I credenti omosessuali con la samaritana al pozzo di Sichar
Riflessioni di Vent Mauvais tratte da ventmauvais.splinder del 05 gennaio 2010
«Il rapporto con l’altro, con il “diverso”, il Signore l’ha sfuggito o l’ha cercato? L’ha dribblato o l’ha provocato? L’ha temuto o l’ha desiderato? E quando è avvenuto il confronto con l’altro, Gesù ne ha rispettato l’identità?
Nelle sue relazioni umane con il “diverso” prevale in Gesù il “riconoscimento dell’alterità” o la “smania dell’omologazione”? […]
Possiamo dire che la samaritana è la concentrazione delle alterità, o per lo meno delle alterità più emergenti. L’alterità sociale, che non è solo anagrafica. Perché l’essere donna, ai tempi di Gesù, non è solo una diversità anagrafica, ma anche culturale, giudaica.
L’alterità razziale. È una samaritana. Spregevole, quindi, per un ebreo nella cui mente veniva introdotto con forza il concetto di superiorità.
L’alterità morale. È una “ poco di buono”, che, per giunta, si confronta con un uomo di Dio. L’alterità religiosa. Appartiene a un’altra parrocchia, a un’altra confraternita.
È un simbolo. È per questo che non ha un nome proprio. Ed è un simbolo anche delle alterità più vistose con le quali anche noi oggi ci confrontiamo.
È per questo che l’atteggiamento di Gesù può offrirci un forte paradigma comportamentale. Paradigma che può essere descritto con questi tre segmenti: Gesù rende questa donna, questa straniera, questa poco di buono, questa scomunicata: protagonista di scambio e non semplice beneficiaria di un dono; destinataria di una grande rivelazione di salvezza e non semplice terminale di parole consolatrici; soggetto di missione “ad gentes” e non semplice spazio di annuncio» (don Tonino Bello, Al pozzo di Sichar).
Molte volte ho letto il brano giovanneo (Gv 4,1-44) e ogni volta sono rimasto colpito e coinvolto dalla delicatezza di Gesù nei confronti della Samaritana.
Gli spunti di riflessione che vengono offerti da questo episodio sono tanti, ma mai avevo trovato delle indicazioni così forti come dopo aver letto il libretto di don Tonino Bello “Al pozzo di Sichar”.
La samaritana è il simbolo delle alterità, e pertanto è anche simbolo della mia realtà attuale, di gay credente, di moralmente inaccettabile, di scismatico. E come la samaritana anche io sono destinatario di una rivelazione.
« Lo Spirito Santo stabilisce la relazione con Dio come Padre, escludendo ogni particolarismo discriminatorio […] Gesù parla di una cambiamento radicale. È finita l’epoca dei templi. Il culto di Dio non avrà luoghi privilegiati.
Il Dio della legge aveva creato disuguaglianze, discriminazione, inimicizia tra i popoli fratelli. Il Dio Padre, che dà vita e ama l’uomo, fa cadere le barriere, perché Egli non dà il suo figlio a un popolo privilegiato, ma al mondo intero.
Gesù rivela, quindi, alla samaritana la forza unificante dello Spirito e il superamento dell’alterità nella contemplazione del Padre. […]
È la scomunicata, l’adultera, l’eretica, l’emarginata che diventa annunciatrice di un dono di salvezza ».
A chi ancora non l’avesse letto, è un consiglio di cuore a lasciarsi illuminare e coccolare da queste parole di un santo dei nostri tempi.