Trans e ingegnere, in ufficio mi apprezzano ma le promozioni toccano sempre agli altri
Lettera inviata a Natalia Aspesi, Il Venerdì di Repubblica, 4 giugno 2010, p.136
Non ci sono solo trans che battono, quasi tutte straniere (senza sottosignificato negativo, sia chiaro), ma ci sono soprattutto quelle come me, che cercano di essere persone «normali» con un lavoro «normale» e una vita «normale».
Sono laureata in ingegneria, sono funzionaria di un ente pubblico dove sono entrata vincendo un concorso 11 anni fa.
Ho sempre dimostrato con professionalità e correttezza di far bene il mio lavoro, ma io sola non ho avuto la promozione. È un’amministrazione di sinistra che ha fatto questo.
Molti di noi non fanno outing a causa della misoginia soprattutto italiana, e il nostro disagio porta spesso alla depressione e anche al suicidio. Ultimamente persino io ci penso.
Anch’io non ho fatto l’outing, ma come dicono le mie colleghe che sanno, solo un cieco non vede: non ho più la barba, porto orecchini da donna, scarpe da donna, leggero trucco agli occhi, pantaloni da donna, capelli lunghi, unghie lunghe, profumo da donna.
Uso la bicicletta da donna e un ombrello da donna. Perché non faccio outing? Perché la mia carriera sarebbe finita del tutto e poi sono sposata con una donna che amo e che mi ama e il nostro matrimonio verrebbe annullato dal «cambio».
E in questa società misogina e nazicattocomunista, non voglio creare a chi mi vuol bene più problemi che gioie. In ufficio già alcuni spettegolano troppo.
Ci tenevo a farle sapere che trans solo in Italia è sinonimo di battona. Potrebbe fare uno sforzo per farlo capire a chi legge i giornali.
Giusto per aumentare un pochino il livello di cultura generale del Paese, che è paurosamente basso e in continuo peggioramento.
Pina
La risposta di Natalia Aspesi
Recentemente i giornali hanno raccontato di un trans che, dichiaratosi tale, non ha visto più riconosciuto il suo matrimonio.
La cosa mi sembra assurda perché chi ha contratto matrimonio non è un sesso ma una persona, e una persona resta se stessa (la stessa intelligenza, gli stessi sentimenti, la stessa professione, la stessa famiglia ecc.) pur cambiando sesso.Non so però come funziona la burocrazia, che certo per sua natura sveglia non è.
Mi perdoni però se le dico che capisco poco la sua storia personale e che mi piacerebbe saperne di più.
Lei non ha fatto outing (dovrebbe dire coming out, secondo il bon ton gay) in ufficio, dove però il suo aspetto è del tutto femminile: quindi la considerano un uomo, una donna o un trans?
Le difficoltà che incontra in ufficio, non deriveranno per caso proprio dalla sua indeterminatezza?
Quando lei si è sposato, lo ha fatto, immagino, da uomo, se no non avrebbe potuto.La cosa più importante è che lei e sua moglie vi amate e volete che nulla vi separi.
A questo punto, visto che anche in ufficio tutti l’hanno capito, perché rischiare un coming out che le procurerebbe solo guai anagrafici?
Quanto al non far carriera, avrà notato che comunque sono le donne ad aver le maggiori difficoltà: forse continuando ad apparire maschio non avrebbe avuto ostacoli.
* La giornalista Natalia Aspesi conduce da anni, su Il Venerdì di Repubblica ,la rubrica ‘Questioni di cuore”.