“La Chiesa si deve scusare con i gay”. Papa Francesco fa eco al Cardinale Marx
Rassegna stampa a cura di Luca B.
Mentre era di ritorno dal suo viaggio in Armenia il pontefice ha rilasciato una lunga intervista dove ha risposto, senza troppe perifrasi ai quesiti dei giornalisti. Come accadde a luglio di tre anni fa, Francesco è tornato a soffermarsi sui gay a partire dalle dichiarazioni del Cardinale Marx:
Nei giorni scorsi il cardinale Marx parlando a Dublino ha detto che la Chiesa cattolica deve chieder scusa alla comunità gay per aver marginalizzato queste persone.
«Io ripeto il Catechismo: queste persone non vanno discriminate, devono essere rispettate e accompagnate pastoralmente. Si possono condannare, non per motivi ideologici, ma per motivi di comportamento politico, certe manifestazioni troppo offensive per gli altri. Ma queste cose non c’entrano, il problema è una persona che ha quella condizione, che ha buona volontà e che cerca Dio. Chi siamo noi per giudicare? Dobbiamo accompagnare bene, secondo quello che dice il Catechismo.
Poi ci sono tradizioni in alcuni Paesi e culture che hanno una mentalità diversa su questo problema. Io credo che la Chiesa, o meglio i cristiani perché la Chiesa è santa, non solo devono chiedere scusa come ha detto quel cardinale “marxista”… ma devono chiedere scusa anche ai poveri, alle donne e ai bambini sfruttati, devono chiedere scusa di aver benedetto tante armi, di non aver accompagnato tante famiglie. Io ricordo da bambino la cultura cattolica chiusa di Buenos Aires: non si poteva entrare in casa di divorziati. Sto parlando di ottant’anni fa. La cultura è cambiata e grazie a Dio, come cristiani, dobbiamo chiedere tante scuse, non solo su questo: perdono Signore, è una parola che dimentichiamo.
Il prete “padrone” e non il prete padre, il prete che bastona e non il prete che abbraccia e perdona… ma ce ne sono tanti santi preti cappellani negli ospedali e nelle carceri, ma questi non si vedono, perché la santità ha pudore. Invece la spudoratezza è sfacciata e si fa vedere. Tante organizzazioni, con gente buona e gente non tanto buona. Noi cristiani abbiamo anche tante Terese di Calcutta… Non dobbiamo scandalizzarci, questa è la vita della Chiesa. Tutti noi siamo santi perché abbiamo lo Spirito Santo ma siamo tutti peccatori, io per primo».
In questo contributo possiamo notare come le riflessioni di papa Francesco stiano a poco a poco cambiando la prospettiva della Chiesa a partire da quelli che sono i testi fondamentali della Chiesa Cattolica quali il suo Catechismo, ponendo l’accento sulla condizione di discriminazione e di svantaggio nella quale i gay si sono ritrovati in passato, il pontefice desidera chiedere scusa a tutte quelle persone che sono state tra gli ultimi dentro la Chiesa.
Una cosa è chiara ormai, che la discriminazione delle persone in base alla loro natura trova sempre meno spazio all’interno degli ambienti ecclesiali, è in fase di maturazione questo dibattito iniziato con il Sinodo straordinario e che porterà sicuramente, con il tempo dovuto, ad un dibattito più maturo e condiviso da parte di tutti.
Come scrive il teologo D. Migliorini a proposito deell’enciclica Amoris Laetitia “Quando la maturazione è condivisa l’aggiornamento diventa inevitabile, come abbiamo visto in questo esempio, non obietta praticamente nessuno: la rivoluzione è percepita come un ritorno all’origine, un riscoprire un deposito di verità che prima era in parte nascosto. Questo può essere un esempio illuminante sul percorso – realistico, ma anche speranzoso – che attende la teologia riguardo alle persone omosessuali.”
Fonte principale: Vatican Insider (La Stampa)