Riusciranno le Chiese ad accettare i gay come Dio li accetta? Testimonianza dall’Africa
Testimonianza tratta dalla guida “Christian Role Models for LGBT Equality” (Modelli cristiani di comportamento per l’uguaglianza LGBT), edita da Stonewall (Inghilterra), dicembre 2016, p.23, liberamente tradotta da Simone Esse
In questa storia, un cristiano dell’Africa Occidentale parla di fede e sessualità. Attuamente non frequenta nessuna Chiesa ma spera di diventare un giorno un ministro di culto.
Sono stato chiamato gay e bisessuale, ma la verità è che non ho un orientamento sessuale. Qualche volta mi sembra sia meglio vivere la mia vita e la mia sessualità senza dare troppe spiegazioni. Mi piacciono sia gli uomini che le donne. Sono anche un cristiano che crede nel Signore Gesù Cristo.
Al momento non faccio parte di nessuna Chiesa perché sono stato cacciato dalla mia ex Chiesa quando hanno capito che lavoro con persone LGBTIQ e parlo dei problemi che riguardano la nostra comunità. Recentemente in un caffè ho incontrato uno dei pastori di quella Chiesa e mi ha trattato come se non esistessi. Ho provato a salutarlo ma mi ha ignorato.
Nessuno dei miei vecchi amici di quella Chiesa mi ha chiamato per chiedermi come sto e quando mi vedono in città mi trattano come un reietto. Ma io amo Dio e Lui ama me. Questa è la mia fonte di gioia ed è ciò che mi fa andare avanti. Non credo veramente nelle strutture umane come le religioni: non fanno altro che separare le persone. Io credo nella spiritualità, non nella religiosità. E invito tutti, di qualunque fede, a scoprire che Dio ha i suoi eletti non in una specifica religione, bensì in tutte.
Rivelarmi è stato difficile. Ho lasciato la formazione per diventare pastore perché temevo che mi avrebbero coperto di ridicolo una volta scoperto il mio orientamento sessuale. Per questo ho perso l’opportunità di avere varie borse di studio che mi erano state promesse per il mio ruolo nella mia ex Chiesa. Il mio coming out ha persino fatto sì che mia madre venisse discriminata da parte della Chiesa, perché le hanno detto che, se si fosse presa cura di me in modo migliore, io non sarei diventato quello che sono.
Non vivo apertamente la mia condizione, ma neppure la nascondo. Vivo la mia vita e non sento il bisogno di dire a tutti chi sono. Sono un essere umano e questo è ciò che conta. In passato ho avuto difficoltà con la mia fede e la mia sessualità, ma sono riuscito a riconciliarle e oggi vivo felicemente. A volte, però, ripenso alle opportunità mancate nella Chiesa per me e mia madre e mi rattristo pensando al dolore che le ho causato.
Non credo nelle terapie reparative, credo nell’aiuto dato ai giovani LGBTIQ perché vivano la loro vita in maniera positiva e si accettino per quello che sono, invece di autopunirsi e non prendersi cura di se stessi. Ci sono persone LBGTIQ che vendono sesso in strada ed entrano a far parte della criminalità perché non hanno molte alternative nella vita. Vorrei che la Chiesa lavorasse insieme a noi per creare spazi sicuri e positivi per tutti i giovani, inclusi quelli LBGTIQ.
Parlare della mia sessualità è un argomento tabù nella zona in cui vivo, ma cerco ugualmente di usare la mia posizione nella società per aiutare le persone a riconciliarsi con la propria fede e la propria sessualità. Ho aiutato psicologicamente e pregato per amici sposati che hanno problemi nelle loro relazioni e ho aiutato persone LBGTIQ che sono stati ripudiate dalle loro famiglie
È molto comune in Africa trovarsi a conciliare il cristianesimo e il proprio orientamento sessuale. C’è un pregiudizio che dice che in Africa ci sono “i cristani più obbedienti e moralmente retti” e che “le persone in Occidente non hanno principii morali”. Conosco molti cristiani LGBTIQ che amano Dio e vogliono servirlo, ognuno a modo proprio, ma hanno difficoltà a mettere in comunicazione la loro fede con la loro sessualità. Io dico sempre loro “Dio vi ama così come siete e non vuole niente altro da voi se non il Vostro cuore.” Io stesso pensavo di essere malvagio per essere ciò che sono, ma ora so che tutti, me compreso, sono salvati per Grazia attraverso la fede.
Io servo un Dio d’amore che non odia nessuno ma vuole che tutti siano salvati. Io credo che Dio abbia creato ogni cosa e che, come dice la Bibbia, “era cosa buona”. Noi siamo tutti creati a imagine di Dio e nessuna della sue creature è cattiva o mal riuscita. E per questo non c’è posto per l’odio, l’omofobia e la transfobia tra il popolo di Dio. L’unica cosa che mi fa andare avanti è sapere che Dio mi ama al di là di ogni circostanza.
In verità ho un buon rapporto con alcuni membri della comunità cristiana. I miei amici non LBGTIQ qualche volta mi invitano alla loro chiesa per dare una mano con la scuola domenicale e per condividere la mia storia di fede e spiritualità con gli altri membri. In generale però visito le chiese solo per lavoro, perché il piu’ delle volte non mi sento il benvenuto.
Dico sempre alle persone: “Non avrei scelto di far parte di una minoranza se l’orientamento sessuale fosse una scelta. C’è ancora un livello molto alto di stigma e discriminazione, come pure minacce di morte e violenza fisica. E non c’è nulla che possa migliorare il nostro benessere e la nostra situazione socio-economica. Essere omosessuale, bisessuale o transessuale è per la vita, e anche se qualcuno può cercare di reprimerlo, nessuno può cambiarlo. Ma la fede può cambiare, a seconda delle circostanze. Per me, la mia fede è appresa e praticata ma la mia sessualità è parte di me.
Continuerò a lottare per ottenere accettazione e rispetto. Spero di sopravvivere alla tortura di vivere in un ambiente dove nessuno ci accetta. Spero che un giorno possa finalmente andare in seminario e diventare un ministro di culto. La mia speranza si basa niente di meno che su Gesù Cristo.
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Testo originale (PDF): Christian Role Models for LGBT Equality