Il Ministero della Salute cileno si schiera contro le terapie riparative
Articolo pubblicato sul sito Cristianos Gays (Spagna) il 22 febbraio 2016, liberamente tradotto da Dino
Per 8 anni il Movimento di Integrazione e Liberazione Omosessuale (Movilh) ha insistito affinché il Ministero della Salute cileno (Minsal) si pronunciasse contro tali procedimenti. Alla fine il governo ha risposto che le terapie sono “una grave minaccia per la vita”. Per la prima volta nella sua storia il Minsal oggi si è pronunciato ufficialmente contro le terapie riparative dell’omosessualità, dopo le continue petizioni del Movimento di Integrazione e Liberazione Omosessuale.
In una lettera indirizzata al Movimento di Integrazione e Liberazione Omosessuale, il Ministero della Salute cileno ha sostenuto che “le pratiche conosciute come ‘terapie riparative’ o ‘di riconversione dell’omosessualità’ costituiscono una grave minaccia alla salute e al benessere, compresa la vita, delle persone omosessuali”, aggiungendo che “così certificano le dichiarazioni dell’Organizzazione Panamericana della Salute e vari difensori dei diritti umani, dei quali il Ministero della Salute cileno fa parte”.
Secondo il Movimento di Integrazione e Liberazione Omosessuale “con questa dichiarazione il Minsal si è aggiornato in materia di diritti umani e ha fatto un importante passo avanti, dopo il totale silenzio che per tutta la sua storia ha mantenuto riguardo a orrende terapie che cercano di modificare l’orientamento sessuale delle persone.
Il massimo organo sanitario del Cile ora ha preso una posizione ufficiale, perciò il messaggio è chiaro per chi promuove direttamente o indirettamente queste terapie. I metodi di riconversione dell’omosessualità sono intollerabili perché mettono in pericolo la vita delle persone”, ha sottolineato il Movimento di Integrazione e Liberazione Omosessuale.
Il Movimento di Integrazione e Liberazione Omosessuale ha anche precisato di aver ottenuto la risposta del Ministero della Salute cileno appellandosi alla legge 20.285 di Trasparenza e Accesso all’Informazione Pubblica poiché “altri tentativi sono stati infruttuosi”. Infatti, nel 2012 l’Organizzazione Panamericana della Salute (OPS) aveva emesso il documento “Cure per una malattia che non esiste”, nel quale chiedeva ai governi di respingere pubblicamente le terapie di riconversione dell’omosessualità, ma “neppure avendo in mano questo antefatto il Ministero della Salute cileno aveva voluto assumere una posizione ufficiale, cosa che diventava pericolosa poiché i promotori di questi procedimenti si facevano forti del silenzio dello Stato”, ha concluso il Movimento di Integrazione e Liberazione Omosessuale.
In effetti, “in Cile alcuni gruppi ultraconservatori hanno dato vita a dei forum per promuovere le terapie. Uno di questi è l’Organizzazione di Ricerca, Formazione e Studio sulla Donna, i cui seminari sono stati tenuti anche presso l’Università Cattolica. Nello stesso periodo il Programma Educazione ai Valori, Affettività e Sessualità (PAS) dell’Università di San Sebastian è stato uno di quelli che fino al 2014 definiva l’omosessualità come un disordine”, ha affermato il Movilh. Così, “ogni tanto le terapie di conversione sono pubblicizzate tramite manifesti elettronici o cartacei collocati nelle strade di Santiago o nella zona, che incoraggiano i ragazzini e gli adolescenti a sottoporsi ai trattamenti. Questi inviti sono anonimi”, ha segnalato il Movimento.
Il Movimento di Integrazione e Liberazione Omosessuale ha anche consultato il Ministero della Salute cileno riguardo ai suoi progetti per eradicare la discriminazione della diversità sessuale nel sistema sanitario: “È in corso un processo di riformulazione del Programma di Salute della Donna all’interno di un Programma di Salute Sessuale e Riproduttiva (SSR), da un punto di vista dei diritti e del percorso di vita, si cercherà di rispondere alle necessità delle persone rispettando la diversità sessuale”.
Per il Movimento di Integrazione e Liberazione Omosessuale “questo significa che il Ministero della Salute cileno accoglierà la nostra proposta e la richiesta di incorporare esplicitamente la diversità sessuale, e specialmente le donne lesbiche, bisessuali e trans, nelle politiche del SSR, cosa che contribuirà a migliorare la qualità di vita di un settore sociale storicamente discriminato”.
Testo originale: El Ministerio de Salud de Chile se posiciona contra las “terapias de reconversión”