Da madre a madre. Il mio cammino di madre di un figlio figlio gay
Testimonianza di Puri Pelaez pubblicata sul sito cristianosgays (Spagna) il 24 settembre 2016, liberamente tradotta da Dino
Oggi voglio spiegare un po’ della storia della mia vita. Se ho la fortuna di avere qualche lettore, vi dico che benché lo scritto abbia questo titolo, il mio pensiero è che non siano solo le madri a leggerlo, ma tutto il contrario. Sarei felice che lo leggessero tutti quelli che desiderano conoscere una parte della vita di una persona con una vita insignificante come quella di qualsiasi persona comune e a voi sconosciuta, benchè se lo leggeste non sarei più tanto sconosciuta.
Fisicamente sì, perché non mi avreste mai vista, ma ogni volta che foste in accordo con questo scritto mi sentirei un po’ più conosciuta da voi. Con ciò non voglio dire che tutto il mondo debba concordare con i miei pensieri e sentimenti, al contrario, tutto merita rispetto nel cammino della vita ed è anche qualcosa che arricchisce. Conversare e ascoltare, benché non siano le tue idee, per me è una lezione di apprendistato, non si può dimenticare che mentre vivi stai imparando, poiché l’università della vita ti insegna moltissimo. Non so se queste cose che ho detto siano sufficienti come introduzione, spero di sì.
La piccola storia che oggi voglio raccontarvi non è finzione, perché la verità e la realtà superano la finzione in tutti i sensi, in quello buono e in quello cattivo. Non è fantasia, non abbiamo più l’età per fantasticare, abbiamo già perso quella meravigliosa innocenza di quando eravamo piccoli e non sapevamo che i Re Magi erano i genitori, benedetta innocenza e benedetta ignoranza quando credevamo a tutto.
Quei pochi film americani che si potevano vedere ai miei tempi in questo paese, erano tutti rosa e tu sognavi da sveglia e pensavi che tutte quelle cose meravigliose sarebbero successe a te… Dio, che delusione quando cresci, maturi e vedi che non esiste soltanto il color rosa, ma che c’è tutta una gamma di bei colori -ma alcuni non tanto- ed è allora che cominci ad essere realista e ad appoggiare bene i piedi per terra per non levarti in volo con i tuoi sogni. Come sono belli i sogni, vero?! Ma a volte ti svegli e ti rendi conto che ci sono anche gli incubi.
La mia vita, una lotta
Adesso mi presento. Sono Puri, da Purificacion, è chiaro, non potrebbe essere altrimenti. Il nome della mia nonna materna. Ho 57 anni. Ho avuto una vita dura. Sono stata una figlia maltrattata e anche una donna maltrattata, ma ho lottato, ho lottato veramente tanto. Sono nata lottando. Mia madre durante la mia gravidanza si ammalò gravemente e le fecero un cesareo quando era di otto mesi perché io avrei potuto morire. Nacqui malata, ma già cominciai a combattere in quel momento, visto che adesso sono qui.
Mi sono sposata molto giovane per poter uscire di casa, e l’ho fatto perché ero innamorata, anche se invece di arrivare l’amore che aspettavo è arrivato l’alcool.
Dall’ubriachezza continua del loro padre mi sono arrivati tre figli meravigliosi. Devo dire che sono stata io a cercare i miei figli, non mi sono mai trovata incinta senza volerlo. La gente non capiva come facevo ad avere figli con una situazione come quella che avevo in casa. Quello che non sapevano è che forse io ero egoista, non so, ma che li avevo perché essi erano tutta la mia vita. Ma tutte le altre cose della mia vita le lasceremo per un altro momento.
La mia testimonianza oggi verte su un altro tema. I miei tre figli sono maschi e il secondo è omosessuale; vi voglio spiegare tutto il mio processo di sentimenti, tolleranza e ignoranza. E’ evidente che se c’è chi legga questo testo e ci si ritrovi e stia iniziando a vivere quest’esperienza o abbia soltanto voglia di parlare, io sono disposta ad ascoltare, perché nulla può essere compreso così bene come ciò che vivi sulla tua stessa pelle. Si prova tanta empatia vedendo che altre persone vivono o hanno vissuto la stessa nostra esperienza, e questa sì che è veramente comprensione.
Prima di tutto devo dire che per me i miei tre figli sono tutti uguali ed è uguale l’amore che ho per ciascuno di essi, ma dei tre lui è sempre stato diverso. Non migliore nè peggiore, diverso. Era più sensibile, i suoi giocattoli erano bambole, non gli piaceva essere sporco… Proprio così. Ha sempre avuto amiche, buone amiche. E questo, col passare del tempo, lo capisci. Le bambine tendono a stare insieme a questi ragazzini, poiché essi hanno un’altra sensibilità.
Il cammino della verità
Come madre, a dire il vero, avevo una pulce nell’orecchio e pensavo che potesse essere omosessuale, ma d’altra parte pensavo anche che non lo fosse, perché avrebbe dovuto esserlo? E’ come stendere un velo davanti ai tuoi occhi per evitare di avere problemi e così inganniamo noi stessi. Quella parte di viltà dell’essere umano o l’egoismo di non voler soffrire.
Non voglio dire che avere un figlio omosessuale sia un problema, niente di più lontano dalla mia intenzione, era l’ignoranza che c’era su questo argomento e molto altro. Tanti anni fa. Quello che io volevo evitare era tutta questa sofferenza per mio figlio, perché quando ti rendi conto di qual’è la verità, pensi: “Cosa succederà a mio figlio? Cosa gli faranno per strada?…” Questo fa molto male, il non sapere, l’incertezza…
Quando aveva 12 anni dovette cambiare scuola ed ebbe dei problemi con gli altri ragazzi. Il suo tutor mi fece chiamare e mi disse cosa stava succedendo, che lo insultavano, lo molestavano… Io dissi al tutor che a volte si comportava da omosessuale, e lui mi disse di no, che i ragazzi erano gelosi perché le bambine gli stavano incollate come una patella, e chiaramente non potevano dirgli brutto, perché non lo era, tantomeno ciccione, ne stupido, ne quattrocchi, ne niente di tutto ciò e per questo gli dicevano finocchio, ma secondo lui non lo era.
Ho pianto. Ho pianto tanto per la sua sofferenza e quando è tornato a casa lo interrogai apertamente, e lui mi disse: “No mamma”. E io: “Caro, se un giorno tu credessi di essere forse omosessuale, sappi che io sono qui”.
E poi arriva la fase in cui i ragazzi si chiudono in se stessi, la fase tupperware, come la chiamo io, perché era ermetico. In questa fase parlano soltanto con i loro amici, ma per me era una sofferenza, perché per via della sua impenetrabilità non sapevo come aiutarlo. Stava male, taceva, era di malumore e io gli dicevo:” Che cos’hai? Perché possa capirti…”
Un giorno, a 14 anni, mi disse che questa vita era una merda e che voleva morire. Dio, immaginatevi… Che un figlio di 14 anni ti dica questo, con tutta la vita davanti… è stato molto duro, molto duro. Per di più in piena adolescenza, che per me è la tappa peggiore della vita di un essere umano. Non sono uomini, non sono bambini, cambiamenti fisici, cambiamenti ormonali, cambiamenti psicologici, si vedono brutti, credono di sapere tutto e che noi genitori non sappiamo niente e che la cosa più bella del mondo sono i loro amici. Chi non si ricorda di questo periodo, vero?
Il dolore di una madre
Alcuni anni più tardi mi resi conto che mio figlio aveva motivi più che sufficienti per soffrire, a causa delle angherie che gli venivano fatte in istituto. Ci furono anche vari episodi di assenteismo scolastico dei quali, per non farmi soffrire, non mi diceva niente.
Come fa male, come madre, pensare che ha dovuto sopportare da solo questo dolore. Fa tanto male.
Devo dire che è stato duro, molto duro, e lui ha lottato, perché ha un carattere forte e non è mai stato ipocrita, si è sempre mostrato così com’era, anche se ciò gli comportava dei problemi e voleva che quelli che gli volevano bene lo facessero per com’era. Figlio, come sei stato coraggioso.
A 15 anni me lo confessò. Non potrò mai ringraziarlo abbastanza. Darmi l’opportunità di non essermi persa niente della sua vita da quel momento, perché è molto doloroso che soprattutto debbano condurre una doppia vita (una in casa e un’altra per strada) e lo gradii moltissimo.
A volte crediamo che per il fatto di essere genitori abbiamo il diritto di sapere tutto dei nostri figli e questo è un errore. E che errore! E’ un diritto che ci dobbiamo guadagnare, che non ci viene regalato. La sera in cui me l’ha raccontato ho pianto, ho pianto molto, ma mai davanti a lui, però a partire da quel giorno non ho pianto mai più. Eh sì, questo avvenne il 22 e il 24 già tenevo il mio primo discorso a Zaragoza all’Associazione di Padri e Madri di Gay e Lesbiche di Barcellona
Abbiamo parlato molto ogni sera, perché non volevo mettere da parte l’argomento, ero anche affamata di sapere e di imparare, volevo che mi spiegasse come si sentiva, questo soprattutto, questo era ciò che volevo sapere.
Adesso lo comprendevo
C’erano giorni in cui ridevamo perché io gli dicevo: “Guarda, io che pensavo che non avrei avuto un genero, non avendo figlie, e che non avrei potuto parlare di bei ragazzi”. E guarda invece in che modo sì che potevo farlo, anche se è chiaro: non abbiamo affatto gli stessi gusti!
Quando vi dico che il giorno in cui me lo confessò piansi, fu per solo paura, perché per me mio figlio era lo stesso di prima che me lo dicesse e lo è stato anche dopo, senza alcun dubbio.
L’accettazione
I figli non si scelgono. Come nemmeno si scelgono i padri. I figli non sono elettrodomestici che arrivano con la garanzia e si possono cambiare. E inoltre, come puoi rifiutare tuo figlio e poi chiedere alla società di accettarlo? Se non lo accetti tu… Non dimenticate che la società inizia dentro casa, non fuori dalla porta.
Una notte mi disse che se fosse tornato a nascere e avesse potuto scegliere, avrebbe scelto di nuovo di essere omosessuale, e io gli dissi: “No caro, perché questo ti ha portato dei problemi e nessuno vuole avere problemi e in questa vita la cosa più facile è essere eterosessuali, perché questa società è molto ipocrita ed ha una doppia morale”.
Devo dire che all’inizio se mi avessero detto: “Pigia questo pulsante e tuo figlio sarà etero” io l’avrei fatto, ma con il tempo ho pensato: “Chi sono io per cambiare la vita di mio figlio?”.
Nel ruolo di madre si passa per varie fasi. C’è quella dell’egoismo: “Perché è successo proprio a me?”. Quella della colpevolezza: “Che male ho fatto? Se li ho educati tutti allo stesso modo…”. Finché passa il tempo e ti chiedi come hai potuto pensare queste cose, se l’unica ricompensa che vogliamo come genitori è che i figli siano felici in una vita che a volte è molto dura. Quello che ho ben chiaro è che i miei figli non sono privilegiati per il fatto di essere miei figli, cosa che nemmeno impedisce che soffrano per quello che succede nelle loro vite.
Ma ciò che mi fa male è che lui abbia una sofferenza in più a causa del suo orientamento sessuale. Insomma, oggi stiamo sempre per meno tempo con i nostri compagni… quando si torna a casa dal lavoro ed ognuno si trova nell’intimità della propria casa. Se essi continuano ad essere figli, amici, compagni, nipoti, ecc… continuano ad essere le stesse persone prima di saperlo e anche dopo.
Insomma, che differenza c’è se al momento di innamorarsi o di fare sesso lo si faccia con Pepi invece che con Pepe? Si può vedere come una cosa insignificante sembra dar tanto fastidio all’intolleranza, all’ignoranza, alla cattiveria e alla mancanza di educazione che abbiamo avuto, perché credo che nelle scuole dovrebbero parlare anche di tutto questo, non solo spiegare che nella vita c’è il bianco e c’è il nero, ma che ci sono anche i grigi.
Spiegare ai bambini che la sessualità e i sentimenti sono molteplici. Parlo dei sentimenti perché la gente li vede [gli omosessuali] con la pettinina in testa e il vestito con lo strascico e pensa che siano persone promiscue, credono che pensino soltanto al sesso. E poi, signori miei, se le strade sono piene di postriboli, ci sarà ben un motivo, no?
Essi si innamorano, soffrono quando l’amore finisce e, chiaramente, fanno anche sesso, ma attenzione, hanno molti modi di fare sesso, non solo quello tradizionale a cui tutti pensano, perché ci sono molti ragazzi che non praticano la penetrazione. Come per qualsiasi essere umano… ci sono cose che ci piacciono e cose che invece non ci piacciono, e tutto è degno di rispetto.
Capisco che molte persone non abbiano molte conoscenze su questo argomento, perché se non lo vivono da vicino credono che non sia un loro problema e rinunciano a voler conoscere. Come se il conoscere tutte le cose non arricchisca una persona. Il provare sentimenti è un apprendistato per poter avere la capacità di entrare in empatia con la maggior quantità possibile di persone. Che preziosa capacità è quella di metterti nelle scarpe di un altro per un tratto e comprendere i sentimenti e le sofferenze che provano gli altri, credo che questo ti faccia una persona migliore.
La conquista dei diritti
Potreste pensare: “Chiaro, siccome ha dovuto vivere questa situazione, se ne è dovuta occupare”, ma a dire il vero, a causa del mio carattere mi impegno in molte cose ed empatizzo con molte persone. Non mi succede solo da quando ho saputo di mio figlio, ma è stato così sempre, fin da piccola sono stata molto severa nei confronti delle ingiustizie. Mia madre mi diceva: “Figlia, non puoi sistemare il mondo da sola e di Teresa di Calcutta ce n’è soltanto una”. Ciò che ho fatto è di non starmene seduta in poltrona. Sono uscita a combattere per i diritti di mio figlio. Ho tre figli, li ho partoriti con molto dolore e con molto entusiasmo e per questo voglio che tutti e tre abbiano gli stessi diritti, così come hanno gli stessi doveri, che sono uguali per tutti e tre, non dubitate.
Nella mia lotta ho tenuto discorsi, sono andata alla radio, alla televisione, alla stampa. Sono andata a parlare col vescovo di Barcellona. Sono stata madre affidataria e sono andata a tutte le manifestazioni possibili ed ho lottato per chiedere la legge per le coppie di fatto. Tutto per portare avanti rivendicazioni per mio figlio e tutti quelli che sono come lui.
Perché è molto doloroso vedere che tuo figlio è un cittadino di seconda categoria e soltanto perché prova sentimenti diversi. Non potevano sposarsi, veniva loro negato il lavoro se vedevano che erano gay… dovete sapere che chi è effeminato non provoca volutamente il suo modo di fare, ma questo gli viene dato geneticamente e per lui è normale, non è una cosa forzata.
Li rifiutavano come appestati, come se l’omosessualità fosse contagiosa. Ancora oggi in molti paesi non possono donare sangue, come se tutti gli omosessuali avessero l’HIV.
Non potevano adottare figli, come se ci fosse il rischio che li educassero a diventare omosessuali. Che assurdità! Un bambino ha bisogno di amore. Non dimenticate che il 99% dei bambini maltrattati sono figli di coppie eterosessuali, è molto duro affermarlo, ma così dicono le statistiche.
L’amore è l’unica risposta
Credo di aver messo il mio granello di sabbia affinché in futuro nella società tutto questo sia normale. Io non lo vedrò perché nonostante si dica che adesso è normale, niente è più lontano dalla realtà, la strada da percorrere è ancora lunga. Ci arriveremo quando la società comincerà a capire che così non si diventa, ma si nasce. Questa è la verità. Un bambino di 2 o 3 anni, come può essere in grado di scegliere? Può scegliere se gli piace l’amaro o il dolce… Per questo non mi piace quando dicono che si tratta di una scelta, come chi può scegliere se studiare o lavorare, avere figli o no e così mille altre cose. Ma l’omosessualità non la si sceglie, siatene certi.
Un’altra cosa è quando ti dicono che sono malati. Perdonate, ma non è così. L’Organizzazione Mondiale della Salute ha tolto l’omosessualità dall’elenco delle malattie. Come madre molto coinvolta dall’argomento ho sentito enormità come “Piuttosto che avere un figlio così preferirei avere un cane, o un figlio drogato o lo avrei affogato alla nascita”. “Voglio far operare mio figlio perché gli tolgano questo problema”. Sapete cosa rispondevo? Che il problema l’avevano loro e ci andassero loro dallo psicologo a farsi aprire la mente. Facevo un esempio: se sali sul tuo terrazzo a Barcellona, vedrai Barcellona, ma se sali su un elicottero vedrai l’intera Barcellona. E’ come aprire la tua mente e vedere più lontano che lasciandola chiusa.
Ho visto fratelli che smettono di parlare coi loro fratelli soltanto a causa del loro orientamento sessuale. Ho visto padri che cacciano di casa i loro figli. Ho visto ragazzi ustionati con mozziconi di sigarette, altri che avevano tagli di coltello. Ragazzi tenuti praticamente sequestrati nelle loro case, senza che potessero uscire ne parlare dell’argomento in casa. Ho conosciuto ragazzi che si sono suicidati.
Credetemi , per molti è così duro, vi ho già detto che la realtà supera la fantasia e consideriamo che ci troviamo nel XXI secolo. Sono creature che hanno molto sofferto interiormente, perchè il primo passo che devono superare è accettare se stessi e spesso questo non è facile, è un lavoro su se stessi molto laborioso. Ma questa sofferenza che hanno dovuto subire li fa maturare prima, li arricchisce molto come persone, li rende più tolleranti e rispettosi..
Occhio! Con questo non voglio dire che tutti gli omosessuali sono meravigliosi, no, ci sono persone di tutti i tipi. Ci sono ladri, assassini, cattivi figli o cattive persone… ciò che non si deve scordare è che il carattere di una persona o quello che sei nella vita, con vizi e virtù, riguarda soltanto la persona, non ha assolutamente niente a che vedere con la sua sessualità o con l’essere etero o omosessuale. Riguarda solo la persona stessa, sappiatelo.
Ah! E la nomea della promiscuità… c’è anche di tutto. Ci sono coppie che da anni procedono nella stabilità, altre che lo fanno da meno tempo e ci sono persone che vogliono soltanto trascorrere un periodo insieme a qualcuno. A chi non è mai capitato tutto ciò?
Una minoranza immensa
Credo che la gente abbia quest’idea, perché essendo una minoranza forse è più visibile. Una minoranza, ma la statistica afferma che sia omosessuale il 10% della popolazione, anche se io credo che siano di più, perché in questo 10% vengono contati solo quelli dichiarati, ma c’è ancora tanta gente che a causa delle pressioni dell’ambiente lavorativo, delle famiglie, ecc… non lo ammette.
Desidero ringraziare da qui tutti voi genitori che avete accettato i vostri figli ed li avete aiutati in tutto questo, è meraviglioso per voi e perché essi possano vivere una vita più piacevole sentendosi appoggiati dalle persone che al mondo li amano di più. Questo è essenziale per qualsiasi persona in questa vita, perché in questa vita tutti arriviamo allo stesso punto: che ci amino, che ci respingano e ad amare. Che bello dare amore!
A voi genitori che state iniziando questa esperienza voglio dire che passerete attraverso varie fasi di dolore, di non saper cosa fare per aiutare vostro figlio… perciò vi dico anche che dovunque viviate ci sono associazioni che vi aiuteranno molto a comprendere e a sapere cosa fare, sono di grande aiuto e fanno veramente un grande lavoro.
Vi sentirete accompagnati e compresi. Parlare di questo argomento senza paura, in due giorni potrete parlarne normalmente, ve l’assicuro. Passerete attraverso la fase dell’egoismo, del “perché è toccato a te”, poi arriverà il senso di colpa, del “perché vi è successo questo e se avete agito in modo sbagliato”, niente di più lontano dalla realtà, ma i giorni passeranno e tutto tornerà alla normalità, ve lo dico per esperienza.
E in più, il vostro rapporto sarà molto più forte, molto più sincero, non avrà segreti e vostro figlio si mostrerà così com’è, senza nascondere i suoi sentimenti e sarà orgoglioso dei suoi genitori perché lo ascoltano, lo comprendono e soprattutto lo amano come se non fosse successo niente, e in realtà è proprio così, non è successo niente, assolutamente niente.
A voi genitori che non riuscite ad accettarlo [un figlio omosessuale] direi che non dovete pensare con la ragione, ma col cuore. Che se finora siete stati dei buoni genitori, perché non continuare ad esserlo? Cosa pensate che sia cambiato? Pensateci con lucida freddezza. Niente. Vi dico che un giorno porterà un fidanzato a casa o una fidanzata, se è una ragazza. Che importanza ha? Se come genitori vogliamo soltanto il meglio per i nostri figli e che essi siano felici. Non vi sembra che ci sia felicità nel portare a casa con orgoglio il proprio compagno? Senza tabù, senza paure e che possano dire orgogliosi: “Questi sono i miei genitori”.
Comprendere significa liberarsi
Non dimenticate che essi non hanno scelto il loro orientamento sessuale, gli è stato dato dalla natura e non è un errore, è così e basta. Riflettere col cuore e in fin dei conti… cosa vorreste? che restassero soli? che si sentissero emarginati dai loro stessi genitori? Non vi sembra brutto che dopo la loro sofferenza interiore debbano soffrire anche a causa del vostro disprezzo e della perdita della vostra fiducia? Credete che valga la pena perdere un rapporto cordiale coi vostri figli a causa di una cattiva comprensione?
Non dovete pensare a cosa diranno gli altri, perché ognuno deve vivere la propria vita senza entrare in quella degli altri e senza far male a nessuno, cioè deve lasciare tranquilla la vostra. A chi interessa la vita degli altri? Se già a volte è difficile vivere la nostra. Sopportare di tutto e metterci la faccia per i vostri figli, questo vi fa vivere in armonia con voi stessi, vi rende persone migliori e dimostra ai vostri figli che in cima a tutto ci sono loro.
Se vivete un grande conflitto interiore, pensate che anche questo aiuta a crescere e che potreste rivolgervi a qualche associazione della vostra città e conoscere altri genitori che stanno vivendo la vostra stessa esperienza, questo aiuta molto. E inoltre, se questo non basta, ci sono specialisti in questo campo che vi aiuteranno con terapie o con quello di cui avete bisogno, ma per favore pensate sempre col cuore e vedrete che facendo così le cose vengono da se e la mente si apre al rispetto, alla tolleranza e a percepire gli altri tutti uguali.
Come si suol dire, l’amore può tutto e secondo me l’unico vero amore è quello di una madre a un figlio, perché dai tutto e non chiedi nulla in cambio, perché non c’è nessun egoismo. E se sei capace di dare la vita per loro, come puoi rendergli le cose difficili e complicate? Già hanno una vita sufficientemente complicata nell’ambiente esterno, per essere costretti a lottare non tanto contro la società, ma anche con le persone che più li dovrebbero amare, aiutare e appoggiare per aver la vita più facile.
Credetemi, quando cominciate ad ascoltare e a comprendere, non potete immaginare il grande senso di liberazione che sentirete. Ricordate: col cuore.
Fin qui c’è una parte della mia storia, spero che se la leggerete, in primo luogo vi divertirete, in secondo luogo mi comprenderete e se aveste bisogno di un mio piccolo aiuto vi metterete in contatto con la rivista e vi daranno il mio numero di telefono privato. E chissà che un giorno io possa tornare a scrivere un’altra parte di questo argomento o di qualcos’altro, perché si finisce sempre per tralasciare qualcosa.
Una madre grata per questa opportunità e piena di speranza che serva a qualcosa, anche se poco. Baci.
*L’ong Imagina Mas ci offre una storia dalla quale si può soltanto imparare. La testimonianza di Puri Pelaez è un regalo unico. Il percorso di una madre insieme a suo figlio omosessuale. Un viaggio che ci ha fatto piangere, ridere, sognare, soffrire e crescere. Non c’è niente di più bello dell’amore di una madre per suo figlio.
Testo originale: De madre a madre: Una historia para recordar con el corazón