Sono stanco di aspettare il giorno in cui la chiesa ascolterà i credenti omosessuali!
Email inviataci da Massimo, risponde don Luca
Caro don leggo sempre con piacere le risposte che dai a coloro che ti scrivono, così ho deciso di scriverti anche io.
Non sono giovanissimo, non ho problemi con la mia fede ma sicuramente con la mia chiesa. Sono rimasto molto deluso dalle parole, o meglio dalla mancanza di parole, dei nostri vescovi riuniti nell’ultimo sinodo sulla famiglia. Molti commentatori hanno affermato che parlare di omosessualità per i Vescovi è ancora tabù, ma io mi chiedo dopo gli inviti alla parresia del Papa, dopo le sollecitazioni dei fedeli e dei teologi è possibile che i nostri vescovi, solitamente così loquaci su tante cose di cui sanno poco o nulla, non abbiano il coraggio di cominciare ad ascoltare noi credenti omosessuali? Finirà mai questo silenzio imbarazzato?
Io comincio a essere stanco di sentirmi parte di una chiesa che ha paura di essere davvero inclusiva, che si proclama cattolica ma poi tira su più muri che ponti. Comincio davvero a essere stanco di aspettare un cambiamento che non giunge mai.
Grazie per aver ascoltato il mio sfogo.
Un saluto. Massimo
.
La risposta…
.
In spes contra spem… nonostante tutto, con tutta la speranza. Il Sinodo non ha avuto il coraggio che tutti ci aspettavamo, non ha avuto il coraggio di papa Francesco che ad una Chiesa maestra di condanne ha preferito una Chiesa maestra (e madre) di misericordia.
Non ha avuto il coraggio e la forza di aprirsi all’altro, invece di condannarlo. Non ha avuto il coraggio di andare incontro ai propri figli per camminare con loro verso il Padre, invece di attenderli solo nei confessionali ad aspettare il loro pentimento.
Ma amico mio, questo non vuol dire che tu non sia parte della Chiesa, che tu non sia, di lei, figlio amato ed amato di amore infinito. Da lei e soprattuto dal Padre. Poi tutti sappiamo che il sinodo, in quanto organo collegiale, è rappresentato da più persone con diversi modi di pensare. E mettere d’accordo tutti non è facile, soprattutto se si proviene da una formazione che ha saputo sempre e solo condannare (si dice che molto abbiano bloccato i padri sinodali africani). Tuttavia vedi come il papa, piano piano, stia indirizzando la Chiesa su una nuova strada, su un nuovo percorso. Cambiando quindi anche il modo di pensare, di approcciarsi all’altro.
Se hai letto le mie risposte, sai bene come il restare nella Chiesa sia per me un aspetto importante per un discepolo di Cristo.
Tu ti chiedi perché la Chiesa non ti ascolti… Ascoltare l’altro non è così facile sai? Ascoltare vuol dire abbassarsi al livello dell’altro ed entrare in dialogo con lui. Vuol dire entrare nel suo cuore e percepire la sua sofferenza, il suo dolore e (per fortuna qualche volta) anche la sua gioia. Ma fare questo vuol dire uscire dai propri schemi, abbattere i propri rigili clichet, scardinare i propri luoghi comuni per entrare in contatto con una realtà che a volte, anzi spesso, non può che lasciare l’altro senza parole. Perché è facile urlare contro i gay quando l’unica idea che hai di loro è quella di quei quattro idioti nudi ai gay pride… ma quando chi ti trovi davanti è un ragazzo magari impegnato in parrocchia da una vita che l’unica cosa che ti chiede è dove ha sbagliato per essere nato così, perché deve scegliere tra il proprio io e il proprio Dio… ecco che allora qualcuno può entrare in crisi perché non Sto arrivando! cosa rispondere, non Sto arrivando! cosa dire… E per evitare questi dubbi… meglio non ascoltare.
Ma comunque caro amico, coraggio. Non disperiamo. Anzi guardiamo con grande fiducia e speranza a questo papa che trovo di una grandezza e limpidezza infinita. Verrà il momento in cui anche per gli omosessuali cadrà questa ingiusta condanna di “figli di un Dio minore”.
“Non è lontano il giorno in cui dovremo rendere conto a queste persone [gay, ndr] del perché, fino ad ora, sono state umiliate, i cui diritti sono stati ignorati, la cui dignità umana è stata offesa, la loro identità negata e la loro libertà oppressa. Ma ancora prima dovremo rendere conto, di ciò, a Dio che li ha creati”. Lo disse Giovanni Paolo I.
Non scoraggiarti mai, amico mio.
Dopo il tempo della passione, viene sempre il tempo della resurrezione.
Su coraggio amato figlio di Dio.
Buon anno della misericordia. Dio la ha verso di te.
Tu, per piacere, abbila verso questa la nostra chiesa che a volte sbaglia, a volte si ferma, ma siamo certi che prima o poi, magari facendo strade più lunghe e a volte sofferte e dolorose, arriverà a Cristo. Coraggio 🙂
don Luca