Sherese. Essere una donna transgender nel cuore dei Caraibi
Intervista di Tasheka Lavann* a Sherese Bramble pubblicata sul quotidiano online Huffington Post Canada (Canada) l’8 dicembre 2015, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Ricordo ancora il giorno in cui entrai nell’aula di informatica del liceo e mi presentai alla professoressa, Sherese Bramble, che allora si chiamava Washington. Ero un’adolescente lesbica e sapevo che condividevamo la bandiera arcobaleno. Anni dopo ho avuto l’opportunità di intervistare Sherese, che ora vive la sua verità nella nazione caraibica di Antigua e Barbuda.
Chi è Sherese?
Sono nata Washington Emanuel Bramble da Rosalind e Thomas Bramble il 5 aprile 1980. Poi ho fatto la transizione e sono diventata Sherese! Molte persone rimangono confuse di fronte a me. Ho una personalità forte, che molti trovano aggressiva, quindi gli uomini spesso traggono l’impressione che io faccia il ruolo del maschio. Ma non è così: è del tutto naturale per me, nella mia relazione, fare la parte della donna. Ho preso medicinali per migliorare il mio corpo, così gli uomini con cui ho una relazione mi vedono e mi considerano come una donna. Detesto quando la gente mi chiama gay. Non lo sono. Mi piacciono gli uomini etero. Mi considero una donna etero che ha una relazione con un uomo etero.
Com’è la comunità trans nei Caraibi?
Qui nei Caraibi la gente ora usa molto il termine “transgender”. Quando eravamo piccoli non sapevamo nemmeno cosa significasse. Qui ad Antigua si danno ai membri della comunità LGBT ogni sorta di nomignoli offensivi, come “antiman” (anti-uomo), poi ne abbiamo adottati molti altri, ancora più offensivi, dai nostri vicini giamaicani, che possiedono un intero vocabolario di nomi per questa categoria di persone, come “battyboy” (pigliainculo), “pussy hole” (buco di fica), “fish” (pesce) etc. Ad Antigua ci sono molti gay, ma pochissime transgender.
Com’è stato il periodo della giovinezza?
Già da bambino mi piacevano le cose da femminucce. Mi piacevano i libri di fiabe pieni di principesse e sirenette. Mi piaceva giocare con le bambole e mia mamma si beccò parecchi insulti per questo, ma fin da quando ero piccolo sembrava essere a suo agio con la persona che ero. Negli anni dell’adolescenza cominciai a coltivare dei sentimenti per i ragazzi. Mi intrufolavo dal giornalaio e guardavo le riviste gay. La gente diceva che ero omosessuale, ma sentivo che questo termine non mi descriveva. Io volevo essere una donna e stare con un uomo.
Quando sei uscita allo scoperto?
In quegli anni mi provavo sempre i vestiti di mia sorella. Non li indossavo mai fuori casa, ma mi sentivo me stessa e a mio agio vestita da donna. Più tardi cominciai a uscire saltuariamente in abiti femminili. Verso i 25 anni cominciai la transizione. Il mio corpo cambiava, acquistai peso e mi crebbe il seno. Indossavo il bikini e la parrucca e andavo sulla spiaggia di Fort James. Lì incontrai questo ragazzo, con il quale tutto cominciò. Mi vide, pensò che fossi una vera ragazza, mi venne dietro. Fu la mia prima relazione come donna trans.
Cosa vorresti che la gente sappia sui membri della comunità transgender?
Ad Antigua i datori di lavoro non riconoscono il diritto di identificarsi con il genere di propria scelta. Le scuole non riconoscono l’identità di genere degli studenti transgender. Conosco una ragazza che frequenta il liceo. Non appena la vedi, riconosci l’uomo trans. Eppure questa giovane viene umiliata e obbligata a vestirsi da donna a scuola. I bagni pubblici non sono attrezzati per le persone transgender. Se le donne trans usano i bagni degli uomini corrono il rischio di essere stuprate o di subire altri tipi di abusi, se usano il bagno delle donne rischiano l’arresto.
A che punto è la transfobia nella società?
In realtà nessuna persona trans è mai stata uccisa ad Antigua. Tuttavia, di recente una donna trans è rimasta cieca da un occhio dopo che un poliziotto l’ha colpita con il calcio della pistola. Il poliziotto non è mai stato punito e i superiori hanno nascosto tutto sotto il tappeto. La transfobia si è incistata in maniera sottile in molti Paesi caraibici. I magistrati non sono abbastanza severi con chi commette crimini contro le persone trans. Non abbiamo nemmeno leggi apposite. Una volta, una donna trans venne aggredita con una grossa pietra e riportò una lacerazione alla fronte. Il magistrato multò l’aggressore di 200 dollari caraibici, equivalenti a 100 dollari canadesi. Aggiungendo la beffa al danno, mise in guardia la donna trans dal mettersi di nuovo nei guai, invece di fare la stessa cosa con l’aggressore.
Qual è stato il punto più basso della tua vita?
Per tutta la mia vita adulta ho lavorato per il Ministero dell’Istruzione, prima come insegnante e in seguito in altri ruoli. Nelle fasi iniziali della mia transizione i miei capi hanno fatto di tutto per liberarsi di me. Ho dovuto tenere duro fino a che si sono decisi ad accettare quello che non potevano cambiare.
Le aggressioni ai danni delle donne trans, in particolare nella comunità nera, sono allarmanti. Cosa ne pensi?
La triste realtà è che questi omicidi non cesseranno mai completamente. Ecco perché i governi dovrebbero emanare leggi apposite e assicurarsi che chi aggredisce le persone trans sia punito con tutto il rigore. Credo che questo sarebbe un grosso deterrente.
Cosa pensi debba accadere perché la comunità LGBT caraibica possa sussistere senza persecuzioni?
Penso che i governi dei Caraibi debbano essere obbligati dalle nazioni potenti come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e il Canada, come anche dalle organizzazioni come le Nazioni Unite, a fare il passo decisivo di emanare leggi che combattano la discriminazione. Dovranno minacciare sanzioni e forse anche invitare i turisti a non visitare i Paesi caraibici che non applicheranno le modifiche. Alla fine questi si troveranno di fronte a una scelta: discriminare i membri della comunità LGBT e rovinare l’economia o porre fine alla discriminazione e vederla fiorire.
* Tasheka Lavann è attivista LGBTQ, cantante e speaker motivazionale, gestisce un canale Youtube ed è blogger su Instagram.
Testo originale: The Life Of A Transgender Woman In The Caribbean