Quando l’omofobia irrompe tra i banchi di scuola. Cosa fare?
Iniziai a insegnare in prima elementare nel 1988. All’epoca era raro sentire gli alunni parlare di questioni legate all’omosessualità.
Quando nel 1998 smisi di insegnare, erano diventate un luogo comune le discussioni, appropriate o meno, su tali argomenti.
“No, se abbracci il papa non significa che sei gay”, le risposi. Poi continuai ad ascoltare mentre mi allontanavo. “Gay è una brutta parola”, rimbrottò Kelli.
“No, non è vero” replicò Jordan. “Se fosse così, il maestro ce lo avrebbe detto”.
Conversazioni come questa hanno luogo nelle classi di tutto il Paese. Ancora peggio, parole denigratorie come “frocio” sono tra quelle più comuni nelle aule, nei corridoi e nei cortili delle scuole elementari. Quando sentii la parola “gay” nella mia classe seppi come rispondere. La maggior parte degli insegnanti invece no.
In veste di docenti prendiamo più di 30 decisioni al minuto. Con l’esperienza aumentiamo il bagaglio di stratagemmi che ci aiutano a prendere queste decisioni. Quando gli alunni fanno osservazioni razziste, quasi tutti gli insegnanti sanno come reagire attingendo al proprio repertorio. Quando vengono sollevate questioni attinenti all’omosessualità, tuttavia, vi è spesso disagio da parte dell’insegnante, e ciò impedisce una pronta risposta. Per reagire positivamente è essenziale sentirsi a proprio agio nel parlare di queste questioni.
Gli alunni delle scuole elementari usano la parola “gay” in maniera definitoria, erronea e peggiorativa. Quando la usano in maniera definitoria, è chiaro che ne conoscono il significato e che la impiegano in un contesto pertinente. Ad esempio: “Mio zio e il suo compagno sono gay”. Questo genere di uso non richiede alcuna risposta da parte dell’insegnante.
L’episodio che ho riferito all’inizio illustra un uso erroneo del termine “gay”. In quel caso l’intervento più appropriato era fornire un chiarimento adatto all’età.
Quando uno studente usa la parola “gay” in modo peggiorativo, intende dire qualcosa di sconveniente e negativo. Ad esempio: “Questo disegno è da gay”. In questo caso è importante che l’insegnante aiuti l’alunno a esprimere ciò che intende dire veramente. Il dialogo seguente illustra la situazione.
Insegnante: Cosa intendi quando dici che il disegno è da “gay”?
Jane: Non lo so.
Insegnante: C’è qualcosa nel disegno che ti piace o che non ti piace e che te lo fa definire come da “gay”?
Jane: E’ strano.
Insegnante: Allora perché hai detto che il disegno è da “gay” invece di dire che è strano?
Jane: Non lo so.
A questo punto è importante che l’insegnante faccia chiarezza.
Insegnante: “Gay” è una parola usata per indicare un gruppo di persone (a seconda dell’età degli alunni è possibile essere più espliciti). Se per intendere “strano” usi la parola con cui sono chiamati, ferisci i loro sentimenti.
Come ti sentiresti se qualcuno usasse il tuo nome per voler dire “strano”? Cosa proveresti se qualcuno dicesse “Questo disegno è da ‘Jane’?”
Gli alunni delle scuole elementari usano parole omofobiche, come “frocio”, anche con intenti chiaramente spregiativi. In questi casi l’insegnante deve reagire come farebbe con qualsiasi comportamento molesto: parlando apertamente, asserendo perentoriamente e impedendo che il comportamento molesto si ripeta.
– Parlare apertamente: “Questa è una molestia omofobica (o un’altra formulazione adatta all’età)”.
– Asserire perentoriamente: “Questo atteggiamento non è permesso in questa classe (o scuola) perché è irrispettoso”.
– Impedire il ripetersi del comportamento molesto: “Non dovrà più accadere. Se avverrà di nuovo (elencare le conseguenze)”.
Da quando è iniziata la mia carriera di insegnante i tempi sono cambiati. Gli alunni sono il riflesso di una società sempre più a proprio agio nel discutere delle questioni legate all’omosessualità.
I media ritraggono modelli di ruolo gay sempre più positivi. Sempre più gay e lesbiche crescono dei figli.
Come docenti dobbiamo avere una conoscenza dell’argomento pari a quella degli alunni. Potremo così aggiungere interventi pertinenti al nostro “bagaglio di stratagemmi”.
Testo originale: Addressing Homophobic Behavior In The Classroom