Sei omosessuale! Se il tuo cuore ti condanna, Dio non lo fa
Testo tratto dal sito Devenir un en christ, associazione di cattolici omosessuali francese, liberamente tradotto da Giovanna Vallone
Ho atteso, atteso il Signore: si è chinato verso me, ha ascoltato il mio grido, mi ha tirato fuori dalla fossa di perdizione (Ps 40, 2)
Una prima reazione: L’intera Bibbia parla di un Dio d’Amore che non cessa di amare l’uomo, qualsiasi cosa egli faccia. Un Dio buono, che comprende, che ha voglia di averci al suo fianco per la Vita eterna e che aspetta solo che noi lo teniamo presente nella nostra vita. È per questo che, quando ci presenteremo davanti a lui, la sola domanda che ci porrà, sarà: «Hai amato? », e non «Hai seguito il catechismo? ». Certo, il catechismo è utile poiché ci offre un quadro che ci aiuta a indirizzare la nostra vita, ma non determina la nostra vita eterna. Invece, l’amore è una condizione essenziale. «Perciò, io ti dico: i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui a cui poco è perdonato, poco ama». (Luca, 7, 47)
Una precisazione necessaria: Bisogna esser precisi con le parole: In quanto ad orientamento sessuale, l’omosessualità non dipende dalla nostra volontà, non c’entriamo affatto, è solo una condizione., quindi non un peccato. È per questo motivo che la Chiesa cattolica può dire nel suo catechismo che accoglie le persone omosessuali con rispetto, comprensione e delicatezza. Quindi insistiamo: essere omosessuali non ha niente di condannabile agli occhi del Signore.
Un atto omosessuale, è diverso: siamo liberi di compierlo o no, è in gioco la nostra volontà, quindi potrebbe esserci il peccato. Ma non è così semplice. Ci sono molte condizioni che determinano se un atto è colpevole o no.
Dunque come sapere se il mio comportamento omosessuale è colpevole o no? In generale, per parlare di peccato grave, occorrono diverse condizioni, in particolare, queste:
– Che si tratti di un atto effettivamente grave, oggettivamente e non ciò che si immagina come tale.
– Avere una cattiva intenzione, in altre parole, aver l’intenzione di comportarsi male e peccare (è la differenza, per esempio, tra ferire qualcuno inavvertitamente o con la volontà di fargli del male). Questa cattiva intenzione non è così frequente.
– Avere totale libertà di scelta (ad esempio, se si obbliga qualcuno ad uccidere, quest’ultimo non è libero, di conseguenza, non è neanche un assassino).
Nel caso particolare degli atti omosessuali: non siamo stati noi a scegliere il nostro orientamento sessuale oppure lo stesso orientamento sessuale ha un’influenza sulla nostra psiche e la nostra libertà può esserne ridotta. Il signore, infatti, non osserva alla lettera la legge, ma conosce tutti gli annessi e i connessi, ciò che ci determina, ciò che ci ha influenzati, il peso delle abitudini, le possibilità ed impossibilità avute per agire in altro modo, il tempo che ci occorre per cambiare, ecc. Quindi, prende in considerazione non un atto, ma il nostro cuore.
Infatti, il peccato non si situa là quanto piuttosto nel modo in cui agiamo e gestiamo la nostra sessualità in generale, sia essa omosessuale o eterosessuale. Fare gli stupidi, fare qualsiasi cosa del proprio corpo, trattare l’altro come un oggetto, questo non nobilita, ma si inserisce piuttosto nella dimensione del peccato. D’altronde, non ne siamo fieri, in generale…Ma non è per questo che si è condannati!
Al contrario, avere una vita davvero di amore in cui ci si dona all’altro, si desidera la sua felicità, si perdona, si è fedeli, ecco ciò che davvero nobilita l’uomo. Non si tratta di peccato, ma di crescita, pian piano, verso ciò che ci chiede il Signore. Questo, ovviamente, non si fa in un giorno, ma occorre del tempo. Il Signore lo sa molto bene e ci lascia il tempo di progredire.
Un buon insegnamento per concludere: Anche quando il nostro comportamento omosessuale si inserisce nella sfera del peccato, il Vangelo ci fornisce un grande insegnamento: morendo sulla croce per noi, Gesù ci ha salvati tutti, una volta per tutte. L’ha detto lui stesso: “Non sono venuto per giudicare il mondo, ma per salvarlo” (Jn 12, 47)
Ci ha anche dato un esempio concreto: Gesù, morendo, dice ad un uomo: “Oggi, sarai con me in paradiso”. Di chi si tratta? Di un assassino, crocifisso assieme a Gesù! Semplicemente, si è rivolto verso il Signore, gli ha detto “Ricordati di me”… e questo è stato sufficiente per lavarlo da tutti i peccati, regalargli l’innocenza per la quale è stato creato. Gesù non gli ha chiesto niente. Non si è trattato di inferno, ma solo di paradiso.
Quindi, in conclusione: non siete condannati, vi basta solo rivolgervi sempre con fiducia verso il Signore.
“Se il tuo cuore ti condanna, Dio è più grande del tuo cuore e conosce ogni cosa” (1 Giovanni 3, 20).
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Testo originale: Je suis homosexuel : suis-je damné ?