La nostra preghiera per Bobby e le vittime dell’omofobia è la nostra testimonianza
Oggi inizia la settimana delle veglie di preghiera per le vittime dell’omofobia. Durante lo scorso weekend sono stato a Milano a condividere con gli amici dei gruppi “Il Guado” e “La Fonte” di Milano quello che ho scritto nel mio libro “Marito & Marito“, le difficoltà del coming out e gli ostacoli che l’educazione cattolica possono porre all’accettazione e alla condivisione dell’essere gay. Li ho sentiti parlare della loro veglia di giovedì 13 maggio, e mi spiace non essere presente lì con loro. Forse farò la pazzia di andare a Padova per vegliare con gli amici del gruppo “Emmanuele”, perché sento sempre più il desiderio di condividere e soprattutto di pregare con chi cammina come me su questo sentiero accidentato.
È il primo anno che mi sento coinvolto in questo “movimento” di credenti omosessuali, e devo ringraziare Dio e gli organizzatori del Forum di Albano per avermi regalato la gioia di non sentirmi solo in questo cammino. È anche la prima volta che sento forte in me l’importanza di queste veglie per le vittime dell’omofobia.
In misura diversa, ogni omosessuale ha ricevuto discriminazioni, ogni omosessuale è stato vittima dell’omofobia. A posteriori devo ringraziare Dio per il mio cammino, che è stato lungo e tortuoso, ma che dopo un’ardua salita mi sta conducendo “su pascoli erbosi”.
Grazie al mio amico Senzalimiti, ho scoperto un film americano “Prayers for Bobby” (Preghiere per Bobby) di cui ignoravo l’esistenza e che probabilmente non verrà mai distribuito in Italia. Ne ho guardato alcune scene e mi sono commosso fino alle lacrime. Una storia cruda, ma reale perché basata su una storia vera. La scena più forte è sicuramente questa:
Sono grato a Dio con tutto il mio cuore perché in tutti questi anni mi è sempre stato accanto col suo Amore, e non ha permesso che disperassi mai. Lo ringrazio perché mi ha fatto sperimentare e vivere – anche nei momenti più bui e più difficili – che la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada, la morte, la vita, gli angeli, i principati, il presente, l’avvenire, le potenze, l’altezza, la profondità… non potranno mai separarmi dal suo Amore! Questo è il fondamento della mia fede, e questo credo che sia il senso vero di ogni veglia che verrà celebrata in questi giorni, al di là del tema che è stato scelto.
È una missione (sicuramente per me, ma non solo) quella di pregare e di agire e di intervenire perché nessuno mai possa sentirsi separato dall’amore di Dio, tanto meno per il proprio essere omosessuale. Parafrasando San Paolo direi: “Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo?
Forse l’omosessualità, la tribolazione a cui siamo sottoposti, l’angoscia di non essere “giusti” agli occhi di Dio, la persecuzione di quelli che ci discriminano, la fame di verità, la nudità a cui veniamo esposti quando la gente ci vede soltanto per la nostra sessualità, il pericolo a cui ci esponiamo per amore della verità, la spada di chi ci vorrebbe eliminare dalla faccia della terra? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati.
Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore.”
E nella speranza che il mondo e la Chiesa possano cambiare, anche grazie al nostro contributo, vi lascio quest’altro stralcio di “Prayers for Bobby“. Questa può essere anche la nostra preghiera per Bobby e per tutte le vittime dell’omofobia: la nostra testimonianza e quella delle persone che ci amano e che ci sono accanto.