Le nuove forme di apartheid. Quando le chiese escludono in nome di Dio
Riflessioni di Rosa Salamone
Sono molti a non conoscere il nome di Thoroughgood Marshall, poi abbreviato in un piu comodo Thurgood, avvocato afroamericano, impegnato nella causa dei diritti civili in favore della minoranza nera negli Stati Uniti durante la seconda meta degli anni 40 del secolo scorso. L’obiettivo di Marshall fu quello di sconfiggere la sentenza Plessy, vittoria sudista del 1896 davanti alla Corte Suprema, in cui si sentenziava che le strutture separate dell’apartheid degli stati del sud non avevano affatto carattere razziale, ne impedivano il cammino dell’uguaglianza dei diritti tra le persone. Il termine usato dai fautori della sentenza Plessy era “separati ma uguali”, una vera e propria dottrina che trovo’ numerose sponde anche in parecchie chiese protestanti.
Una delle prime cause che l’avvocato Marshall dovette affrontare fu quello di una bambina: Linda Brown. Il reverendo Oliver Brown, padre della bambina, decise di avvalersi dello studio di avvocati capeggiato da Marshall, stanco di vedere sua figlia percorrere giornalmente una lunghissima distanza per arrivare ad una scuola ” di neri”, nonostante la famiglia vivesse nelle vicinanze di una scuola per bianchi.
Il caso arrivo davanti la Corte Suprema. Qui Marshall riusci a dimostrare, grazie ad uno studio di periti e psicologi, che la segregazione provocava effetti negativi sulla salute mentale dei bambini afroamericani. La sentenza della corte tardo vari mesi, ma nel maggio del 1954 il Tribunale Supremo giunse alla conclusione che la separazione razziale nelle scuole provocava disiguaglianza, la qual cosa contraddiceva i principi stessi della Costituzione Americana.
Il caso non sembra avere paragone di fronte alle terribili persecuzioni di cui furono oggetto le persone di colore in quell’epoca, tra cui omicidi, persecuzioni e linciaggi, ma il cammino della reale integrazione arrivo anche attraverso le lotte di Marshall davanti ai tribunali degli Stati Uniti in casi come questi.
Cos’é’ infatti la reale integrazione di una minoranza quando non le si offrono uguaglianza di diritti e opportunita? Solo una falsa integrazione.
Molti, per esempio, furono gli schiavi che continuarono a lavorare per i loro padroni nelle piantagioni di cotone del Sud, l’indomani dell’esito della Guerra di Secessione che li dichiarava liberi.
Non sapevano dove andare, a chi rivolgersi, non possedevano istruzione, i quattro acri e la mula per lavorare promessi dal Governo Federale non si materializzarono mai , poiche la maggior parte dei bianchi degli Stati del Nord si sentivano con la coscienza a posto: avevano affrontato una guerra civile per difendere i diritti delle persone di colore. E tanto bastava.
Si sbaglierebbe a pensare che la storia non sia un ciclo continuo che si ripete, come dichiarava il buon Vico. La dottrina del ” separati ma uguali” trova infatti applicazione anche ai giorni nostri con stranieri, donne, diversamente abili, omosessuali e altro. L’idea e’ sempre la stessa. Trattare apparentemente in modo uguale le persone, quando in realta non esistono leggi concrete che favoriscano la loro integrazione e autonomia. La democrazia infatti non e’ assenza di minoranze ma capacita di coinvolgerle nella vita civile.
Non credo di avere trovato una migliore definizione della antica dottrina “separati ma uguali” di quella data dal cardinale Caffarra, premio Defensor Fidei del 2010, in occasione della temuta decisione che poneva sullo stesso piano singoli individui, famiglie e convivenze nell’accesso dei servizi pubblici locali, tra cui anche coppie dello stesso sesso, mozione che per un momento impegno il consiglio della Giunta Regionale dell’Emilia Romagna, poi respinta, nel novembre del 2009.
Scrisse in quell’occasione Caffarra opponendosi alla decisione: “Parlare di discriminazione in caso di non approvazione non ha senso: se è ingiusto trattare in modo diverso gli uguali, è ugualmente ingiusto trattare in modo uguale i diversi. Non sto dando giudizi valutativi di carattere etico sulla diversità in questione. Sto parlando della logica intrinseca ad ogni ordinamento giuridico civile: la giustizia distributiva è governata dal principio di proporzionalità“.
Dal che si evince, detto in modo piu semplice, che ci sono sempre dei diversi per i quali la tanto conclamata integrazione vale ma fino ad un certo punto. Soprattutto se sono minoranza. Perche’ ne verrebbero conseguenze disatrose.
I sostenitori delle leggi razziste negli Stati Uniti minacciarano a loro tempo la cosiddetta ” dittatura nera” che avrebbe finito con il distruggere la civilta dei bianchi. Caffarra, nel suo appello accorato alla giunta regionale afferma: l’approvazione eventuale (nda. della mozione) avrebbe a lungo andare effetti devastanti sul nostro tessuto sociale.
Il matrimonio e la famiglia fondata su di esso è l’istituto più importante per promuovere il bene comune della nostra regione. Dove sono erosi, la società è maggiormente esposta alle più gravi patologie sociali.
Le spaccature sono di solito le minacce piu agitate da coloro per i quali il vangelo vale ma fino ad un certo punto, come si direbbe perche’ “ognuno sta nel proprio posto”. E di solito qui, bisognerebbe fermarsi a considerare se stare dalla parte dei perseguitati e degli esclusi ha mai provocato adesioni di massa. Se e’ meglio stare con una maggioranza falsamente inegrante o con una minoranza che ha il coraggio di ribadire ogni giorno il vangelo.
Il caso della giunta regionale dell’Emilia Romagna per altro e’ solo uno dei tanti. Basterebbe, per esempio pensare in che modo ancora oggi le donne di solito guadagnino molto meno dei loro colleghi uomini pur svolgendo lo stesso lavoro. O in che modo i diversamente abili ancora oggi non siano veramente aiutati nella piena integrazione all’interno delle nostre scuole.
In che maniera, oppure, gli stranieri vengano trattati in modo diversamente uguale in caso di malattia, alcuni rischiando la denuncia per clandestinita da parte dei medici. Con conseguenze psicologiche ben precise, come l’avvocato Marshall dimostro a suo tempo, danni psicologici che oggi sono conosciuti con il termine di minority stress.
Mi fermo, perche’ il discorso coinvolgerebbe il significato piu’ proprio di democrazia, una democrazia che oggi in Italia come anche in molti altri paesi occidentali conosce nuove forme di apartheid, ghetti per stranieri, locali esclusivamente destinati a gay e lesbiche, diversamente abili confinati in strutture sociosanitarie o nelle proprie famiglie.
Evangelicamente, puo voler dire solo una cosa: amore non e’ falso pietismo che fa vivere di avanzi gli esclusi. In nessun luogo del vangelo si afferma che per i ricchi certe leggi sono piu uguali che per altri. Dove per ricco s’intende chi e’ ricco di diritti e quasi sempre cosi avaro in doveri.