“Siete voi qui, ser Brunetto?”. Dante e l’omosessualità nella Divina Commedia
Riflessioni di Mario, volontario del Progetto Gionata
In questi giorni si è aperta la polemica su Mirco Manuguerra, presidente del “Centro Lunigianese di Studi Danteschi”, e il suo pensiero sulle persone LGBT. Gli insulti e i gli auguri di morte sono sempre gli stessi che ci sono rivolti dalle Sentinelle in Piedi, di cui sembra essere uno strenuo difensore. Qui l’articolo che riporta ciò che lui stesso ha scritto sui social http://www.gay.it/attualita/gallery/linciaggio-dantista-facebook.
Il signor Manuguerra, però, avrebbe dovuto fare più attenzione al testo di cui dice di essere esperto, per evitare brutte figure. Dante tratta con grandissimo rispetto gli omosessuali: non fa mai un invettiva contro l’omosessualità, ma si adatta semplicemente alla condanna ecclesiastica, senza dare segno di personale approvazione. Il poeta, come si può vedere nei canti XV e XVI dell’Inferno, parla con orgoglio a Brunetto Latini e ai tre nobili fiorentini. L’atmosfera, nei due canti, è di cordialità e rispetto; Dante è profondamente rattristato e sconvolto dalla loro sofferenza di coloro che ha ammirato per le nobili virtù dimostrate in vita. Tutto questo è rafforzato anche dal registro linguistico utilizzato, più raffinato rispetto a quello basso che dovrebbe essere proprio dell’Inferno, coerentemente con la levatura dei personaggi.
Gli omosessuali, inoltre, sono presenti anche nel Purgatorio, quindi tra i destinati a vedere Dio. Non si sa bene che cosa distingua quelli condannati all’Inferno da coloro che sono in Purgatorio, ma la stessa cosa avviene per le persone eterosessuali: i lussuriosi e le lussuriose sono presenti sia tra i dannati, sia tra coloro che subiscono una pena temporanea. Questi si trovano nella cornice più alta, quella più vicina al Paradiso terrestre, e all’ “Amor che move il sole e l’altre stelle”.
Nel Paradiso dantesco, poi, non ci vanno gli eterosessuali in quanto tali, ma sono presenti solo quelli che hanno fatto voto di castità. Prima dell’ultimo sinodo sulla famiglia, infatti, l’astinenza e la verginità erano considerate qualitativamente superiori al matrimonio, che comporta l’atto sessuale. L’unica eccezione è Cacciaguida, antenato di Dante, figura tramite la quale il poeta si nobilita.
Alla luce di ciò, l’unico mio pensiero è che, oltre all’ignoranza, l’altro nemico all’affermazione dei diritti LGBT, a partire da quello più elementare ma basilare, quello alla vita, sia la durezza di cuore. Un dantista che ignora il rispetto e la tenerezza mostrati nella Divina Commedia sarebbe quasi divertente, se vivessimo in un tempo in cui questo odio è solo un lontano ricordo. Grazie al Cielo, basta un po’ di cristiano amore per il vero a salvarci.