La visita di Benedetto XVI in Inghilterra vista dagli inglesi
Riflessioni di Sam Leith e vignetta tratte dal Evening Standard (Gran Bretagna) del 6 Settembre 2010, liberamente tradotte da Fabio
Credo si possa convenire che la papamania non sta esattamente infervorando l’inghilterra in attesa della visita di Sua Santità questo mese.
Quattro persone su cinque dicono di non avere “alcun interesse personale” nella visita del Papa, e un numero simile di intervistati è critico sull’uso di denaro pubblico per pagare la visita.
Diversi sono gli atei illustri che lo vorrebbero fare arrestare per crimini contro l’umanità e una grande coalizione di gruppi di interesse, dai fondamentalisti islamici agli attivisti per i diritti gay, vorrebbero vederlo bersagliato da uova o peggio, e anche i fedeli non sembrano molto entusiasti.
Gli organizzatori di una tutt’altro che esaurita manifestazione in onore della beatificazione del cardinale Newman hanno “dato la colpa della partecipazione deludente alla mancanza di autubus per i pellegrini e all’orario di partenza fissato alle 6 del mattino richiesto per assistere alla cerimonia di beatificazione”.
Se le persone arrivano anche a trascorrere 48 ore su un marciapiede per l’uscita dell’iPhone, la pretesa del Papa di avere il monopolio sulla vita eterna non è molto convincente se basta un partenza alle 6 del mattino per scoraggiarle.
Quindi la maggior parte di noi sono indifferenti o attivamente ostili alla visita papale.
Personalmente, preferirei avere mal d’orecchie alla visita del papa.
Mi sembra già sufficientemente ingiusto che le tasse siano usate per finanziare scuole religiose, senza dover pagare per questo eccentrico signore con un ridico cappello in testa a sfilare qui e là, salutando auditorium mezzi vuoti.
Ma i miei sentimenti personali, e quelli dei partecipanti ai sondaggi, non importano. Le nostre relazioni diplomatiche con altri paesi non sono di competenza dei sondaggisti.
E che si tratti di un pontefice o privato cittadino, chiunque di fronte a minacce credibili per la loro sicurezza in questo paese merita la protezione della polizia. Come nel caso di Rushdie.
Il problema qui è, per così dire, a monte: è che il Papa è un capo di Stato, in primo luogo. Abbiamo da ringraziare Benito Mussolini per questo.
Significa non solo che il suo status religioso e diplomatico coincidono ma che “l’immunità diplomatica” può mettere la parola fine sulle speranze di metterlo in arresto.
Ma non sono i costi di polizia il vero problema. Questi saranno divisi tra la Chiesa cattolica e il Governo, con i contribuenti che possono essere spennati in caso di necessità. “E’ chiaro che la chiesa farà fronte a tutti i costi che sono giustamente di sua competenza”, dice un portavoce.
Va bene. Ma quali aspetti della visita non sono giustamente di competenza della Chiesa? E’ una pura e semplice finzione che la visita del Papa non abbia nulla a che fare con la nostra diplomazia nazionale.
Mettiamo da parte le nostre opinioni morali sulla chiesa cattolica. Quali sono i nostri interessi nel commerciare col Vaticano? Quali sono le affinità culturali e scientifiche?
Se queste domande vi sembrano ridicole, siete a metà strada per rispondere alla domanda se sia giusto trattare il Papa come un leader politico. Il Vaticano è una nazione finta. Trattarla come una vera e propria è da stupidi.
Testo originale: This papal visit is hardly in the national interest