di lì a poco in tutta Italia.
Il caso Alfredo Ormando – Il 13 gennaio 1998 Alfredo Ormando, scrittore omosessuale con un passato in seminario, si cosparge di benzina e si dà fuoco in piazza San Pietro a Roma, per protesta contro le posizioni della Chiesa. Ormando muore pochi giorni dopo in ospedale. Aveva consegnato una lettera alla sala stampa del Vaticano poco prima, ma questa non la divulgò dopo la morte sostenendo che Ormando non si fosse suicidato in segno di protesta contro la Chiesa cattolica. Lo scrittore aveva però inviato la lettera anche all’ANSA, che la rese pubblica.
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BIBLIOGRAFIA E FILMOGRAFIA DI SUPPORTO
Bibliografia:
Mattia Morretta, “Che colpa abbiamo noi – Limiti della sottocultura omosessuale”, ed. Viator “Gli uomini che ai nostri giorni intessono rapporti omosessuali soffrono della mancanza di voci fuori dal coro, persino di padri e profeti capaci di rimproverare e richiamare, che abbiano a cuore la loro umanità. Ne risulta una proposta articolata di riflessione mediante saggi corsari sulla diversità, la quota individuale di fragilità e l’eredità di psicologia collettiva, passando in rassegna i principali nodi critici : i processi di identificazione, il consumismo e l’erotizzazione difensiva, la coppia e le privazioni affettive, la non tutela delle nuove generazioni, la conflittualità religiosa, i condizionamenti nell’ambiente gay, le prospettive di socializzazione e le alternative di simbolizzazione.” (dalla seconda di copertina)
Ursula Rutter Barzaghi, “Senza vergogna – Una storia di coraggio contro l’AIDS”, Ed. TEA Esperienze. “La storia di una madre che scopre prima l’omosessualità e poi la sieropositività del figlio e con lui affronta la paura, le sofferenze e il dolore, ma anche l’isolamento e la vergogna. Madre e figlio insieme riescono, con il loro amore e la loro forza, a vincere l’insicurezza dei familiari, l’ostilità degli altri e l’indifferenza del mondo, trasformando una tragedia in una storia di solidarietà e di amore.” (dalla quarta di copertina)
Rocco Pezzano, “Troppo amore ti ucciderà – Le tre vite di Don Marco Bisceglia”, ed. Edigrafema “Gesuita, operaio in Francia, guida spirituale nella principale parrocchia della sua Lavello, dove fonda la Comunità del Sacro Cuore (modello studiato in Europa), si distingue per le sue azioni tra i preti del dissenso e per la vicinanza alla Teologia della Liberazione. Vittima di un raggiro giornalistico – lo accusarono di aver celebrato il primo matrimonio di coscienza tra gay – viene lanciato alla ribalta nelle cronache nazionali, quindi sospeso a divinis dalla Chiesa Cattolica. L’esperienza politica al fianco di Marco Pannella, il coming out, il trasferimento a Roma e l’attivismo tra le file dell’ARCI, l’amicizia con il giovanissimo Nichi Vendola e la gestazione di Arcigay segnano l’approdo a una nuova vita. A pochi anni dalla nascita del primo nucleo dell’associazione che promuove i diritti degli omosessuali, cala il sipario sul palcoscenico pubblico e rientra in seno alla Chiesa.” (dalla seconda di copertina)
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Filmografia:
“Prayers for Bobby” è un film per la televisione del 2009 diretto da Russell Mulcahy, trasmesso per la prima volta dall’emittente via cavo Lifetime il 24 gennaio 2009. Il film è basato sul libro “Prayers for Bobby: A Mother’s Coming to Terms with the Suicide of Her Gay Son” scritto dal giornalista Leroy F. Aarons, in cui è raccontata la storia vera di Mary Griffith e del suo percorso verso una più consapevole comprensione dell’omosessualità dopo il suicidio dell’amato figlio Bobby.
“Matthew Shepard Story” è un film sulla storia vera di Matthew Shepard, uno studente gay statunitense, derubato e torturato da due giovani uomini in una località vicino a Laramie, Wyoming, la notte tra il 6 ottobre e il 7 ottobre 1998. Shepard morì cinque giorni dopo a causa delle ferite subite; durante il processo, gli imputati ammisero di avere inflitto le torture a Shepard perché questi era omosessuale.