Il Vescovo di Parma Solmi: “non è discriminante riconoscere la differenza tra matrimonio e convivenze omosessuali”
Intervento del Vescovo di Parma Enrico Solmi pubblicato sul settimanale diocesano Vita Nuova del 29 gennaio 2016, pag.2
Già da diverso tempo in Italia si sta discutendo di “unioni civili” ed ora la parola è al Senato. Sappiamo bene che le leggi non interessano soltanto alcune persone, ma l’intera società. Tanto più questa, che tocca i temi essenziali della dignità della persona umana e interessa, di fatto, il matrimonio e la famiglia e i figli, le membra più delicate e fragili.Proprio per questo faccio mio l’appello ai parlamentari perché abbiano “un sussulto di coraggio, di saggezza e di senso del bene comune” per tornarla a discutere, confrontarsi senza pregiudizi e secondi fini (cfr Nota Presidenza dell’ACI).
Mai come in questo caso il ricorso alla coscienza è necessario e urgente, superando strette logiche di partito o forme di compromesso. L’esperienza della coscienza è comune a tutti, perchè “nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire”. Per i cristiani, essa si svela come “legge scritta da Dio dentro al cuore”, obbedire alla quale “è la dignità stessa” della persona umana e seconda questa essa sarà giudicata.
La coscienza è la base comune sulla quale si possono incontrare, anche in questo caso, credenti e non credenti per cercare la verità e perseguire il bene comune. (cfr. Gaudium et Spes 16).
La dignità di tutti e quindi anche delle persone con tendenze omosessuali è un valor fondante dell’umanità, della convivenza civile. Va tutelata e promossa.
Va riconosciuta la dignità di ogni persona, qualsiasi sia il suo credo, le sue idee, la propria tendenza sessuale. Ne discendono diritti e doveri, perché la persona possa esprimere se stessa e vivere una vita felice, come è possibile ad una creatura.
Le persone con tendenza omosessuale godono di questa inalienabile dignità e la vivono nel loro percorso di vita, secondo desideri e scelte che attuano.
La regolamentazione delle loro convivenze – su cui verte l’attuale dibattito – può così attingere a leggi e normative – già in vigore nel nostro ordinamento – che garantiscono diritti e doveri delle persone, predisponendo pure – se necessita – arricchimenti e modifiche, senza mai equipararle con il matrimonio nè prevedere l’adozione dei bambini.
Riconoscere la diversità tra le convivenze omosessuali e il matrimonio e la famiglia non è discriminante, al contrario manifesta due realtà intrinsecamente diverse che non vanno confuse. Così ne parla con serena chiarezza Papa Francesco: “non ci può essere confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione” ( 22 gennaio 2016 Inaugurazione dell’Anno giudiziario ‘ del Tribunale della Rota Romana).
La dignità personale di chi vive la condizione omosessuale non è negata, nel riconoscere i limiti che sono propri di tale condizione e la realtà intrinsecamente diversa del matrimonio e della famiglia.
Nel dibattito alcuni fanno riferimento all’ Europa e alle normative presenti in vari stati. Non è automatico equiparare “europeo” a “buono”. Questo vale sempre. “Il motto dell’Unione Europea è unità nella diversità, ma l’unità non significa uniformità politica, economica, culturale o di pensiero” (Papa Francesco al Parlamento europeo 25 novembre 2014). Credo che il sentire profondo degli italiani possa offrire proprio su questa questione all ‘Europa un contributo significativo riconoscendo in forme concrete il valore e i diritti della persona umana e pertanto anche di chi vive una tendenza omosessuale (Costituzione art. 3) e, su un piano diverso, il valore e i diritti del matrimonio e della famiglia (Costituzione art. 29, 30, 31).
Proprio su questo è suonata la sveglia. È improcrastinabile e prioritario sostenere “con politiche veramente incisive e consistenti” (cfr. prolusione cardinal Bagnasco al consiglio permanente della Cei, 26 gennaio 2016) la famiglia. La formazione, la vita della famiglia e la generazione dei figli debbono trovare facilitazione e sostegno con leggi adeguate, come hanno fatto, con grande successo, tanti stati europei, evitando – ad esempio – la caduta libera delle nascite che manderà a picco il Bel Paese. “Svegliati, Italia!”, qui ci sta tutto.
Sono da incoraggiare, nel rispetto delle diverse sensibilità, le iniziative che, con la responsabilità propria dei laici, in modo civile e caritatevole, tutelano e promuovono la famiglia e il matrimonio. Possono, per il vero bene sociale che costituiscono, riunire persone di idee e fedi diverse.
È doverosa una parola sulla responsabilità della Chiesa. Il Corpo di Cristo che è la Chiesa è ricco di tutti i membri. La dignità della persona è portata a compimento dal Battesimo che rende pietre vive per l’edificazione dell’edificio spirituale.
Tutti siamo – in Cristo – fratelli e sorelle e ogni battezzato è atteso, accolto, e partecipa alla crescita comune. Questo vale anche per le persone con tendenza omosessuale. Dobbiamo insieme maturare una cura pastorale vera e delicata, nella quale educare al rispetto e all ‘inclusione, valorizzando i doni di ognuno. Chiediamo anche scusa per ritardi e omissioni. Vogliamo camminare insieme, essere anche qui Chiesa “sinodale”.
Una premura particolare deve essere offerta anche alle famiglie che al loro interno hanno una persona con tendenza omosessuale. La Chiesa si propone mettendo a disposizione quanto può aiutare a vivere tale situazione, non priva -a volte – di domande e di fatiche.
Può maturare, in un contesto sereno, un dialogo costruttivo ed anche, insieme, si possono ideare percorsi esperienziali e spirituali specifici per loro e per i loro congiunti. Non si vuole con questo escludere dalla comune vita pastorale, ma, l’esperienza insegna, che in alcune situazioni e fasi della esistenza, anche un cammino specifico può aiutare.
Voglio, come Vescovo, non solo dire la mia vicinanza, ma anche la mia comunione con queste famiglie e persone che, come ogni persona e famiglia, sono le prime nel mio cuore e nel mio povero operato.
Così pure mi sento vicino a tutti le persone e i battezzati che sono in una condizione omosessuale. Ho stima della loro persona e spero in un percorso sereno per il bene di tutti .
Percorso che si distingua per rispetto, pace, ed anche gioia nel Signore.