Il Papa non riceve Bagnasco: Family day, una scelta vostra
Articolo di Franca Giansoldati pubblicato su Il Messaggero del 21 gennaio 2016
Puf. Svanita. L’udienza papale a Bagnasco di colpo non è più all’orizzonte. Eppure fino all’altro ieri figurava in agenda. Era scritto, proprio così, nero su bianco. Poi l’ordine perentorio di Francesco: «Cancellatela». Naturalmente la variazione è stata subito comunicata al diretto interessato che ha incassato il colpo basso con notevole fair play. Bagnasco non se l’aspettava. Secondo una prassi consolidata quel colloquio sarebbe servito da piattaforma in vista del Consiglio Permanente dei Vescovi, previsto per lunedì pomeriggio.
Bagnasco avrebbe anticipato a Bergoglio le tematiche inserite nella sua prolusione, dalla crisi della denatalità alla
crisi finanziaria, senza tralasciare – ovviamente – la grande questione del Family Day, il raduno del 30 gennaio che
ha come obiettivo la modifica (se non il ritiro) del ddl Cirinnà. Perché allora questo cambiamento?
Non che Francesco non condivida la battaglia in corso, solo che stavolta, con una mossa a sorpresa, ha deciso di sparigliare le carte per fare affiorare e stimolare il libero dibattito tra i vescovi. In pratica, non ricevendo Bagnasco prima di lunedì, ha evitato di avallare anticipatamente ogni futura iniziativa dell’episcopato, silenziando la voce dei 30 membri del Consiglio Permanente della Cei che, a questo punto, potranno uscire allo scoperto con una riflessione sciolta, svincolata, libera. Insomma lunedì andrà in scena un confronto reale, non più una «mission precotta».
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Addio al vecchio metodo
Con quella udienza cancellata Francesco ha archiviato il metodo seguito dai tempi di Ruini, quando dentro la Cei il dibattito post prolusione era una pura formalità e, di certo, non brillava per autonomia. Ciò che desidera Francesco non è una Chiesa costruita dall’alto, semmai il contrario, una Chiesa che parte dal basso. La battaglia culturale resta comune, ma Bergoglio punta a responsabilizzare i laici e le diverse anime della Chiesa che dovranno imparare ad essere essere un po’ meno clericali.
Lunedì pomeriggio, dopo la prolusione del cardinale, si confronterano diverse posizioni. Ai due estremi ci sono
l’interventista Bagnasco e dall’altra il movimentista Galantino. E il Family Day? Per tutti libertà di coscienza, anche per gli stessi vescovi; chi vuole scenderà in piazza contro il ddl Cirinnà ma senza direttive imposte, nè suggerite dall’alto. Il portavoce padre Lombardi sui motivi che hanno portato a far saltare l’incontro con Bagnasco ha invitato a non fare «troppe elucubrazione» senza aggiungere altro. «L’agenda può cambiare. Per tanti motivi». Intanto il tam tam degli organizzatori è martellante. Il Family Day si prospetta muscolare.
«Saremo in tanti, anzi tantissimi. Un’imponente adesione ci impone lo spostamento al Circo Massimo». La rivista
ciellina Tempi ha prenotato un treno offrendo un pacchetto completo, comprensivo del trasferimento da Termini al luogo del raduno, la spianata del Circo Massimo e non più piazza san Giovanni come inizialmente era stato annunciato. Già questo particolare dimostra il livello della battaglia in atto contro le adozioni gay e l’utero in affitto. I cattolici più oltranzisti sono mobilitati e in prima linea, lancia in resta.
Anche la rete capillare dei movimenti si è messa in moto. Il tempo stringe. Alla base delle tante energie che si trovano unite c’è il disagio prospettico di una società formata da famiglie alternative a quella formata da un uomo e una donna. Uno dei primi vescovi a uscire allo scoperto, annunciando una piena e completa adesione al raduno, è Nosiglia, l’arcivescovo di Torino. «Le famiglie omosessuali non possono essere equiparate al matrimonio e alla famiglia»