Il vescovo Steib s’interroga su come essere una chiesa della misericordia, anche per le persone LGBT
Articolo di Francis DeBernardo pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il2 marzo 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
A Menphis, negli Stati Uniti, il vescovo del Tennessee Terry Steib, SVD, ha scritto una lettera pastorale alla fine di gennaio (2016), nella quale riflette sull’esortazione apostolica sulla famiglia che ci si aspetta da papa Francesco, che potrà offrire un nuovo approccio ad alcuni temi controversi, inclusa la pastorale per le persone LGBT. La lettera del vescovo americano, di dodici pagine, offre anche alcuni spunti su come i membri della chiesa possono rispondere alle nuove realtà, per favorire una discussione ed un discernimento continui nella chiesa.Nella sua lettera pastorale “A Compassionate Response”, il vescovo Steib nota che l’imminente risposta al sinodo della famiglia del 2015 molto probabilmente riaffermerà l’insegnamento della chiesa sul matrimonio, ma potrebbe includere anche alcune nuove direttive pastorali. Scrive: “che alcune indicazioni facciano capire che la Chiesa adotterà un nuovo approccio che afferma, sì, l’insegnamento su matrimonio e la famiglia che è stato trasmesso a noi da secoli, ma con un approccio più compassionevole.”
Annota che un esempio di questo nuovo approccio potrebbe includere la recente riforma di Francesco dei processi di annullamento, ma il divorzio non è stato l’unico punto controverso discusso al sinodo.
Egli parla anche della nuova realtà, negli Stati Uniti, della comparazione del matrimonio omosessuale a quello eterosessuale infatti: “La sentenza della Corte Suprema (degli Stati Uniti), il 26 di giugno del 2015, sulle unioni dello stesso sesso ha portato alla luce molte questioni. Per non sbagliare, di fronte ad essa, la Chiesa cattolica continua a sostenere la vocazione al matrimonio come un’unione libera e amorevole di un uomo e di una donna in una relazione di fedeltà permanente che è aperta alla procreazione”.
“Nello stesso tempo noi, la Chiesa, sosteniamo un impegno continuo per la dignità di ogni persona, incluse quelle con orientamento omosessuale. Riferendosi ad esse, il catechismo della Chiesa cattolica sostiene che ‘devono essere accettati con rispetto, compassione e sensibilità. Ogni marchio di ingiusta discriminazione nei loro confronti dovrebbe essere evitato.’”
Ci si aspetta che Papa Francesco diffonda la sua esortazione apostolica sul Sinodo prima della fine dell’anno. Alcuni giornalisti suggeriscono che sarà pubblicata il 19 marzo, festa di san Giuseppe marito di Maria, questa è una possibilità.
Il vescovo Steib scrive nella sua lettera pastorale che la ragione per cui l’ha scritta è: “Nello spirito dell’Anno della Misericordia e della visita del Santo Padre (negli Stati Uniti) lo scorso settembre. Mi piacerebbe riflettessimo sul numero di sfide particolari che dobbiamo fronteggiare.”
Il primo argomento che considera è il cambiamento in corso nella società sul senso del matrimonio, nel corso degli ultimi cinquant’anni, tra cui l’estensione della definizione di matrimonio anche alle unioni dello stesso sesso, con il risultato che la Chiesa cattolica e lo Stato ora hanno due definizioni diverse.
Steib conferma l’attuale insegnamento della Chiesa sul matrimonio, ma non usa questa lettera per difenderlo. Invece sembra che il suo approccio sia soprattutto su come la Chiesa dovrebbe rispondere a una società che non si rispecchia più nei suoi insegnamenti. Commentando l’omelia che papa Francesco ha fatto, sul vangelo di Bartimeo, nella messa di chiusura del Sinodo sulla famiglia il vescovo Steib scrive: “Mi chiedo quanto spesso ci lasciamo sfuggire l’opportunità di ‘portare le persone nella Misericordia che salva.’ Riconosciamo questi momenti sacri quando lo Spirito è al lavoro in una persona che sta cercando Dio sinceramente. Una persona potrebbe cercare aiuto, comprensione e accompagnamento in ognuno di noi per il suo viaggio di fede? Dobbiamo, come Gesù con Bartimeo, vedere il suo desiderio e aprire la porta all’amore e alla compassione di Dio; o siamo più propensi a indicare le ragioni per cui crediamo che ancora non sia all’altezza? ”
Il vescovo Steib identifica la causa principale che ci impedisce di abbracciare le persone, anche metaforicamente, che potrebbe essere diverse da noi ne: “La paura. È spesso la colpa che ci allontana da una risposta amorevole e piena di compassione. La paura si presenta quando la nostra naturale tendenza ad avvicinarci a qualcuno è paralizzata da incomprensioni e preconcetti. La Paura mina la nostra libertà di credere che Dio è al lavoro su un altro essere umano, ci impedisce di riconoscere che la nostra risposta, la prima e più importante, deve essere amare e rispettare l’invito di Dio per quella persona.”
Steib ricorda la chiamata di papa Francesco alla Chiesa cattolica perché diventi un’istituzione più aperta a nuove direzioni: “Papa Francesco ha puntualizzato che se la chiesa deve essere una chiesa che insegna, deve essere allo stesso tempo una chiesa che impara. Il “sensus fidei” (senso della fede) rende impossibile separare rigidamente l’“ecclesia docens” (la chiesa che insegna) e l’“ecclesia discens” (la chiesa che impara), perché anche il gregge ha “naso” per discernere le nuove vie che il Signore le ha aperto.’
Qui il Papa accende una luce sulla chiamata di una chiesa pellegrina che si muove in nuovi territori, con gli occhi aperti, per vedere davanti a sé nuovi orizzonti. Questa missione, insiste, deve essere profondamente collegiale a tutti i livelli. Questo è essenziale per creare un oasi di misericordia.”
Il vescovo Steib offre anche dei consigli su come rendere la chiesa più aperta a questa nuova realtà: “Forse la prima virtù dell’ascolto è una profonda umiltà, sapendo che per il momento, “vediamo come in uno specchio offuscato” e che ora “… conosciamo solo in parte.”
Perciò mettiamo da parte le nostre paure, i nostri pregiudizi, e la nostra durezza di cuore e chiediamo l’aiuto di Dio per imparare ad ascoltarci l’un l’altro, con mente aperta e cuore gentile e ad ascoltare specialmente chi non abbiamo ascoltato prima.”
Una delle conclusioni del prelato è che la Chiesa, se è un’umile ascoltatrice, ha bisogno di essere aperta allo sviluppo della dottrina: “Siamo un’ecclesia discens (una chiesa che impara) precisamente per questa apertura allo sviluppo della sua dottrina, che testimonia che lo Spirito Santo è ancora all’opera nella Chiesa e ci spinge avanti. Da questo capiamo che una chiesa, che insegna e che segue i ministeri, deve essere una chiesa umile e in ascolto – con le radici ben piantate nella tradizione, ma attenta ai suggerimenti dello Spirito Santo. Questo è esattamente quello che sta facendo il papa, e ci sfida a fare lo stesso ad ogni livello della vita ecclesiastica.”
Il vescovo Steib, che nel 2005 ha aperto un ufficio diocesano per raggiungere e seguire pastoralmente le persone LGBT, ha scritto una lettera pastorale che, pur non mettendo in discussione l’insegnamento della chiesa sul matrimonio, mostra la via per essere una chiesa nuova, più aperta alla piena uguaglianza delle persone LGBT. La lettera non soddisferà quelli che vogliono che i cambiamenti succedano in fretta, ma penso che l’approccio di Steib metta le basi perché un reale cambiamento possa mettere radici.
Quel che mi piace di più della lettera del vescovo Steib è che sembra in primo luogo diretta a quelle persone che hanno chiuso la loro mente ai nuovi problemi della chiesa, come il tema delle persone LGBT. In effetti, la lettera li invita dolcemente ad aprire il loro modo di pensare per incontrare persone e realtà che altrimenti non conoscerebbero. È un passo importante, ed un grande contributo (al cambiamento).
L’altra cosa che mi piace della sua lettera è che in primo luogo mette sullo stesso piano “misericordia” e “umiltà”, che è come ho visto è la declinazione che papa Francesco dà alla parola “misericordia”. La misericordia non è pietà o perdono. La misericordia è l’essere abbastanza umili da riconoscere che l’altra persona possiede una verità, che io non conosco.
Il vescovo Steib non ha scritto la lettera che mi sarebbe piaciuto leggere, ma ne ha scritta una che credo possa trasformare alcuni dei cuori più duri nella nostra chiesa.
Potete leggere l’intero testo della lettera del vescovo Steib, in inglese, con le note a pie’ di pagina dei testi di papa Francesco che cita, cliccando qui.
Testo originale: Bishop Offers “Compassionate Response” That Can Move LGBT Issues Forward