The Wise Kids. Essere adolescenti cristiani e scoprirsi gay
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Articolo di Hans pubblicato sul sito dosmanzanas (Spagna), 11 luglio 2016, liberamente tradotto da Sara C.
“The Wise Kids” è il primo dei due film di cui ci occuperemo. Entrambi i lungometraggi riflettono la realtà LGTB all’interno delle comunità cristiane conservatrici. Descrivere la vita dei credenti LGTB non è di per sé é un argomento semplice. Entrambi i temi presi singolarmente si prestano facilmente a stereotipi, figuriamoci analizzati assieme…la visione empatica e la caricatura si fanno ancora più complicate. A tale proposito, “The Wise Kids” (2011) e “Hanry Gamble’s Birthday Party” (2015) risultano alquanto interessanti.
Qui di seguito verrà analizzato il primo dei due lungometraggi, “The Wise Kids, mentre un articolo a sé verrà dedicato al secondo.
Una delle possibilità che la letteratura e il cinema ci offre è la capacità di avvicinarci alla vita delle persone e delle comunità a noi estranee ed è proprio quello che riesce a fare Stephen Cone con questi due lungometraggi, dedicati alla realtà LGTB presente nelle comunità cristiane evangeliche di carattere conservatore. Stephen Cone é un regista indipendente che vive a Chicago e sa di cosa sta parlando: lui stesso è omosessuale ed è cresciuto in una comunità battista. Dopo un periodo di allontanamento da essa, si rese conto che doveva ritornare alle proprie origini, doveva rientrare in contatto con una chiesa evangelica se voleva ritrovare la propria voce come persona omosessuale. In particolare, si sentì chiamato a riflettere la realtà delle persone credenti e, tra di loro, di quelle LGTB. Questo ha dato spunto a due film di notevole interesse, con molti punti in comune ma allo stesso tempo differenti:” The Wise Kids” (storia profonda la quale ci descrive in modo delicato i personaggi e la storia) e “Hanry Gamble’s Birthday Party” (la quale descrizione è decisamente più critica).
Il film in questione si focalizza su tre adolescenti: Brea, Laura e Tim. I tre ragazzi fanno parte di una piccola comunità battista all’interno della quale recitano in un gruppo teatrale, cantano e partecipano alle funzioni religiose. La loro comunità è per loro più che un luogo di culto e nel suo seno hanno realizzato la loro intera vita. Ora, però, si incontrano in un momento di transito, stanno per entrare all’università e con essa nella vita adulta; nello specifico, si trovano di fronte alla decisione di scegliere che cosa fare con quello che i loro genitori gli hanno dato, con i valori che hanno appreso, con le loro idee e la loro fede religiosa.
Ognuno dei tre ha la sua propria sfida. Brea è figlia del pastore anziano con dei dubbi sulla sua fede; inizia a navigare su internet alla scoperta dell’ateismo, interrogandosi se veramente c’è qualcosa dopo la morte e si avvicina ai membri della propria famiglia, a quelli non credenti che erano rimasti fino a quel momento discretamente al margine. La sua amica Laura, al contrario, profondamente religiosa si attiene con fervore a quello che ha ricevuto dalla sua comunità e sente la necessità di aggrapparsi a qualcosa di certo; bisogna credere che qualcosa sia verità senza alcun dubbio, come afferma lei stessa durante una conversazione. Tim, invece, è in pieno processo per accettarsi come omosessuale; la sua aspirazione è di diventare un regista cinematografico e sta aspettando una risposta da New York; non questiona la sua fede ma, al contrario, si incontra nella situazione in cui deve revisionare la sua vita e la relazione con la sua famiglia sulla base di ciò che gli sta accadendo.
Uno dei momenti chiave dell’intero film ci viene presentato all’inizio, tramite un dialogo tra i tre adolescenti. Una sera, passeggiando assieme, Laura chiede a Tim, in modo poco esplicito ma allo stesso tempo chiaro, se è gay (“sei sicuro di essere…”). Di fronte alla conferma di Tim, Laura si blocca rivolgendosi subito dopo all’amico dicendogli che, “questa cosa è senza ombra di dubbio sbagliata” e se può inviargli dei testi sacri via e-mail.
A questa reazione Tim le risponde semplicemente che cercherà di cambiare. Brea, la quale non accetta il comportamento della sua amica però allo stesso tempo non si presta a dire qualcosa a riguardo, osserva in silenzio la scena visibilmente costernata. Nella scena successiva, Laura è nella sua stanza che prega e chiede a Dio che faccia vedere la retta via al suo amico Tim.
Un altro personaggio di notevole importanza è il viceparroco Austin, di circa 30 anni, persona molto vicina ai tre giovani. Egli stesso è in conflitto con la sua propria sessualità; sposato con una donna vede il suo matrimonio sgretolarsi mentre lei vorrebbe solo essere desiderata da un uomo. Austin è anche protagonista di uno dei due momenti più intensi del film. Il primo è ambientato durante la festa per il diciottesimo compleanno di Tim; Austin si trova da solo con Tim mentre gli da il regalo di compleanno e, non riuscendo a trattenersi, lo bacia.
Si evidenza quello che solo sappiamo indirettamente e cioè che Tim è stato l’elemento chiave che ha fatto si che Austin affrontasse la propria realtà dei fatti. Il secondo momento si trova alla fine del film; Tim si è già trasferito a New York assieme a Brea e sono tornati a casa per le vacanze natalizie. Quella sera, sul tardi, Austin riconosce di essere gay e non sa che cosa fare; facendo outing perderà chiaramente il posto come viceparroco, una posizione che riempie la sua vita e le da un senso. Tim, da parte sua, confessa ad Austin la sua omosessualità e i due finiscono per fondersi in un abbraccio. Si confidano al margine delle occhiate critiche e lasciano intravedere quello che la comunità non è in grado di accettare.
I Personaggi e le relazioni che riflettono la realtà di molti cristiani al momento di confrontarsi con la realtà LGTB sono analizzati chiaramente dal registra che riesce a mostrare come tale realtà sia molto più sfaccettata di quello che si possa pensare. Così nella reazione di Laura, la giovane che opta per aggrapparsi al suo cristianesimo conservatore, il registra riesce a riflettere la realtà di molti cristiani che entrano in crisi con sé stessi quando qualcuno che amano risulta essere omosessuale. Provano affetto autentico, di solito non cambiano i propri sentimenti ne tantomeno vogliono perdere chi amano ma si scontrano, inevitabilmente, con le proprie credenze alle quali non possono rinunciare.
Diversi personaggi riflettono diverse reazioni. Il fratello minore di Tim, ad esempio, che gli dice che il suo essere gay è ripugnante, non può accettare il fatto che suo fratello sia come quelli che ha imparato a vedere come estranei e depravati. Questa è la reazione più viscerale e dura che vediamo nell’intero film. Altro personaggio chiave è il padre di Tim che, nelle scene finali del film, chiede a suo figlio, appena ritornato a casa per le vacanze di Natale, se è innamorato di qualcuno; lo chiede vacillando, senza menzionare la parola “ragazzo” o “partner”, lasciando però chiaro quello a cui si riferisce. Nonostante tutto ama suo figlio e non può smettere di interessarsi a lui e alla sua vita.
Tim gli risponde tranquillamente dicendo che ha conosciuto qualcuno. In questo modo, vediamo un Tim che sta maturando, si sta accettando e autoaffermando, parla della sua vita a suo padre e confida al pastore la sua omosessualità. Allo stesso tempo, nel film risulta chiaro che Tim continua ad avere fede: durante una delle scene finali del film vediamo Brea confessare a Tim di non essere più credente, Tim allora le chiede se a lei da fastidio che lui la continui a tener presente nelle sue orazioni.
In definitiva, “The Wise Kids” è un film che mostra la complessità delle persone omosessuali che non smettono di aver fede e dei credenti che si trovano nella posizione di dover riconsiderare i propri schemi di fronte alle persone che amano. Tutto questo viene presentato dal regista con gran realismo e rispetto.
Vi lasciamo con il trailer del film.
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Testo originale: Dos películas que reflejan la realidad LGTB en comunidades cristianas conservadoras (I): “The Wise Kids”