Noi genitori di fronte al coming out dei nostri figli
Articolo di Barb Chandler tratto da Perspectives (Stati Uniti), vol.1, N.2, del 15 maggio 1996, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Immaginate che vostro figlio o vostra figlia adolescente un giorno vi dicano di essere gay o lesbica. Improvvisamente siete messi davanti ad un cambiamento che non siete in grado di affrontare come genitori. Siete entrati in un mondo alieno, un mondo in cui non avreste mai pensato di rimanere coinvolti. Cosa vi aspettate? Quali sono alcune delle questioni che si devono fronteggiare essendo genitori di un gay o di una lesbica? Ci vuole tempo per accettare l’omosessualità di un figlio ed educare se stessi a proposito.
La notizia inizialmente arriverà come uno shock, anche se c’era già un sospetto, sarete sconvolti. Non avreste mai potuto pensare che uno dei vostri figli fosse omosessuale. Pianti, arrabbiature, perdita di fiducia, farne una malattia. Prendetevi il tempo per riorganizzare i vostri pensieri e i vostri sentimenti, prima di iniziare a concentrare il vostro essere genitori sull’avere un figlio gay o una figlia lesbica. Dopo esservi ripresi dallo shock di questo annuncio, avrete bisogno di iniziare ad affrontare alcune domande in cui i genitori di gay e lesbiche si trovano coinvolti:
– “Perché lui/lei me lo ha detto?”.
– “Perché mio/a figlio/a è omosessuale?”.
– “L’omosessualità è una malattia mentale?”.
– “La terapia (di riorientamento) può cambiare l’orientamento sessuale?”.
– “Cosa dobbiamo dire a famiglia e amici?”.
– A chi posso rivolgermi per trovare aiuto?”.
È ragionevole credere che vostro figlio o vostra figlia si siano confidati con voi perché vi vogliono molto bene e vi rispettano. Condividere con voi questo aspetto di loro stessi è importante per la loro salute mentale. Gli psichiatri hanno provato che questo processo, definito ‘coming out’, è fortemente correlato ad un accomodamento psicologico.
Quanto più è positiva l’identità gay o lesbica, migliore è la salute mentale e più alto è il grado di autostima. Non c’è una semplice ragione per cui una persona sia omosessuale, come non c’è una semplice ragione per cui una persona sia eterosessuale.
Molti ricercatori condividono l’idea che l’orientamento sessuale si formi, per la maggior parte della gente, in età molto giovane attraverso complesse interazioni di fattori biologici, psicologici e sociali.
I gay e le lesbiche si trovano in qualunque contesto culturale, razza, religione e nazionalità. Hanno i lavori più disparati e vivono in ogni parte del Paese.
Nel luglio 1994 l’Associazione Americana degli Psicologi ha realizzato un documento che stabilisce che l’omosessualità non è né una malattia mentale né una depravazione morale. “È semplicemente il modo con cui una minoranza di popolazione esprime il proprio amore e la propria sessualità.” Alcuni terapisti che hanno intrapreso la terapia di (ri)conversione, cambiando l’orientamento da omosessuale a eterosessuale, dicono di aver cambiato l’orientamento sessuale dei loro clienti.
L’Associazione Americana degli Psicologi stabilisce che: “un’attenta valutazione dei loro comunicati indicano diversi fattori di dubbio; molte delle loro affermazioni arrivano da organizzazioni che hanno una prospettiva ideologica nei confronti dell’orientamento sessuale invece che da ricercatori e psichiatri; i trattamenti e i loro risultati sono poco documentati e la durata del periodo (di tempo) in cui i clienti sono seguiti (dopo il trattamento) è troppo breve.”
Nel 1990 l’Associazione Americana degli Psicologi ha stabilito che “l’evidenza scientifica non mostra che la terapia di conversione funzioni e che questa può ingenerare più danni che altro.” Non dovreste confidarvi con nessun altro membro della famiglia senza il permesso di vostro figlio dal momento che della sua vita di cui state parlando.
Se ve ne danno il permesso, non dovreste dirlo a nessuno senza aver raggiunto la capacità di non stare sulla difensiva circa l’omosessualità dei vostri figli; fino a che saprete gestire positivamente i vostri sentimenti piuttosto di comunicare la vostra infelicità o dubbi agli altri.
È molto utile parlare con persone che sono al di fuori della vostra situazione. La consapevolezza che ci sono altri genitori che sono passati attraverso una situazione simile alla vostra, vi aiuta a sapere che non siete soli e vi fa conoscere persone empatiche che possono aiutarvi a chiarire i vostri pensieri e i vostri sentimenti.
Comunque, quando siete pronti a condividere i vostri sentimenti con qualcuno al di fuori della famiglia, una risorsa che può essere di aiuto ai genitori che hanno un figlio gay o una figlia lesbica è il PFLAG (Parents and Friends of Lesbians and Gays; Genitori e Amici di Lesbiche e Gay l’associazione controparte americana dell’italiana AGEDO). La PFLAG ha sedi in molte delle maggiori città.
I risultati hanno bisogno di tempo. Non disperate. Diventerete un padre o una madre più saggi con capacità genitoriali molto importanti. Non avreste mai potuto pensare di aver bisogno di queste capacità, comunque, attraverso il (vostro) controllo, siete diventati genitori più forti…
.
Testo originale: My Child is Gay