Le persone omosessuali e la metafora dell’armadio
Articolo tratto dal blog cultura lesbiana (Cile) del 4 settembre 2008, liberamente tradotto da Pina
L’armadio è una metafora psicoanalitica in riferimento alla parte subcosciente o incosciente della nostra mente, nella quale “si custodiscono” i ricordi a lunga durata, i pensieri più nascosti, i conflitti non risolti, ecc. Generalmente, si usa in riferimento a qualcosa dell’identità o degli interessi di una persona che desidera mantenere il riserbo e il segreto. A livello sociologico, l’armadio si riferisce allo spazio sociale in cui ha luogo la gestione del problema della propria identità sessuale. La metafora dell’armadio è totalmente legata all’idea di uscita dall’armadio, con la quale si rivela la propria identità criticata. L’armadio si associa, di solito, ad un orientamento sessuale non rivelato o segreto.
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Storia della metafora dell’armadio in riferimento alla sessualità
L’espressione “stare nell’armadio”è stata impiegata per descrivere il segreto applicato alla propria condotta o orientamento sessuale, in special modo all’omosessualità e alla bisessualità, includendo anche i transgenere o transessuali. Stare “nell’armadio” è qualcosa di più che essere discreti o riservati, è un “rifugio con cambiamenti esistenziali”, in cui i gay, lesbiche, bisessuali e trans nascondono la propria sessualità/identità nei campi più importanti della vita: famiglia, amici e lavoro. Alcuni, addirittura, danno rassicurazioni sulla propria eterosessualità quando viene loro chiesta direttamente. “L’armadio ha il potere di modificare la forma di vita di un individuo e ciò ha fatto sì che l’omosessualità si sia trasformata in un dramma significativamente personale, sociale e politico nell’America del XX secolo” (Seidman 2003, p. 25).
“Forse la dominazione eterosessuale ha una storia lunga, ma l’armadio no” (Chancey, 1994). L’armadio risale agli Stati Uniti post-guerra degli anni ’50, quando, in modo deliberato e aggressivo, aumentò la forza dell’eterosessualità. Secondo David Tettke, “la parola armadio fu usata per la prima volta per indicare un segreto o qualcosa di insospettato già nel 1600, ma non in relazione alla sessualità di una persona. Si iniziò ad usare l’espressione “stare nell’armadio” più o meno nello stesso periodo e significava mantenere qualcosa segreto o nascosto agli altri. “Caso d’armadio”, “regina dell’armadio” o “omosessuale nell’armadio” erano espressioni usate a metà del XX secolo in riferimento a qualcuno che stava nascondendo la propria omosessualità agli altri. Modi di dire simili di quest’epoca erano quelli di “frutta in scatola” o “regina secca”, che ora non si usano più.
“Negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale, i gay non parlavano di uscire da ciò che noi chiamiamo “l’armadio gay” , piuttosto di entrare a far parte di ciò che denominavano “società omosessuale” o “mondo gay”, un mondo né piccolo, né isolato, né….tanto nascosto come implica l’idea di armadio” (Chauncey 1994, enfasi aggiunta). Di fatto, “impiegare il termine armadio in riferimento ai tempi passati, come gli anni delle decadi 1920 o 1930, potrebbe risultare anacronistico” (Kennedy, 1996, pp. 25 e 214).
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Connessione tra l’armadio e le nevrosi
Sia la ricerca scientifica che la cultura popolare hanno affermato l’idea che esiste una relazione tra “stare nell’armadio” e le nevrosi. Nel 1993, Michelangelo Signorile scrisse “Queer in America” (ristampato nel 2003 dall’Università del Wisconsin, ISBN 0-299-19374-8), nel quale esplorò in profondità il danno causato tanto agli individui “nell’armadio” quanto alla società in generale.
Signorile promosse la pratica dell’outing: rivelare pubblicamente, con o senza intenzione, l’orientamento sessuale o l’identità di genere di un’altra persona che desidererebbe mantenere segreta questa informazione. A volte, l’outing si usa unicamente per danneggiare la reputazione di una persona, per cui egli fu molto polemico al riguardo. Alcuni attivisti sostengono che l’ “outing” sia appropriato e legittimo in certi casi (per esempio, quando l’individuo lavora attivamente contro i diritti LGBT). I modelli classici di sviluppo dell’identità sessuale (come Dank, 1971; Cass, 1984; Coleman, 1989; Troiden, 1989) e, specialmente, i modelli di identità di Cass, hanno trasmesso quest’idea alle scienze sociali.
Nelle prime fasi del processo di uscita dall’armadio, gli omosessuali vengono etichettati come confusi e a disagio nella società. Solo attraverso questo processo, secondo i modelli, ci si può trasformare in un omosessuale ben adattato e determinato. Inoltre, è palese che gli individui nell’armadio corrano maggiori rischi di suicidio.
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Uscire dall’armadio
Uscire dall’armadio o dall’armadietto (termine più frequente in America) è un modo di dire che, in merito alle persone, significa “dichiarare, in maniera volontaria e pubblica, la propria omosessualità”. Quando, invece, non è volontaria, si usa l’espressione anglosassone outing. In seguito, il significato è stato esteso ad altri campi e situazioni e si usa come sinonimo del rendere pubblico, e riconoscere con orgoglio, qualcosa che veniva tenuto nascosto e che, a livello sociale, può essere considerato vergognoso.
L’espressione uscire dall’armadio si oppone a stare nell’armadio (mantenere segreto l’orientamento sessuale e, perfino, negarlo socialmente). Lo stato successivo all’uscita dall’armadio è descritto come stare fuori dall’armadio.
Tenendo conto che, secondo alcuni studi, dal 5 al 10% circa della popolazione è gay, in un Paese come la Spagna potrebbero esserci dai 2 ai 4 milioni di persone con questa sessualità. Tuttavia, è difficile, se non impossibile, ottenere una statistica esatta in quanto la metodologia utilizzata per elaborare questi dati viene messa in discussione. Fino alla fine del XX secolo era normale che le persone non uscissero dall’armadio finché non si sistemavano in maniera indipendente o non smettevano di vivere con i genitori senza dipendere da loro economicamente. Con l’approvazione in Spagna della Legge sui matrimoni omosessuali (e l’apparente riconoscimento e accettazione dell’omosessualità da parte della società del XXI secolo), è più facile uscire dall’armadio senza temere il rifiuto degli altri.
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*Oggi molti gay e lesbiche escono dall’armadio durante l’adolescenza, benché non tutti siano accettati dalle proprie famiglie. Studi pubblicati nel 2007 mostrano che quasi la metà dei ragazzi che vivono per strada negli Stati Uniti sono gay cacciati di casa dai genitori una volta scoperto il loro orientamento sessuale. Finora non esistono studi simili nei paesi di lingua spagnola (ndr e in Italia).
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Testo originale: El armario