Costruire ponti. Ad Albano Laziale il IV Forum dei cristiani lgbt
Articolo di Valerio Gigante pubblicato su Adista Notizie n° 16 del 30 aprile 2016,p.8-9
Si svolge ogni due anni ed è arrivato ormai alla IV edizione. La cornice è sempre la stessa, la Casa di Accoglienza San Girolamo Emiliani dei Padri Somaschi alle porte di Albano Laziale (a testimonianza di una faticosa ma progressiva cittadinanza che i gruppi di cristiani Lgbt stanno acquisendo anche nella Chiesa istituzionale), la partecipazione sempre numerosissima (stavolta circa 200 presenze) e con una età media assai più bassa di quella che solitamente si riscontranell’associazionismo, nei movimenti e nelle realtà di base cattoliche: è il Forum dei Cristiani Lgbt italiani, che si è svolto quest’anno dal 15 al 17 aprile, organizzato, come nelle precedenti edizioni, con la collaborazione dei gruppi di Cristiani Lgbt italiani, una rete che, dal novembre 2009, unisce singoli, gruppi e realtà locali. La riflessione quest’anno verteva intorno al versetto biblico “Mi hai fatto come un prodigio” (Sal 139,14). E se nelle prime due edizioni del Forum l’accento è stato soprattutto posto sulle difficoltà che vivono le persone omosessuali nelle loro chiese, se nel terzo appuntamento la riflessione si è incentrata sui necessari cambiamenti che la Chiesa cattolica deve fare per accogliere le persone omosessuali, quest’anno nei laboratori si è cercato soprattutto di interrogarsi su cosa concretamente è possibile fare, come laici o consacrati, singoli o gruppi, per favorire l’accoglienza delle persone Lgbt nella Chiesa e provocare il cambiamento della mentalità e degli stili pastorali. Ma anche di dare spazio all’accoglienza e all’ascolto reciproco con gli operatori pastorali delle Chiese locali, che in una lettera ai vescovi italiani i promotori del Forum avevano chiesto di poter incontrare ad Albano.
Che fare, qui ed ora?
Così, quest’anno le attività di lesbiche, gay, persone transessuali cristiane ma anche, per la prima volta, operatori pastorali e genitori con figli Lgbt si sono indirizzate verso attività di tipo più “pratico” o propositivo, oltre che di riflessione e dibattito, e si sono snodate attraverso 4 momenti di preghiera comunitari, 5 testimonianze, 12 workshop, incontri e momenti di preghiera e condivisione.
Il percorso del Forum è iniziato il pomeriggio del 15 con diversi momenti di animazione e 5 “preforum”: per uomini, donne, per giovani cristiani Lgbt (18-35 anni), ed uno specifico per genitori con figli Lgbt. Il giorno successivo è stato caratterizzato, sia la mattina che il pomeriggio, dai workshop di discussione su tematiche che affrontavano i temi del rapporto fede ed omosessualità su piani diversi, rivolgendosi a persone con diversa conoscenza ed esperienza delle realtà ecclesiali e delle questioni teologiche e pastorali inerenti il mondo Lgbt. Si è così discusso, sotto la guida esperta di Gianni Geraci (storico animatore del Guado di Milano) di coming out ed appartenenza ecclesiale (Geraci ha poi anche curato un work-shop sul significato del Giubileo per le persone Lgbt), di “genere” (con Enrico Ragaglia, psicologo e membro del Direttivo della Società Italiana di Psicoterapia per lo Studio delle Identità Sessuali), di “peccato” di genere o “genere” di peccato con Stefano Giannatempo (candidato al pasturato valdese), degli esiti del Sinodo sulla Famiglia e dell’esortazione post sinodale del papa, con il teologo Damiano Migliorini.
Ma anche di “pastorale per le persone Lgbt”, sotto la guida del gesuita p. Pino Piva; e con la partecipazione di una rappresentanza degli operatori pastorali, laici, religiosi e sacerdoti, che accompagnano persone, gruppi o iniziative di accoglienza e inclusione delle persone Lgbt in tante realtà ecclesiali italiane.
La presenza del vescovo di Albano
E a proposito di genitori con figli Lgbt, durante la mattinata di sabato il vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro, li ha voluti incontrare, prendendo parte al workshop condotto da p. Piva e dialogando personalmente con loro e con gli operatori pastorali presenti.
Significativo il momento in cui, rispondendo ad una mamma che chiedeva fino a che punto una persona Lgbt e chi l’accompagna si possono considerare “dentro” la Chiesa, il vescovo ha ricordato che non è evangelico usare termini come “dentro” o “fuori”; piuttosto, ha detto Semeraro, si tratta di accompagnare e integrare le persone a partire dalla condizione di ciascuno. Finiti i lavori dei workshop della mattina, mons. Semeraro si è soffermato qualche minuto in refettorio per salutare tutti i partecipanti al Forum (manifestando peraltro una certa significativa sorpresa quando si è accorto dell’ingente numero di presenze), recitando assieme a loro il Padre Nostro.
Da ognuno dei laboratori del Forum sono arrivate sollecitazioni, contributi e proposte che confluiranno nel documento finale del Forum 2016, tuttora in fase di stesura.
Chiesa, ascoltaci!
Toccante la testimonianza di Michela e Corrado Contini, genitori di tre figli e nonni di cinque nipoti. La scoperta dell’omosessualità di uno dei loro figli ha portato questa coppia, per anni impegnata nella pastorale parrocchiale all’interno della diocesi di Parma, ad interessarsi e approfondire il difficile rapporto tra omosessualità e appartenenza ecclesiale, cercando di lottare contro ogni emarginazione, esclusione, discriminazione che ancora caratterizza l’esistenza di tanti gay e di tanti gay credenti. Fino alla nascita, a Parma, di un piccolo gruppo, chiamato “Davide”, composto da cinque coppie di genitori con figli omosessuali, da coppie e singoli gay ed anche da una persona separata e riaccompagnata, in cui poter condividere desideri, speranze, gioie, timori, sofferenze, ma anche ascoltare, affiancare, sostenere altri genitori con figli e figlie gay o lesbiche o transessuali, o coppie omo-affettive credenti.
All’interno del Forum è stato poi presentato il “Rapporto 2016 sui gruppi di cristiani omosessuali e la pastorale Lgbt in Italia”, che rileva una sostanziale aumento delle presenze di gruppi di gay credenti, le cui attività sono sempre più spesso accolte all’interno delle parrocchie, in alcuni casi seguite da presbiteri cattolici, talvolta anche inserite nella pastorale diocesana. Come per le precedenti edizioni del rapporto, non si tratta comunque solo di tentare di fotografare e descrivere la complessa realtà dei gruppi di Cristiani Lgbt italiani, ma anche indagare su come queste realtà si percepiscono e si rapportano con il contesto ecclesiale e sociale intorno a loro. Il lavoro è frutto della elaborazione di dati ed informazioni raccolte attraverso questionari online rivolti a ogni singolo gruppo di cristiani Lgbt.
Ad essere stata ufficialmente presentata al Forum di Albano è stata anche una nuova associazione, Cammini di Speranza, composta da persone cristiane, di varie provenienze, percorsi, età, orientamento sessuale e identità di genere che si impegnano ad approfondire le tematiche riguardanti la fede e l’omosessualità ed i diritti delle persone Lgbt dentro e fuori le Chiese. La prima iniziativa lanciata da Cammini di Speranza si chiama “#chiesaascoltaci”, una raccolta di storie e appelli alla Chiesa ed ai vescovi pubblicati su Facebook e Twitter a cadenza periodica. La campagna proseguirà per tutto il 2016, l’anno che il papa ha dedicato alla Misericordia.