Voglio uscire allo scoperto! Riflessioni di un prete gay
Testimonianza di padre Gary M. Meier pubblicata sul sito dell’Huffington Post (Stati Uniti) il 21 maggio 2013, liberamente tradotta da Silvia Lanzi
Non so esattamente da dove iniziare, quindi comincerò citando la dichiarazione che ho postato sul mio sito e su Facebook lo scorso mercoledì 15 maggio:
Il 23 di marzo del 2013 ho celebrato il mio quindicesimo anniversario di sacerdozio come prete dell’arcidiocesi di Saint Louis. Alla vigilia di questo anniversario ho diffuso la seconda edizione del mio libro Hidden Voices, Reflections of a Gay, Catholic Priest (Voci nascoste, riflessioni di un sacerdote gay cattolico), originariamente pubblicato anonimo nel 2011. Ora è disponibile la seconda edizione, e c’è una grande differenza – non è più anonima. La decisione di far uscire il libro con il mio nome non è stata facile da prendere, ma ho sentito che era necessario.
È stato difficile rimanere parte di una gerarchia che, in anni recenti, è stata così ostile nei confronti degli omosessuali. Questo è specialmente vero considerando che quasi il 30% di tutti i suicidi tra gli adolescenti sono attribuibili a problemi riguardanti l’identità sessuale. Una volta la nostra Chiesa era per, e rappresentava, la natura radicale dell’amore di Dio per tutte le persone. Questo non è più vero oggi – specialmente nei confronti della comunità LGBT, e quindi mi sento in dovere di solidarizzare con quei cattolici che hanno perso il loro lavoro, a cui sono stati negati i sacramenti, che sono stati scomunicati, sminuiti dai leader ecclesiastici a causa delle persone che amano.
Dopo aver postato questo pensiero su Facebook, sono rimasto seduto davanti al monitor ad aspettare la risposta. Wow. Dopo pochi secondi la gente ha iniziato a rispondermi. In poche ore ho ricevuto cento “mi piace”, commenti, mail, messaggi di testo e telefonate, tutto insieme – e non è ancora finito. I media locali mi hanno chiesto interviste e commenti, che sono stato felice di dare. Da allora è stata un’attività frenetica. Sono stato subissato da un sacco di messaggi di persone di ogni dove: è stato incredibilmente incoraggiante.
Cavolo! Chi poteva saperlo? Che storia! Davvero tutto questo interessa alla gente? Perché, in una società che continua ad avanzare verso la tolleranza e l’accettazione degli omosessuali, tutti dovrebbero essere interessati al mio coming out? E allora mi sono ricordato: oh sì, sono un prete. Un prete cattolico – e tutti sanno che i cattolici sono contro i gay, non è vero?
Ho cercato negli anni di riconciliare il mio silenzio come prete gay e le posizioni sempre più anti-gay della Chiesa, ma non ho avuto successo. Al cuore di ogni autentica chiamata al ministero pastorale c’è il desiderio di vivere la vita con integrità. Il mio desiderio di vivere la vita con integrità mi ha portato al sacerdozio ed è lo stesso desiderio che mi ha portato dove sono oggi. Alla fine è diventato chiaro che non avrei potuto rimanere anonimo più a lungo – vale a dire, non avrei potuto vivere da prete gay, che significa vivere in silenzio quando in pubblico si fa finta di sostenere l’insegnamento della gerarchia sull’omosessualità.
Un insegnamento che ha causato e continua a causare ferite a molti gay e a molte lesbiche, giovani e vecchi, che stanno cercando accoglienza e amore ma trovano invece silenzio e vergogna. Parlo soprattutto della nostra gioventù LGBT. È già abbastanza difficile essere un adolescente “etero”, rapportarsi con gli standard richiesti, gli ormoni e le emozioni che vanno su e giù, ma un adolescente che si sente attratto dal suo stesso sesso in una comunità dove i tuoi leader spirituali, le persone alle quali guardi per avere una guida ti stanno dicendo che hai una malattia come l’alcolismo e che sei una minaccia per la vita! Come si può sopravvivere tutti interi? Ma questo è precisamente il messaggio che la nostra Chiesa sta diffondendo. La gioventù LGBT sta apprendendo che è disordinata, malata, difettosa, un prodotto danneggiato, sbagliata, quando dovrebbero essere giusta.
Parecchi anni fa un amico mi chiese: “Cosa vuoi davvero?” Dopo un momento ho risposto: “Voglio uscire allo scoperto”. La mia risposta mi ha preso di sorpresa, mi sono accorto che era vero. Volevo uscire allo scoperto. Chiaro, lampante. Voglio che il mondo sappia la verità sulla mia identità.
Nelle settimane che seguirono la conversazione iniziai a capire che quello che realmente volevo era la verità del mio coming out. Voglio che gli altri sappiano che l’omosessualità è un dono, che possiamo vivere e amare come Dio ci ha creati. Noi siamo creati dall’amore per l’amore.
L’omosessualità non è una croce, non è una maledizione, non è un disordine intrinseco: è un dono vivificante di Dio che incarna le infinite vie in cui il suo amore si può manifestare nel mondo. Ecco ciò che voglio. Voglio la verità del coming out. Voglio che la gente sappia, che ci si ami e ci si rispetti reciprocamente sapendo questa verità.
Ecco perché ho scritto il libro ed ecco perché non sono più anonimo – perché voglio che la gente conosca la verità.
Testo originale: No Longer Anonymous: Why I Decided to Come Out as a Gay Priest