Quei governatori e quei vescovi cattolici che negli Stati Uniti si schierano contro la discriminazione delle persone LGBT
Articolo di Bob Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 31 marzo 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Con il passaggio nel North Carolina (Stati Uniti) di una legge con “licenza di discriminare”, che mette in pericolo i diritti civili delle comunità LGBT, negli Stati Uniti c’è una rinnovata attenzione verso simili leggi. Solo quest’anno ci sono state almeno centocinque proposte di legge nei palazzi del potere in tutti gli Stati Uniti che cercano di proteggere chi discrimina le persone LGBT o comunque vogliono limitare i diritti civili per colpire l’orientamento sessuale o l’identità di genere, spesso in nome della libertà religiosa. Come hanno risposto i cattolici a quest’ultima battaglia per una piena uguaglianza legale? Il sito Bondings 2.0 sottolinea che ci sono stati sino a ora due sviluppi.
Aiuto dai governatori cattolici e dai laici
I governatori cattolici sono intervenuti per difendere i diritti civili delle persone LGBT come minimo in due Stati dove sono spuntati questi movimenti con “licenza di discriminare”. In Louisiana il governatore John Bel Edwards ha annunciato la sua intenzione di abrogare un’ordinanza esecutiva che permetterebbe la discriminazione delle persone LGBT. L’ordinanza è stata firmata dal precedente governatore Bobby Jindal, anche lui cattolico, sul quale The Advocate riporta: “Jindal, un repubblicano già candidato alla nomination presidenziale, l’anno scorso ha emesso il Marriage and Conscience Order, che impedisce allo Stato di intraprendere azioni punitive contro un gruppo individuale, no profit o a scopo di lucro, che agisce in conformità ad un ‘credo religioso secondo il quale il matrimonio è o dovrebbe essere riconosciuto come l’unione di un uomo e una donna’”.
Shauna Sanford, addetta stampa di Edwards, ha affermato che il governatore in carica “intende abrogarlo in un non lontano futuro” e che rimpiazzerà la vecchia ordinanza esecutiva con una nuova che proteggerà gli impiegati statali LGBT dalla discriminazione.
In Virginia il governatore Terry McAuliffe ha messo il suo veto alla proposta di legge del senato numero quarantuno che prevede aiuto e protezione a chi discrimina sulla base dell’identità sessuale e/o l’identità di genere. McAuliffe ha affermato che la proposta di legge era “nient’altro che un tentativo di stigmatizzazione” secondo il Washington Blade: “La legislazione che rende immuni le azioni discriminatorie di certe persone e istituzioni a scapito di coppie dello stesso sesso potrebbero danneggiare la reputazione della Virginia”.
Per fortuna Edwards e McAuliffe hanno raggiunto la grande maggioranza dei cattolici che si oppone a questa legislazione, nonostante il sostegno titubante di alcuni vescovi alla proposta. Dati del Public Religion Research Institute rivelano che il 61% dei cattolici statunitensi si oppone al permesso degli imprenditori di negare facilitazioni alle persone LGBT e il 73% approva tutele non discriminatorie relative all’identità sessuale e di genere.
Come con le leggi sul matrimonio eterosessuale equiparato a quello omosessuale, questi cattolici si oppongono alla discriminazione come conseguenza della propria fede e non a dispetto di essa. Questo è espresso in modo coerente in una recente decisione del Catholic Committee degli Appalachi sulla controproposta di tale legge in West Virginia: “I cattolici sono chiamati da Dio a opporsi alla discriminazione in tutte le sue forme. Nessun convincimento religioso giustifica trattare qualcuno come un cittadino di seconda classe. Siamo fatti tutti ad immagine e somiglianza di Dio. Pertanto, la libertà religiosa non deve avere la meglio sui diritti civili, perché entrambi sono importanti e devono essere protetti in modo uguale”.
L’imbarazzo dei vescovi cattolici
I vescovi cattolici sono stati spesso ambivalenti, nella migliore delle ipotesi, nell’opporsi alla discriminazione. Molto recentemente, due vescovi del North Carolina sono stati finora in silenzio sul passaggio di una legge anti-LGBT in quello Stato. Invece, due vescovi cattolici della Georgia hanno risposto piuttosto positivamente al veto del governatore Nathan Deal alla legge con “licenza di discriminare” dello stesso Stato. In una dichiarazione riportata dal giornale diocesano The Southern Cross l’arcivescovo di Atlanta Wilton Gregory e il vescovo di Savannah Gregory Hartmayer hanno affermato che “non sostengono alcuna implementazione del [Religious Freedom Restoration Act] in modo tale da discriminare qualsiasi individuo” perché la dignità di ogni persona è “la base della libertà religiosa”. Sapendo che il veto del governatore non avrebbe esaurito il dibattito sui diritti civili LGBT e la libertà religiosa, i vescovi hanno aggiunto: “In queste circostanze il generale benessere dello Stato necessita che tutti conoscano rispettosamente le degne motivazioni di ogni parte e progrediscano in un futuro di dialogo che, più del linguaggio legislativo che cambia sempre, si focalizzi su una più grande compassione e misericordia, così che ogni individuo possa sviluppare il suo completo potenziale.”
Molti vescovi dovrebbero riconoscere le violazioni dell’insegnamento della Chiesa sulla dignità umana e la non discriminazione che sono inerenti alle proposte di legge sulla libertà religiosa. Troppi vescovi statunitensi dovrebbero essere dalla parte delle comunità LGBT e invece rimangono, almeno apparentemente, contrari all’uguaglianza per le persone LGBT.
Mentre l’opposizione episcopale al matrimonio omosessuale è stata robusta e ben finanziata, questo nuovo campo di battaglia riguardante le leggi non discriminatorie è meno chiaro, ha scritto Michael Sean Winters del National Catholic Reporter. Winters ha sottolineato un importante sviluppo nel linguaggio del dibattito, che rivela il problema che la società statunitense si trova ad affrontare con queste leggi: “Ma, con tutta la copertura mediatica sulla legislazione e il veto della Georgia, la cosa che dovrebbe davvero fermare per un attimo i vescovi è il fatto che molti organi di informazione ora mettano le parole ‘libertà religiosa’ tra virgolette, come per dire, ‘la cosiddetta’. Un principio fondamentale del nostro sistema costituzionale, che è stato molto utile alla nazione per più di duecento anni, è ora virgolettato. E sì, i vescovi sono in parte responsabili per questo infelice risultato. Ascoltando gli agitatori professionali che danno un’interpretazione estrema della libertà religiosa come se fosse il loro martello, e vedendo così ogni problema come un chiodo laicista, i vescovi sono stati complici di una strategia politica e legale che ha molto poco a che fare con la dottrina cattolica”.
Nell’opinione di Winters, i vescovi sono ad un punto decisivo del loro futuro politico e pastorale che include chiedersi “perché sembra che alcuni di loro abbiano l’intenzione di proibire che gay e lesbiche lavorino per le organizzazioni ecclesiastiche quando ci sono un sacco di altri peccati che non implicano il licenziamento”. Dal 2008 più di sessanta lavoratori di strutture ecclesiastiche hanno perso il lavoro in conflitti correlati al loro essere persone LGBT.
Non c’è giustificazione per il sostegno dei vescovi alla discriminazione. I vescovi dovrebbero ascoltare attentamente ed umilmente i molti cattolici che hanno argomentato il loro sostegno ai diritti civili LGBT con la legge e nei fatti. I vescovi dovrebbero applaudire governatori cattolici come Edwards e McAuliffe che si sono opposti attivamente alla discriminazione e hanno approvato difese non discriminatorie per le persone LGBT. Questa sarebbe davvero una difesa della libertà religiosa.
Testo originale: Two Catholic Governors and Two Bishops Oppose LGBT Discrimination