Gay e cattolico. La mia liturgia della riconciliazione con Dio
Testimonianza di Daniele del gruppo Kairos di Firenze
“Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?”. E’ stata questa la frase che mi ha accompagnato sugli scalini dell’altare della chiesa degli Innocenti di Firenze, nel percorso che mi portava a una riconciliazione a lungo desiderata, esorcizzata, rimandata. Parole del vangelo di Giovanni, lette dalla voce sicura e serena di una nuova compagna di avventura; e ripetute tre volte, come tutte le cose importanti.
In un attimo il ricordo è andato a tanti anni fa, e a una di quelle immagini della natività messe in tasca dal mio catechista, durante un abbraccio natalizio che non si dimentica. Da una parte il bambino Gesù, con le braccia spalancate verso di me; dall’altra, l’appunto a penna del mio educatore: “Tu mi ami?”.
E la domanda, dal sapore antico, è arrivata improvvisa, a scombinare ulteriormente un filo di emozioni e pensieri; a rovesciare completamente la prospettiva di quel mio passo incerto che mi avvicinava al sacerdote. E con un piede di fronte all’altro, nel cammino che ancora mi separava da lui, mi sono sentito sopraffatto. Perché esattamente quello era ciò che io stavo chiedendo a Dio. In quel momento, come da tanti anni ormai: “Signore, ma tu mi vuoi bene anche se sono così?”.
Ed ecco invece lo stupore di sentirmi rispondere con la stessa domanda. Come in un gioco ordito da quegli specchi antichi posti ai lati dell’altare, che un tempo servivano agli officianti per tenere sott’occhio gli orfanelli più indisciplinati, e che ora sono utili per ricordarmi che il viso che si riflette è quello di un figlio. Che è chiamato per nome.
Da un Padre che quando ti avvicini per riconoscere di aver peccato contro il cielo e contro lui, non manca di vederti da lontano. Di correrti incontro, di gettarsi al collo e di baciarti. E allora la mia risposta è: “Signore, tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene”.
.> Testo della liturgia della riconciliazione del gruppo Kairos del 1 Marzo 2016 (file pdf)