La storia ebraica ci insegna come combattere l’omofobia africana
Articolo di Barney Frank* pubblicato sul blog di AJWS** (Stati Uniti) il 14 marzo 2014, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
L’antico rabbino Hillel fece una domanda famosa: “Se io non sono per me, chi è per me? E, se io sono solo per me stesso, cosa sono? E se non ora, quando?”. Sento che è importante rispondere alle prime due domande nel modo che sperava Hillel – che dobbiamo impegnarci sia per noi stessi sia per gli altri. (Dopo quarant’anni come legislatore la mia risposta alla terza è “non appena abbiamo i voti.”)
A Purim noi ebrei ricordiamo l’oppressione che abbiamo affrontato e superato in Persia e in tutta la nostra storia. Con in testa la domanda di Hillel, dobbiamo dedicare di nuovo noi stessi a combattere l’antisemitismo in tutto il mondo e a combattere l’oppressione degli altri.
Oggi, uno dei modi più importanti per combattere l’oppressione degli altri è lavorare contro la terribile ondata di omofobia che sta opprimendo le persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (LGBT) in molti Paesi africani. Mentre il pregiudizio è potente, non possiamo fare di ogni erba un fascio. In Sud Africa, Nelson Mandela ha dimostrato il suo impegno non ancora superato nel difendere i diritti umani per tutti includendo nella Costituzione sudafricana il riconoscimento delle persone LGBT e la loro libertà dalla discriminazione. Ma, tristemente, l’esempio di Mandela non sempre viene onorato.
Come membro del Congresso, ho fatto quello che ho potuto per combattere l’oppressione delle persone LGBT in Africa. Ho avuto successo nel persuadere i miei colleghi del Financial Services Committee ad adottare un emendamento che sollecitava il Dipartimento del Tesoro statunitense a opporsi ai prestiti della Banca Mondiale a Paesi che – come Uganda e Nigeria – hanno negato i diritti umani fondamentali alle persone LGBT. Sono orgoglioso di notare che i miei colleghi nel Congressional Black Caucus [organizzazione che rappresenta i membri afroamericani del Congresso n.d.c.], nonostante il loro comprensibile e forte supporto per l’Africa, sono d’accordo che non dovremmo dare prestiti a Paesi che sanciscono la bigotteria.
Sono stato molto felice quando il precedente Segretario di Stato, la Clinton, dichiarò l’opposizione americana a questo tipo di abuso, e sono contento anche che gli atti omofobi siano ora documentati nello studio annuale del Dipartimento di Stato per i diritti umani e siano condannati dal nostro governo.
Ho anche fatto un punto d’onore di trasmettere i miei sentimenti personali. Per esempio, ho detto ad un ufficiale nigeriano di alto rango che non avrei accettato il suo invito a visitare il suo Paese fino a che il suo governo avesse continuato a trattare così brutalmente le persone che condividevano il mio stesso orientamento sessuale. Quando mi ha assicurato che sarei stato trattato rispettosamente, ho risposto di non essere interessato ad essere il beneficiario di una dispensa dalla bigotteria.
Durante gli anni ho sentito due obiezioni ricorrenti dai leader africani. La prima era: “Non dirci di rispettare gli omosessuali, perché l’omosessualità è contraria ai valori africani”. L’omosessualità, pensano, è un concetto estraneo all’Africa, importato dall’occidente decadente. Di fatto, non è così. L’omosessualità è indigena in tutte le culture e le persone LGBT in Nigeria, Uganda e negli altri Paesi africani che fanno i conti con la prigione o la morte sono africani che esprimono la loro identità, non valori occidentali.
Di più, questo argomento è fondamentalmente una versione di quello che è stato usato per giustificare l’oppressione coloniale che gli Africani deplorano. Cinquanta o più anni fa, molti in occidente erano felicemente d’accordo che ci fossero profonde differenze culturali tra le popolazioni africane e noi Occidentali, e queste presunte differenze sono stati citate per giustificare il dominio occidentale.
L’argomento dei “cosiddetti diritti umani” sono un costrutto occidentale non applicabile nelle società africane, ed hanno avuto un impatto distruttivo sull’Africa. Tutti gli africani soffrono quando i loro leader rifiutano l’idea che i diritti fondamentali debbano spettare ad ogni essere umano, compreso il diritto fondamentale della libertà dalla paura di abusi fisici o di detenzione per le proprie scelte personali. È anche triste vedere che quelli che sono stati vittime di discriminazioni e abusi in passato ora si rivoltano contro alcuni dei loro connazionali. .
Il secondo argomento che ho affrontato quando ho affermato che la politica americana avrebbe dovuto lavorare per proteggere la minoranza LGBT contro l’oppressione ufficiale è stato quello che non era affar nostro. “State fuori dai nostri affari interni” mi è stato detto dai leader africani. Tristemente, la storia dimostra che c’è un tempo in cui la giustizia ci domanda di intervenire.
Quando i governanti bianchi razzisti di Rhodesia e Sudafrica davano rabbiosamente istruzioni ai liberali americani che i loro affari interni non erano una nostra legittima preoccupazione, noi li ignorammo. Ricordo con grande orgoglio quando sono stato nella Statuary Hall del Campidoglio a sentire Nelson Mandela che ci diceva che, se non fosse stato per le sanzioni contro il regime dell’apartheid (che il Congresso promosse nonostante il veto di Ronald Reagan) lui non sarebbe stato un uomo libero.
Non ricordo i funzionari ugandesi lamentarsi quando ero uno dei nostri leader ha promosso una legislazione che ha condonato centinaia di milioni di dollari di debito che l’Uganda doveva agli Stati Uniti, ad altri governi, alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale. Nessuno ci ha detto che non era affar nostro.
A Purim ricordiamo la storia di un piccolo gruppo di persone che si sono date da fare per difendere se stessi dopo essere stati demonizzati, abusati e minacciati da Haman, il maligno ministro persiano. Questa storia ci dovrebbe spingere a riaffermare la nostra determinazione a rispondere al secondo mandato di Hillel.
Sì, noi siamo per noi stessi e difenderemo gli ebrei contro l’oppressione in tutto il mondo; ma, sì, noi ci mobilitiamo anche per gli altri che adesso sono minacciati. Oggi le persone LGBT in Nigeria, Uganda e altrove sul continente africano hanno bisogno che noi si “sia per loro”. Ecco perché sostengo la campagna We Believe dell’American Jewish World Service, la voce ebraica per i diritti globali delle persone LGBT. Nessuno dovrebbe essere odiato a causa di chi ama.
* Barney Frank ha seduto per quarant’anni nel Congresso statunitense come rappresentante del Massachusetts.
** American Jewish World Service è la prima e unica organizzazione ebraica esclusivamente dedicata alla promozione dei diritti umani nel mondo in via di sviluppo. Il suo sito Internet è https://ajws.org/
Testo originale: Fighting Anti-Gay Hate on Purim