La visita in Africa di Papa Francesco e il suo silenzio sulle persecuzioni delle persone LGBT
Articolo di Bob Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica LGBT New Ways Ministry (USA) il 1° dicembre 2015, liberamente tradotto da Luca B.
La visita di Papa Francesco in Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana si è conclusa la scorsa settimana, non ci sono state, nonostante i numerosi appelli da parte delle comunità LGBT locali, osservazioni esplicite di sostegno per i diritti umani degli omosessuali e transessuali. Gli attivisti in Kenya e Uganda avevano sperato che il Papa portasse di una parola di tolleranza in queste nazioni dove la presenza dei cattolici è molto elevata e dove nonostante l’omosessualità è ancora un reato (Kenya) o rischia di diventarli a breve (Uganda).
I cattolici gay dichiarati, come Frank Mugisha (del gruppo Sexual Minorities, Uganda), avevano scritto a papa Francesco per chiedere un incontro. I cattolici per questo hanno inviato email e messaggi da tutto il mondo attraverso l’ashtag #PopeSpeakOut lanciato dal gruppo New Ways Ministry americano.
Alcuni osservatori avevano sperato che Papa Francesco avrebbe affrontato l’argomento dell’omosessualità durante la visita ad un santuario per i martiri ugandesi del XIX secolo che, ha riferito il quotidiano Crux, in alcuni casi questi quaranta uomini cristiani erano stati giustiziati in parte per aver rifiutato le avances sessuali di Re Mwanga II.
Papa Francesco avrebbe omesso qualsiasi riferimento a questo episodio. Quello che invece il papa ha detto era che i cristiani, ispirati dalla fede dei martiri, sono stati chiamati: “a costruire una società più giusta, che promuove la dignità umana, senza escludere nessuno, che difende il dono della vita di Dio e protegge le meraviglie della natura, la sua creazione, e la nostra casa comune”.
Il portavoce del Vaticano P. Federico Lombardi, ha in seguito spiegato che l’espressione “senza escludere nessuno” si “dovrebbe includere anche le persone con tendenze omosessuali”.
La frase del Santo Padre sulle “nuove forme di colonialismo” durante un discorso in Kenya è stata interpretata dagli osservatori come un riferimento all’omosessualità. Questa frase sarebbe infatti un riferimento particolare ad alcuni leader cattolici e sottolineerebbe come la cultura occidentale, dalla quale provengono numerosi aiuti, sia molto legata ai diritti LGBT e all’uguaglianza del matrimonio (gay). […]
Che cosa intendesse Francesco con “colonizzazione ideologica” durante la sua visita nelle Filippine e successivamente con la frase “nuove forme di colonialismo” non è chiarissimo. I collegamenti con l’omosessualità sembrano un po’ forzati, anche se nella sua ambiguità, sarà probabilmente oggetto di critiche anche da parte degli anti-LGBT. […]
Un funzionario della Chiesa ha dichiarato, in occasione della visita, all’agenzia di stampa Crux che esiste un coinvolgimento della Chiesa nella creazione delle leggi anti-LGBT. Il Vescovo Giuseppe Franzell di Lira, città dell’Uganda, sostiene che le leggi mirate alla discriminazione di minoranze sessuali e di genere derivano da “gruppi fondamentalisti cristiani e sette che provengono dal Nord America […] e talvolta da singoli cattolici, tra i quali anche alcuni vescovi. “
D’altro canto l’Arcivescovo John Baptist Odama di Gulu, in Uganda, ha dichiarato come “l’obiettivo della [omosessualità] non sia quello di promuovere la vita, ma ad agire contro di essa” e che “quelli con quella tendenza sono infatti chiamati a astinenza.”
L’insegnamento della Chiesa è un appello insufficiente nelle nazioni in cui i livelli di discriminazione e di violenza LGBT rimangono piuttosto alti. Gli appelli presentati a Papa Francesco dalle persone LGBT erano molto semplici e sono del tutto coerenti con gli insegnamenti della Chiesa attuali.
L’agenzia britannica Reuters ha intervistato alcune persone LGBT ugandesi, che indicheremo solo col loro nome, che hanno parlato delle loro speranze per la visita del papa, e per la loro vita di tutti i giorni.
Keith desiderava che il papa a “dicesse alla (sua) congregazione che essere gay è normale e che meritiamo i nostri diritti, diritti uguali per tutti”. Abdul, dice che la Chiesa in Uganda e in Kenya “afferma che essere gay è sbagliato”, cosa che ha portato ad una “discriminazione continua” e a terribili sofferenze. Hector, una ragazza transessuale, ha detto che nonostante tutto la visita del Papa ha fornito “un’opportunità per noi di uscire e di raccontare le nostre storie.”
Un dato positivo: Papa Francesco ha chiarito, durante la sua conferenza stampa tenuta sul volo di ritorno a Roma, che la giustizia sociale ha la priorità sull’etica sessuale. Alla domanda se la Chiesa dovrebbe cambiare la sua dottrina sulla contraccezione artificiale dato che l’HIV / AIDS continua a diffondersi in Africa e in altre regioni, il papa ha risposto, secondo il National Catholic Reporter: “Questa domanda mi fa pensare a quello che hanno chiesto di Gesù una volta:« Dimmi, maestro, è lecito lavorare il sabato?” “La malnutrizione, sfruttamento delle persone, il lavoro schiavo, la mancanza di acqua potabile… Questi Sono i problemi”.
“Non mi piace entrare nel merito di riflessioni così specifiche quando le persone stanno morendo di fame… Io non avrei detto di non pensare se è lecito o meno lecito lavorare di sabato. Lo dico per l’umanità: fate giustizia, e quando tutti potranno guadagnarsi da vivere, quando non ci sarà l’ingiustizia in questo mondo, si potrà parlare anche del sabato”.
La prima visita apostolica di papa Francesco in Africa è stata, per molti versi, una profonda incarnazione del suo desiderare una “Chiesa povera per i poveri”. Ha guidato la Chiesa ai margini del mondo e da lì ha iniziato l‘Anno della Misericordia.
Francesco ha visitato un’area di conflitto ancora attiva nella Repubblica Centrafricana e a proprio rischio ha predicato la pace, ha criticato l’ingiustizia delle baraccopoli fuori Nairobi e ha elogiato l’Uganda per l’accoglienza dei rifugiati (anche se non ha notato le oltre 500 persone LGBT che sono fuggite dalle condizioni difficili di quella nazione).
Il silenzio del Santo Padre sui diritti umani LGBT è comunque degno di nota. In una Chiesa che vuole rivolgere la sua attenzione agli emarginati, le allusioni fatte, che includono tutte le persone escluse, non sono sufficienti. Affermando che le persone LGBT hanno una dignità avrebbe rafforzato la sua testimonianza per i diritti umani e la giustizia sociale, pur rimanendo coerente con le attuali linee dell’insegnamento della Chiesa.
Il silenzio di Francesco può aiutare chi, come il ministro ugandese Etico Simon Lokodo, prega che il papa predichi tale intolleranza, perché “è già abbastanza grave che gli omosessuali ci siano, ma non bisogna lasciare che essi vadano avanti e si mettano in mostra.”
Il silenzio di Francesco può danneggiare tutte quelle persone LGBT che affrontano la discriminazione e la violenza per vivere alla luce del sole così come Dio li ha creati, come Jackson Mukasa che, trascinato fuori dalla sua casa da una folla insieme al suo compagno, è stato brutalmente picchiato prima che i suoi aggressori lo consegnassero alla polizia perchè colpevole della sua omosessualità. Mukasa e il suo partner sono stati incarcerati per diversi mesi a causa della legge anti-gay ugandese, prima di essere rilasciati. Ora vivono nella paura e sono stati costretti a cercare asilo all’estero e si chiedono: “Essere gay è forse un reato agli occhi di Dio? È questo il motivo per cui tutte queste cose stanno accadendo?”
Papa Francesco non aveva bisogno di sostenere l’uguaglianza del matrimonio omosessuale per predicare parole di misericordia per le persone come Jackson Mukasa o per salvare le persone LGBTQ che vivono in Africa, troppo spesso, sotto attacco. Che egli abbia deciso di non parlarne in effetti è preoccupante
Testo Originale: Pope Francis Forgoes LGBT Human Rights During First Visit to Africa