“Va’, e da ora in poi non peccare più” (Giovanni 8:1-11)
Riflessioni bibliche* di Francis DeBernardo pubblicate su Bondings 2.0**, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 13 marzo 2016, liberamente tradotte da Silvia Lanzi
La storia del vangelo di oggi, quella della donna colta in adulterio è, ironicamente, la preferita di coloro a cui piace castigare le persone LGBT. Dicono così perché Gesù afferma “va’, e da ora in poi non peccare più” e si sentono giustificati nel dire agli altri – specialmente alle persone LGBT – come vivere la loro vita. Sembra che si siano persi il resto della storia, perché pensano di aver trovato un testo della Scrittura che possono usare contro gli altri.
Tenendosi su questa linea della Scrittura, queste persone stanno facendo ciò che hanno fatto gli scribi e i farisei della storia: isolano un brano del testo e, nel far questo, perdono l’intero spirito del messaggio della Scrittura, che le persone cioè non dovrebbero giudicarsi l’un l’altra bensì amarsi e perdonarsi reciprocamente. Per l’evangelista i loro propositi sono vendicativi, non religiosi. L’autore dice che hanno portato la donna a Gesù “così da avere qualche accusa contro di lui”. Le persone usano l’atto del giudicare non solo per danneggiare la vittima designata, ma anche per intrappolare gli altri. Gli esseri umani sono sempre troppo ansiosi di scagliare la prima pietra.
Nella storia del vangelo, la prima risposta di Gesù è scrivere sulla sabbia. Alcuni commentatori affermano che questo modo di fare è un messaggio di Gesù: facendo così, sta dicendo agli accusatori che la lettera della legge è transitoria come le lettere scritte nella sabbia. Essi hanno bisogno di trovare il messaggio più profondo della legge, che è un messaggio di accettazione e misericordia. Più importante, dovrebbero guardare alla loro vita per scoprire il peccato, non cercarlo nella vita degli altri.
Solo Cristo può dirci di “andare e non peccare più”: le altre persone non hanno questa autorità. Cristo ci parlerà nel più profondo dei nostri cuori, nell’intimità della nostra coscienza, quando le persone che ci hanno giudicato saranno scomparse e quando siamo soli con lui. Solo Cristo sa se siamo o meno peccatori. Se le altre persone tentano di sottolineare i peccati degli altri, cadono nella stessa trappola degli scribi e dei farisei della storia di oggi. Si espongono allo stesso rimprovero che Gesù ha fatto a loro: “Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra”.
Gli scribi e dei farisei della storia di oggi possono essere perdonati per il loro errore a causa della loro ignoranza. Facevano quello che era stato loro insegnato a fare. Penso a questa lezione quando mi confronto con i capi della Chiesa che si oppongono ad ogni tipo di progresso riguardo i diritti LGBT. Non è necessariamente l’odio e la malvagità che li motivano: credo invece che per la maggior parte del tempo siano tenuti prigionieri dalla ristrettezza della propria educazione. Ecco perché dobbiamo costantemente cercare di educare queste persone. Dobbiamo continuare a raccontare le nostre storie, anche quando loro non le vogliono ascoltare. Dobbiamo continuare a parlare, cosicché gli altri possano capire il messaggio più profondo della parola di Dio.
Il nostro compito non è di sottolineare che le altre persone hanno commesso un peccato attinente alla sfera sessuale, il peccato di omofobia, o qualunque tipo di peccato; il nostro compito è quello di esaminare le nostre vite, riconoscere il nostro bisogno del perdono e della misericordia di Dio e cercare di offrire lo stesso perdono e la stessa misericordia agli altri. Se raffiguriamo noi stessi in questa storia, certamente non ci potremmo dipingere come Gesù. Non abbiamo neanche bisogno di pensarci come la donna. Gli scribi e i farisei, quelli che sono troppo inclini a giudicare gli altri e ad appellarsi all’autorità della legge, sono le persone che, credo, ci rispecchiano di più.
Nella prima lettura di oggi, tratta da Isaia, Dio ci dice che abbiamo bisogno di abbandonare i nostri schemi abituali e la nostra propensione a fare le sempre cose nel modo in cui sono state fatte per tanto tempo. Abbiamo bisogno di sapere che i nostri vecchi modi di pensare hanno bisogno di essere trasformati:
Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
Ecco, faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Dio ci chiama sempre a qualcosa di nuovo. Isaia continua con il messaggio che anche le situazioni che ci sembrano senza speranza di rinnovamento, possono essere rinnovate da Dio:
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.
Mi glorificheranno le bestie selvatiche,
sciacalli e struzzi,
perché avrò fornito acqua al deserto,
fiumi alla steppa…
Dio non ci abbandona – mai! E Dio non ci abbandona a quelli che si oppongono ai diritti delle persone LGBT – mai! Dio vuole sempre che ci rinnoviamo, che esaminiamo le nostre vite – non le vite degli altri – e che siamo aperti a “qualcosa di nuovo”.
* le citazioni bibliche sono tratte dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI
** Nelle domeniche di quaresima, Bondings 2.0 ospiterà le riflessioni dei membri dello staff di New Ways Ministry. Le letture liturgiche della quinta settimana di quaresima sono: Isaia 43:16-21; Salmi 126 (125):1-6; Filippesi 3:8-14; Giovanni 8:1-11.
Testo originale: Our Eagerness to Be the One to Cast the First Stone