I silenzi al contrario: parlare o non parlare del Forum di Albano a chi non c’era?
Riflessioni di Marta*, semplicemente una madre
Marco, dopo il suo coming out, praticamente non ha più parlato dell’argomento. In quei giorni è stato molto disponibile a rispondere a tutte le mie domande, con la calma e l’intelligenza che lo caratterizza, aprendosi come mai si era aperto. Poi si è chiuso. Su questo tema.
Di tutto il resto si parla, si discute, si scherza, si ride. Ma della sua omosessualità non si è più parlato. Io ogni tanto glielo butto, come argomento di cui si può, e si dovrebbe parlare. Soprattutto in occasione di eventi nazionali, di trasmissioni televisive sul tema, e cose simili. Lui sorride sornione, ma non parla. Io più di tanto non insisto. Vent’anni sono una età delicatissima, e ogni forzatura della sua intimità da parte mia potrebbe essere vissuta come una intrusione e una violenza. Per cui evito, assolutamente, di forzarlo, se non è necessario. E su questo tema, dopo il suo svelamento, non lo ritengo più necessario. Sappiamo. Io e suo fratello sappiamo quello che ci ha detto. E tanto ci basta.
Però mi piacerebbe sapere di più. Sapere come vive, come sente, come SI SENTE … sono sua madre, ed essere madri è un po’ come averli per sempre nella pancia: ogni sua gioia, ogni suo dolore sono un po’ anche una mia gioia, un mio dolore.
Per questa sua riservatezza estrema, e per il mio estremo rispetto della sua riservatezza non gli ho detto che sarei andata al Forum dei Cristiani LGBT di Albano. Mi ha portato lui in stazione, a prendere il treno, e poi è venuto lui a prendermi. Ma prima di partire io non ho avuto il coraggio di dirgli dove stessi andando. Mi pareva di caricargli dei pesi. Mi pareva che avrebbe potuto sentirsi responsabile del mio viaggio, e non lo volevo. Perchè la mia partecipazione al Forum di Albano è stata una mia liberissima scelta.
Poi al Forum ho avuto occasione di fare tante riflessioni, delle quali vi parlerò anche in altre occasioni. E una di queste riflessioni è stata anche che sarebbe stato bello e giusto dirglielo. Ne avevo parlato con qualcuno al Forum, dicendo che Marco non ne sapeva niente della mia presenza. Mi stonavano le mie parole, mentre le dicevo. E le osservazioni di chi mi ha ascoltato mi sono servite. Perchè non dirglielo? Perchè non usare questa occasione per ribadirgli che la mia disponibilità è davvero aperta? Perchè non fargli capire che la mia ricerca del senso della Parola di Dio ha senso anche nel cercare di comprendere dal di dentro, io eterosessuale, il mondo di questa bizzarra creatura che è la sessualità umana, in tutte le sue varianti?
Già. Se tengo io per prima i segreti e i silenzi, come posso pretendere che lui si fidi ad aprirsi con me?
Così, in macchina, tornando a casa dalla stazione di arrivo, la sera stessa, gli ho detto da dove tornavo.
Come al solito lui non ha commentato. Lui pensa molto prima di parlare. Lo ha sempre fatto. Non mi ha detto niente. È rimasto in silenzio. Gli ho poi mostrato alcune foto fatte al Forum, come testimonianza che era vero quello che gli stavo dicendo. Ha sorriso. Gli è scappato un sorriso. E da quel momento in poi il tono del suo umore ha virato verso la contentezza, verso la piena serenità.
So che ha capito. Gli ho detto che mi avevano invitato gli amici di Gionata, che lui ha conosciuto qualche anno fa, quando era un ragazzino. Già. Perchè quella volta siano stati ospiti di Innocenzo, durante una vacanza a Firenze. Inno è stato gentilissimo con noi tre. É venuto a prenderci in stazione a Firenze, ci ha accompagnato a visitare le zone periferiche di Firenze, e poi ci ha portato anche casa sua e ci ha parlato di Carlo, che però era al lavoro e non lo abbiamo visto. Ma si è parlato di loro due. Con prudenza, ma anche con naturalezza, con normalità.
Nei giorni in cui Marco ha fatto il suo coming out, io gli avevo chiesto se si ricordasse di Innocenzo, e mi aveva risposto di sì, precisando anche che aveva capito bene perchè Innocenzo e Carlo vivessero assieme.
I figli sanno, i figli capiscono. Sono forse io come genitore che ho difficoltà a parlare di questi argomenti, anche quando mi pare di non essere intollerante, di non essere omofoba. Ma in fin dei conti siamo tutti noi immersi in una cultura che è ben lontana dal considerare l’omosessualità come una delle varianti davvero normali della sessualità umana. Se la considerassimo davvero una variante normale della sessualità umana non rimarremmo così stupiti davanti al coming out di un figlio. E durante la gravidanza i sogni sul figlio che nascerà dovrebbero essere più realisticamente inclusivi di tutte le varianti. Ecco, sì: aspetto un figlio. Chissà come sarà? Maschio etero? Femmina etero? Maschio omosessuale? Femmina lesbica? Transessuale? Chi sarà la creatura che porto in grembo?
No, davvero, noi “normali” questa domanda non ce la facciamo.
Diamo per scontato che sarà o maschio o femmina, e in ogni caso etero. Altro non lo prendiamo neppure in considerazione.
Eppure, oggi, so che non avrei potuto fare a meno, nella mia vita, di questo figliolo speciale, dolcissimo, tenero, affidabile, bravo, serio, davvero speciale.
Io non so perchè io stessa abbia tanto timore a toccare questo tema con mio figlio Marco. Non so se sia la volontà di rispettare la sua intimità, oppure una difficoltà mia personale. So però che dirgli che sono stata al Forum dei cristiani LGBT ad Albano, un po’ ha sciolto le difficoltà comunicative che c’erano prima. Come se adesso lui capisse un po’ di più che lo amo, che amo davvero immensamente questo figliolo speciale, come amo immensamente anche l’altro mio figliolo.
Al Forum ho sentito anche di storie di genitori che cacciano da casa i figli che si sono rivelati omosessuali. Al punto che sarebbe opportuno organizzare progetti di accoglienza per loro.
Io davvero non so come sia possibile cacciare di casa un figlio solo perchè omosessuale. È una notizia che mi ha lacerato il cuore. E credo che in questa direzione ci sia ancora tantissimo lavoro da fare. Siamo davvero solo all’inizio di un percorso di cambiamento culturale che dia dignità di appartenenza a tutte le persone, indipendentemente dalle proprie caratteristiche naturali.
Seduta nella sala grande, nei momenti assembleari, guardavo questa marea di ragazzi, perlopiù giovani uomini, ma anche qualcuno più esperto della vita, e qualche giovane donna, e anche la splendida Wanda, che mi ha lasciato una ottima impressione. In questa marea “omo-orientata” in minoranza ero io. Il Minority Stress lo stavo provando io. E ogni tanto fa bene provarlo.
Immaginavo Marco in mezzo a loro. E chissà che un giorno non venga anche lui!
Una volta a casa, in questi giorni, tornata alla mia vita, ho provato a raccontare a qualche persona amica dove ero stata, non solo a Marco. Mi hanno guardato come fossi una specie di extraterrestere. Ma che interesse può avere una persona etero come me a partecipare ad un evento simile? Forse qualcuno mi ha guardato insospettito. Del resto, cosa potevo dire? Mica posso ancora raccontare di Marco, no? E allora, se non ci sono motivazioni personali serie ed obiettive, perchè una donna eterosessuale dovrebbe partecipare ad un evento come il Forum? O ha motivi professionali, di studio, o personali, di parentela. Le altre sono motivazioni che suscitano dubbi. Lo ammetto: mi sono sentita in imbarazzo. Ed ho preferito tacere.
E questo penso sia un segnale che c’è ancora tanto cammino da fare. Assieme.
Sì, amici del Forum, amici di Gionata, amici dei Sentieri di Speranza, amici di Samaria, amici dei vari gruppi territoriali, amici tutti che eravate là, o che avreste voluto esserci: abbiamo ancora tanta strada da fare. Ma tanta tanta. Forse se la facciamo assieme, intendo voi e noi, forse il cammino lo si fa meglio.
* Conosco Gionata.org ormai da anni. È stato il luogo che più ho frequentato in internet per cercare di capire un’altra vicenda fondamentale nella mia vita. Qui ho conosciuto persone molto belle. E ho avuto modo di conoscere di persona anche i webmaster.
Giorni fa, parlando con Innocenzo, gli ho detto che mi piacerebbe scrivere di queste mie vicende su Gionata, ma che non so neppure da dove cominciare, tanto è un groviglio, che non è facile dipanare.
“Fallo a puntate”, mi ha risposto. E allora, se volete, questa può essere una puntata, un po’ diario, un po’ ricordo. Un racconto in itinere. Che un po’ va avanti, e un po’ torna indietro, per cercare di capire, e trovare il filo di una vicenda normale, perché normale è innamorarsi e amare, anche se l’orientamento non è quello normalmente considerato normale. Non ho idea di come andrà a finire, perché si sta ancora svolgendo. E io non ho ancora compreso tutto. Anzi, a volte mi pare di non aver capito niente.