Dopo Orlando. L’orrore della violenza faccia alzare forte la voce
Comunicato di Francis DeBernardo, direttore esecutivo dell’associazione cattolica New Ways Ministry, pubblicata sul blog Bondings 2.0 (Stati Uniti) il 13 giugno 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Le parole non possono esprimere veramente l’orrore, l’angoscia, la rabbia e la repulsione alla notizia dell’omicidio di massa di, come minimo, cinquanta persone nella discoteca gay di Orlando, in Florida. Un’azione di questo tipo dovrebbe instillare in tutte le persone di tutto il mondo l’impegno a far cessare la violenza delle armi e a proteggere la vita delle persone LGBT.
In aggiunta all’angoscia di questa tragedia, c’è la risposta di molti leader cattolici. La dichiarazione iniziale del Vaticano esprimeva il dolore, la condanna e la speranza “che si possano trovare il più presto possibile dei modi per identificare e contrastare effettivamente le cause di una violenza così assurda e terribile…”. Ma il Vaticano non ha fatto riferimento al fatto che questa violenza era diretta contro la comunità LGBT.
Allo stesso modo l’arcivescovo Joseph Kurtz, presidente della Conferenza Episcopale Statunitense, non ha fatto alcun riferimento diretto alla comunità LGBT nella sua dichiarazione, facendo semplicemente notare che l’incidente dovrebbe richiamare le persone ad “una sempre maggiore determinazione nel proteggere la vita e la dignità di ogni singola persona”.
Mentre singoli vescovi hanno reagito pubblicamente alla violenza, fin’ora l’unica dichiarazione di un leader cattolico che menziona la comunità gay e lesbica è quella dell’arcivescovo di Chicago Blase Cupich. Esprimendo il suo cordoglio, l’arcivescovo Cupich ha dichiarato che “le nostre preghiere e i nostri cuori… sono con i nostri fratelli gay e le nostre sorelle lesbiche”. Queste semplici parole non dovrebbero essere difficili per i leader cattolici che parlano di fronte a tanto malvagio orrore. L’arcivescovo Cupich è da lodare per essere una luce nel buio.
Chiaramente, il fatto che il bersaglio sia una discoteca gay mostra che l’omofobia è il maggiore fattore che causa “una violenza terribile e assurda”. Questo attacco sottolinea il fatto che, in tutto il mondo, ogni giorno le persone LGBT affrontano l’oppressione, l’intimidazione e la violenza. Atteggiamenti e comportamenti omofobici e transfobici si trasformano fin troppo spesso in forme di pratiche discriminatorie come abusi verbali, bullismo, detenzione, abusi fisici e sessuali, tortura e morte. In molti casi questa brutalità è sanzionata dai governi e dai capi religiosi che propagano messaggi omofobici e transfobici. Il Vaticano e altri leader ecclesiastici devono parlare chiaramente e in modo definitivo di questi argomenti, nonostante l’insegnamento ufficiale della Chiesa condanni già questi messaggi, pratiche e leggi piene d’odio.
Mentre preghiamo per la fine della violenza delle armi da fuoco e di quella contro le persone LGBT, includiamo nelle nostre preghiere la speranza che i musulmani non diventino vittime di una reazione contro di loro a causa del background religioso di chi ha sparato. Tale risposta è malvagia e senza senso come le violenze perpetrate contro le vittime della discoteca.
La strage di Orlando dovrebbe portare tutti i leader cattolici a riflettere su come il loro silenzio sugli atti e le violenze omofobiche e transfobiche contribuisca a comportamenti che trattano le persone LGBT come meno che umane e meritano una punizione. Questo triste momento della nostra storia dovrebbe diventare un’occasione in cui i leader cattolici affermino chiaramente e ad alta voce, tutti insieme, che gli attacchi contro le persone LGBT devono terminare.
Testo originale: In Orlando’s Wake, Catholic Ministry Calls on Church Leaders to Condemn Anti-LGBT Violence