Matrimonio di piacere, l’amore e la vita nelle pagine di Tahar Ben Jelloun
Intervista a Tahar Ben Jelloun pubblicata sul sito della casa editrice Gallimard (Francia), liberamente tradotta da Marco Galvagno
“Una volta non è abitudine, stasera vi racconterò una storia d’amore, un amore folle e impossibile ma vissuto fino all’ultimo respiro da ognuno dei personaggi. Ma, come vedrete, dietro a questa storia miracolosa ci sono anche molto odio e disprezzo, cattiveria e crudeltà. È normale. La natura umana è così. Ho preferito dirvelo, in modo da non stupirvi più di nulla.”
Che cos’è un “matrimonio di piacere”?
È un contratto di matrimonio a durata limitata, autorizzato dall’islam per i credenti che si accingono a fare un lungo viaggio. Per non avere la tentazione di frequentare prostitute, il viaggiatore contrae un matrimonio temporaneo con una donna rispettabile e le dà una dote. Allo scadere del contratto, il matrimonio finisce di comune accordo e il viaggiatore ritrova la sua legittima consorte. Questo costume esisteva al tempo di Maometto ed è ancora praticato dagli sciiti.
Avevo voglia di raccontare come, a partire da un contratto di piacere, un mercante di Fez, Amir, vivrà cose inaspettate, cioè una vera e propria storia d’amore. Non può più fare a meno di questa donna, una nera senegalese, e decide di portarla con sé in Marocco. Imporrà la sua presenza alla prima moglie bianca, dalla quale ha avuto quattro figli. Com’è prevedibile, andrà a finire male. Ma Amir terrà duro, la moglie bianca scompare, la nera partorirà due gemelli: uno bianco e uno nero.
L’epoca che lei narra sembra intrisa da una certa dolce vita…
È ovvio che l’epoca della schiavitù sessuale aveva una certa dolcezza di vivere per quelli che ne approfittavano, cioè gli uomini, che non si preoccupavano di sapere se le donne soffrivano, se avevano un’anima e un cuore. C’era violenza, ma restava inespressa.
Dopo questa prima parte del romanzo, ambientata negli anni quaranta, la seconda si svolge nel Marocco contemporaneo.
A partire dall’indipendenza del Marocco una nuova società ha visto la luce, ma con una violenza più visibile, più diretta, che è quella del razzismo banale. Il viaggio dal Senegal al Marocco che Salim, il nipote di Amir, compie negli anni Duemila, è molto più drammatico del viaggio di suo nonno, compiuto cinquant’anni prima: siamo in un altro Marocco, più violento, più spaventoso.
Per questa parte mi sono ispirato a quello che ho visto nelle strade di Tangeri tra il 1990 e il 2015. I subsahariani arrivavano in massa per cercare di attraversare lo stretto di Gibilterra e andare in Spagna; non riuscendovi, restavano a girare e mendicare nelle strade di Tangeri. Sono così numerosi da essere diventati un vero e proprio problema per la società marocchina. Ne sono stati regolarizzati più di ventimila.
Lei tratta anche il tema delicato del posto di un ragazzo con la sindrome di Down all’interno di una società tradizionale.
Quand’ero giovane c’era un ragazzo Down nella strada dei miei genitori. Girava, entrava nelle case, pranzava con gli uni e con gli altri tranquillamente. Nessuno lo cacciava via, nessuno diffidava di lui. La società marocchina non respinge i disabili. Per loro sono angeli di passaggio. Per creare il personaggio di Karim mi sono ispirato a mio figlio Amine, a cui il libro è dedicato. Amine è arrivato come una vera luce. Ho scoperto che è una persona eccezionale, che non sa cosa sia il male, conosce solo il bene, l’ottimismo, il sorriso, la luce e il sole. È molto raro, sono persone preziose ed è per questo che nel romanzo Karim svolge un ruolo fondamentale dall’inizio alla fine.
Alla fine è un racconto crudele…
Sì, perché alla fine il razzismo è crudele, nessuno può sfuggirvi. Nato da una storia d’amore, uno dei due gemelli conoscerà il rifiuto. Il suo gemello bianco avrà successo, piacerà alle donne, farà fortuna. Il nero avrà una vita mediocre, costellata di insuccessi e di drammi e andrà ancora peggio per suo figlio Salim, che morirà al posto del padre. Questo romanzo è una storia fantastica, in cui purtroppo nulla è inventato.
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Tahar Ben Jelloun, Le mariage de plaisir, Éditeur Gallimard, 2016
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Testo originale: Le mariage de plaisir de Tahar Ben Jelloun. Entretien