Un dono inaspettato. Come nostra figlia lesbica ci ha fatti crescere
Testimonianza di Rita Wagner pubblicata sul sito di Fortunate Families (Stati Uniti), Associazione di genitori cattolici con figli LGBT, liberamente tradotta da Silvia Lanzi
Dodici anni fa mia figlia Gretchen mi aveva invitato ad un pranzo alla Purdue University per festeggiare il mio compleanno. Stava frequentando i corsi estivi e lavorando alla Whirlpool, così è rimasta al campus. Il semestre successivo avrebbe iniziato il suo ultimo anno. Dopo pranzo mi diede un regalo, un libro intitolato Straight Parents; Gay Children (Genitori eterosessuali, figli gay). Non potevo credere ai miei occhi. Dopo un silenzio imbarazzato le chiesi se stava cercando di dirmi qualcosa.
Mentre lei annuiva, le ho chiesto se era sicura di quello che mi avrebbe risposto: “Mamma, sei sicura di essere eterosessuale?” Dal momento che non avevo mai messo in dubbio la mia sessualità, ero certa che lei lo avesse fatto e capivo come potesse essere stato a volte sconcertante per lei. L’abbracciai, dicendole che le volevo bene e che questo non cambiava i miei sentimenti per lei. Ciò che era diverso è che ora sapevo più cose sul suo conto. Mi chiese di preparare suo padre perché gli avrebbe parlato presto. Con i suoi fratelli avrebbe parlato uno per uno.
Quando i nostri figli fanno coming out noi ci nascondiamo. Per molti anni sono rimasta in silenzio sull’argomento, ma ho letto un certo numero di libri per cercare di capire e di accettare. Stavo venendo a patti con la morte del sogno che un giorno mia figlia si sarebbe potuta sposare. Sei anni fa, verso la fine di ottobre, io e mio marito andammo a Boulder Creek, in California, per andare a trovare nostra figlia per Natale, dal momento che non aveva abbastanza giorni di vacanza al lavoro per tornare a casa. Come regalo per Gretchen scelsi una semplice croce con dei diamanti Chanel e una catenina d’oro. Disse che apprezzava molto il pensiero e il regalo, ma che non poteva accettare la croce perché non rispecchiava più la sua identità. I miei occhi mi si riempirono di lacrime; a fatica potevo parlare. Potevo vedere il disappunto negli occhi di mio marito. Sentendosi respinta dalla Chiesa, Gretchen sentiva che la sola possibilità era lasciarla.
Questo, per me e mio marito, è stato l’inizio di un viaggio per imparare il più possibile sull’omosessualità. Mio marito vide un annuncio sul giornale di un incontro in cui il clero proveniente dalle chiese locali avrebbe parlato dell’omosessualità nella loro specifica Chiesa. Durante il dibattito mio marito chiese, “Quando non usate il pulpito per predicare contro l’omofobia, vi contribuite?” I partecipanti hanno applaudito immediatamente fino a portare mio marito alle lacrime. Gli oratori convennero di essere stati negligenti e che forse erano parte del problema! Una volta terminata la riunione, una piccola folla circondò mio marito e ci invitò ad unirci a PFLAG (Parents, Family and Friends of Lesbians and Gays; Genitori, parenti e amici di lesbiche e gay). La domenica in cui partecipammo all’incontro incontrammo una coppia gay che ci invitò ad unirci a loro la sera stessa per la celebrazione di una messa ospitata dalla sezione locale di DignityUSA. Nei sette anni successivi ci unimmo a Dignity/Indianapolis, Call to Action, Fortunate Families, New Ways Ministry, Catholic Parents’ Network By Grace e Indiana Equality. Mio marito e io siamo stati i co-presidenti della locale sezione di PFLAG per un trimestre e io sono tutt’ora impegnata nel comitato esecutivo nazionale di DignityUSA.
Come molti altri cattolici di coscienza e preoccupati, ci sentiamo chiamati ad essere le voci che mettono in discussione e sfidano le coscienze. Quando i membri della comunità si riuniscono e cantano “Tutti sono i benvenuti” vogliono davvero dire questo? La Chiesa non capisce la necessità di avere un ministero che includa tutte le persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale? Io e mio marito preghiamo e lavoriamo per il giorno in cui tutti saranno i benvenuti come membri uguali tra loro e con piena dignità della vita sacramentale, spirituale e sociale della nostra Chiesa e delle comunità locali.
Testo originale: A mother’s experience