Eyes Wide Open. Essere ebreo e omosessuale è essere se stessi
Articolo di Tim Madesclaire pubblicato sul mensile Tetu (Francia) il maggio 2010, pp.149-150, liberamente tradotto da Roberto D.
David C. Barrot e’ il coproduttore del film Eyes Wide Open (Tu n’aimeras point, 2009) che affronta il tema del confronto tra l’omosessualità e il giudaismo ortodosso. Un ritorno alle origini.
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Raccontaci la genesi del film “Eyes Wide Open”
E’ Rafael Katz, il produttore, che nell’autunno del 2006, mi parlò di questo progetto. La storia di un macellaio nella comunità ultra ortodossa di Gerusalemme, Aaron, padre di famiglia, che si innamora del suo giovane apprendista, Ezri, per di più studente in una YESHIVA (scuola talmudica).
La storia era per me! Sono ebreo, sono gay, questo film avrebbe sicuramente raccontato qualcosa anche di me. Haim Tabakman, il regista, ha pronunciato questa piccola frase che per me è stata il faro che ci ha guidati nella realizzazione: “Il film, dovrà essere il più possibile vicino al peccato, e il più possibile vicino a Dio”.
Abbiamo tutti in mente le immagini del peccato e del divino, e ciò che è peccato per il nostro vicino, può non esserlo per noi. Ciò che il film vuol dire è che essendo più vicini al peccato, si è anche molto più vicini a se stessi, quindi vuol dire che quando è così siamo anche più vicini al divino. Se LUI ci ha già accettati, gli uomini su questa terra dovrebbero a loro volta accettarci per come siamo.
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Nel giudaismo, il discorso sull’omosessualità è lo stesso che ritroviamo nei cattolici e in alcuni mussulmani, e cioè che si può essere omosessuali, ma che non si può praticare?
E’ molto più complesso. Nei testi, si dice che il sesso tra uomini è un abominio. Ma nel giudaismo, ci sono delle interpretazioni e delle discussioni sui testi biblici, infatti ci sono diverse correnti di pensiero. C’è una scissione tra i tradizionalisti rappresentati in Francia dal Concistoro e il movimento liberale, di cui faccio parte, comparso in Germania alla fine del 19 secolo in contrapposizione al movimento cassidico.
Questo movimento liberale, per pragmatismo, sa contestualizzare la tradizione al nostro tempo, senza rimettere in discussione i fondamenti. Noi leggiamo i testi, senza dimenticare le origini ancestrali che riflettono uno schema sociale antico dove era fondamentale la sopravvivenza e crescita del popolo.
Oggi giorno, non c’è più questa necessità e preoccupazione. Ciò che era imbarazzante nella pratica sessuale tra uomini, era che in quegli atti mancava la procreazione, e non solo.
Non c’è niente di detto per quanto riguarda l’omosessualità femminile. Allo stesso tempo non rivolta alla procreazione. In effetti, c’era anche l’idea del seme che non andava sprecato. Oggi quei testi sono stati rivisitati.
Ci sono rabbini omosessuali, negli USA. Uno di loro, Ron Yossef, che ci ha fatto anche da consulente per il film, ha persino creato un movimento religioso LOUBAVITCH. Si è esposto pubblicamente dichiarando “Sono ebreo, sono Loubavitch e sono omosessuale”.
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Perché avete ambientato la storia del film presso gli ortodossi, cioè coloro che sono i più integralisti?
Volevamo affermare che anche in un universo cosi chiuso come quello ortodosso, l’omosessuale esiste. Dunque se esiste in quel contesto, ciò vuol dire che esiste dappertutto. Per contrastare l’idea che l’omosessualità è contro natura, il film dice che l’omosessualità è nella natura delle cose. Se si accetta ciò, le cose diventano più semplici.
Abbiamo voluto, in qualche modo, impiantare l’omosessualità in un santuario di santità! In un certo modo il film dice che Ezri è stato inviato da Dio e che non è tanto sull’idea della prova che intravede Aaron, ma più sull’accettazione di sé.
Nel Talmud, c’è un passaggio che dice che nel mondo che ci attende, la domanda che mi ci toccherà non è perché non sei diventato il nuovo Profeta, ma perché non sei stato te stesso? La domanda nell’ebraismo, è molto spesso questa: ‘sii te stesso’. Dopotutto, in ebraico prova e miracolo hanno la stessa radice etimologica…
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Titolo originale: Etre juif, c’est etre soi