La chiesa e la misericordia per le persone omosessuali. E se fosse reciproca?
Riflessioni di Marta*, semplicemente una madre
É un po’ che ci penso, e non riuscivo a metter in chiaro i pensieri. Da un lato la gioia per il fatto che papa Francesco ha proposto la Misericordia come metro di riflessione, e di confronto per maturare con più profondità il cammino di Fede proposto da Gesù Cristo, in un momento storico così complesso come quello attuale. Dall’altro lato il senso di fastidio che provano, e spesso esprimono, i “destinatari” della misericordia, così come spesso viene intesa anche dai mezzi di comunicazione.
“Essere misericordiosi”, cosa significa in fondo?
Scomodiamo Wikipedia, e troviamo, alla voce “misericordia”: “La misericordia è un sentimento generato dalla compassione per la miseria altrui (morale o spirituale).”.
Bene. Potremo approfondire, consultando altri testi magari più saggi, ma fermiamoci qui, che qui si fermano quasi tutti.
Proviamo dunque a declinarla, la nostra misericordia, nei confronti dell’omosessualità. Chi sarebbero i “miseri, morali o spirituali”? Gli omosessuali, evidentemente, considerati generalmente “miseri”. Perché vengono considerati “miseri”? Perché “peccatori”? “intrinsecamente disordinati”? Perché non si adeguano a quello che viene considerato il “progetto di Dio”, di una eterosessualità considerata l’unica modalità erotica, relazionale ed affettiva buona?
No, non mi piace questo genere di misericordia.
Accettarla significa accettare che il destinatario della misericordia, così intesa, sia una persona di per sé peccatrice, o con difetti che potrebbe superare, ma non vuole farlo. L’omosessualità non è una scelta. Ma una condizione naturale, nella quale alcune persone si trovano a vivere. Non è un “disordine”, ma un “ordine diverso”. Mio figlio non è “intrinsecamente disordinato”.
Sembra quasi di parlare di una malattia congenita. Un difetto morale, o fisico. Sostanzialmente una disgrazia.
Qui non c’è nessuno che sia autorizzato a sentirsi “migliore” di altri. Non c’è nessuno che solo in nome del proprio orientamento sessuale etero, possa essere autorizzato a ritenersi giudice di un altro, e per questo motivo elargire generosamente la propria misericordia a coloro che lui considera “misero”.
L’omosessuale è diverso dall’etero sessuale nel suo orientamento sessuale, non certo nella dignità, o nella moralità.
Certo, molti omosessuali si comportano in modo depravato, ma lo fanno anche molti eterosessuali. Allora possiamo dire che la misericordia va incontro ai depravati, indipendentemente dal loro orientamento sessuale. Questo sì, ha un senso.
No, i conti non mi tornano. Eppure la misericordia oggi è quanto mai necessaria per pacificare questo nostro mondo dilaniato dai conflitti. E Francesco appare illuminato proprio dallo Spirito quando ce la propone. Un intero Anno Santo della Misericordia. É un invito forte. Va preso con serietà.
La misericordia è un movimento necessario. A tutti. É l’Amore che Dio ci propone di incarnare nel nostro mondo quotidiano, con i nostri fratelli, per venirci incontro nelle nostre miserie, quando i nostri umani errori ci pesano come sensi di colpa, o quando i nostri atteggiamenti erronei sono così ingombranti da non permetterci di incontrare gli altri, imprigionandoci nei nostri egoismi.
La misericordia è necessaria per provare a costruire un mondo migliore: con lo sguardo rivolto amorevolmente al futuro, perdonandosi reciprocamente il passato. Perché tutti abbiamo qualcosa da perdonarci e da farci perdonare. Così io sento la Misericordia che papa Francesco ci propone.
Ecco. Sì. Misericordia. Va bene. Allora mi va bene. Ma va bene che sia “reciproca”.
Siamo tutti chiamati ad essere misericordiosi, l’uno l’altro, reciprocamente.
Chiamati gli etero ad essere misericordiosi con gli omosessuali, e gli omosessuali con gli etero. Così mi pare più chiaro, più utile alla pace, più cristiano. Forse abbiamo tutti qualcosa da perdonare o da farci perdonare.
Non c’è una persona migliore di un altra, perché siamo tutti “peccatori”. Ma il cristianesimo da catechismo che ci hanno insegnato a scuola, nei nostri anni lontani, non ci ha mai spiegato bene cosa si intende quando si dice che “siamo tutti peccatori”. Hanno fatto leva sul peso dei sensi di colpa, che non c’entra niente con il “Peccato”. Il senso di colpa è altro. Il Peccato è altro dal senso di colpa. Il Peccato è allontanarsi da Dio. Il senso di colpa è il peccato che ci impedisce di credere nel Suo Perdono, nella Sua Misericordia. Distribuire colpe e sensi di colpa, ecco cosa fanno coloro che si sentono “migliori”. Sono loro che distribuiscono i peccati.
Non dimentichiamo però le parole di Gesù quando disse: “Guai anche a voi, dottori della legge, perché caricate la gente di pesi difficili da portare, e voi non toccate quei pesi neppure con un dito!”
E allora credo che la Misericordia di Francesco sia oggi una proposta per tutti e per ognuno.
Noi eterosessuali dobbiamo cercare di essere misericordiosi con gli omosessuali che abbiamo accanto. Accettiamoli ed accogliamoli. Anche negli errori che possono fare o aver fatto. E chiediamo umilmente che anche gli omosessuali siano misericordiosi con noi, negli errori che facciamo o possiamo aver fatto. Per il disprezzo che abbiamo rivolto loro, per averli umiliati, privati di diritti, obbligati a nascondersi, o a fingersi “normali”. Chiediamo che Dio ci doni la misericordia, e che le vittime delle nostre presunzioni possano perdonarci.
Solo così, credo, si potrà costruire ancora un pezzettino di quel Regno che Dio ha voluto per tutti, e per ognuno di noi.
* Conosco Gionata.org ormai da anni. È stato il luogo che più ho frequentato in internet per cercare di capire un’altra vicenda fondamentale nella mia vita. Qui ho conosciuto persone molto belle. E ho avuto modo di conoscere di persona anche i webmaster.
Giorni fa, parlando con Innocenzo, gli ho detto che mi piacerebbe scrivere di queste mie vicende su Gionata, ma che non so neppure da dove cominciare, tanto è un groviglio, che non è facile dipanare.
“Fallo a puntate”, mi ha risposto. E allora, se volete, questa può essere una puntata, un po’ diario, un po’ ricordo. Un racconto in itinere. Che un po’ va avanti, e un po’ torna indietro, per cercare di capire, e trovare il filo di una vicenda normale, perché normale è innamorarsi e amare, anche se l’orientamento non è quello normalmente considerato normale. Non ho idea di come andrà a finire, perché si sta ancora svolgendo. E io non ho ancora compreso tutto. Anzi, a volte mi pare di non aver capito niente.