La festa dell’Assunzione di Maria, un invito a rendere le nostre vite un’ascensione
Riflessioni di Bernard Devert pubblicate sul sito Témoignage Chrétien (Francia) il 15 agosto 2016, liberamente tradotte da finesettimana.org
Maria, secondo il poema di Dante, nobilita la nostra umanità per portarci verso le vette. Le raggiungeremo? Non lo so, ma mettersi in movimento per salire è già un’apertura che trasforma la vita dandole un senso.
La vetta non è il cielo, che non è un luogo. Non si va in cielo, si diventa cielo nella prospettiva di quel grande poeta spirituale che fu Maurice Zundel, che dice che il cielo è il cuore. Un’espressione che sorprende, ma l’amore scompiglia sempre le idee che rinchiudono. Ricordiamo padre Jacques Hamel, pugnalato, mentre il suo amore è disarmante come Colui che celebrava. Facciamo memoria dell’impegno di padre Massimiliano Kolbe, deportato ad Auschwitz, che su quel luogo d’inferno fece sorgere il cielo nel senso di Zundel: delle SS riuniscono in colonne degli uomini, i più deboli dei quali vengono mandati nei forni crematori. Un padre di famiglia viene scelto per essere gettato nella fornace. Allora, un fratello di San Francesco esce dalla fila, affronta il boia e prende il posto di quel padre. Una morte accettata, donata, per-donata al di là della barbarie il cui orrore eguaglia solo la bestialità di pensare di poter annullare la vita: invece la vita, quando viene donata, non sarà mai rubata, è irraggiungibile, inviolabile. Magnifica, questa traversata delle tenebre diventa un’ascensione, oserei dire un’assunzione.
Salire verso le vette… Saper lasciare le sicurezze per snidare l’indifferenza assassina, rendersi conto che tra l’omicidio psicologico e l’omicidio reale c’è solo una differenza di circostanza, come mostra la parabola del Buon Samaritano. Il levita e il prete si spostano dall’altro lato della strada per non dare assistenza all’uomo ferito. Maria per i cristiani, Myriam per i nostri fratelli musulmani, continua ad invitarci a vivere dei cammini interiori. Lei che, nella sua maternità dell’essenziale, traccia dell’eterno, ci aiuta a salire, non per guardare la realtà dall’alto, ma per inserirci in spazi di tenerezza. Nelle ore difficili che attraversiamo, è urgente rischiare questo atteggiamento per comprendere che il nostro prossimo è colui a cui prestiamo attenzione. Con gioia, mettiamoci insieme a costruire ponti affinché il carattere sacro della vita non sia rinchiuso da muri. Non accettiamo che persone prive di autonomia, isolate e senza risorse, si trovino senza sostegno alla sera della loro esistenza. Rifiutiamo la realtà di migliaia di persone che cercano invano un alloggio. La fraternità non è una parola vuota, è fonte di energia per lanciarci verso cieli illuminati dalla generosità e dalla responsabilità.Non ammettiamo che delle mamme con i loro bambini vivano sulla strada. Una situazione disumanizzante che certo suscita indignazione, ma dovrebbe provocare una mobilitazione per rispondere alla domanda: “Che cosa hai fatto di tuo fratello?” Diamo il nostro contributo al dramma umanitario rappresentato dall’esodo di persone che si trovano a dover lasciare la loro terra perché inseguite dall’odio. Quante ascensioni da vivere! Per accogliere Maria, non c’è miglior preghiera della determinazione a metterci a servizio della causa dei poveri.