Incontri. Un grande amore gay lungo una vita
Riflessioni di Marta*, semplicemente una madre
Questa è una storia vera, che oggi mi ha molto commosso. É una bella storia, delicata, e vorrei raccontarla con il profondo rispetto che merita. Ovviamente i dati sono fittizi, per la riservatezza che merita, ma la vicenda è reale, vera, autentica.
Per lavoro io parlo con la gente. Con gente che soffre. Così oggi è toccato a P.
Piccolo, fragile, disteso su quel letto, con fili e tubi. “E’ depresso”, mi avvertono, chiedendomi conferma. Mi anticipano che vive da solo, che non ha nessuno, se non una vicina di casa che si occupa di lui.
Mi accetta con riserva, con circospezione. Non ha ancora deciso se fidarsi o meno. Rimaniamo soli. Dopo le mie parole di circostanza, lui inizia a parlare con calma, con molta prudenza. Noto subito: gentile, fragile per la malattia, triste, molto triste.
É a metà tra i 70 e gli 80 anni. Due occhi chiari, che paiono quasi impauriti.
Vive da solo? “No, – gli trema la voce- vivo con un amico”. Da tanto tempo? “Certo, da moltissimi anni”.
Non sono originari di qua, ma qua vivono da quasi venti anni.
Mi parla della madre, morta quando lui era ancora giovane. L’ha molto accudita, mentre i fratelli hanno lasciato completamente a lui da solo l’incombenza dell’assistenza, molto impegnativa. Tanto, lui mica ce l’aveva una famiglia propria! Anni dopo, rimasto senza madre, lui si è trasferito da queste parti. Parla quasi con rancore dei famigliari, che lo hanno fatto molto soffrire.
Nei nostri paesi è stato bene. Ha stabilito buoni rapporti con i vicini, che hanno accettato sia lui che l’amico. Non subito, si sa. Ma poi, conoscendoli, li hanno accettati.
C’è grande sofferenza nel suo parlare. Si capisce che c’è un peso molto grande, dentro di lui. E si intuisce anche che non è per la grave malattia che lo ha colpito.
“E’ una persona importante per lei, l’amico che vive con lei?”.
Certo che lo è. Gli si riempiono gli occhi di lacrime, mentre lui non vorrebbe piangere, perchè tra i due è sempre stato lui il più forte. Ma adesso come farà? Come farà il suo amico senza di lui? Anche il suo amico ha pessimi rapporti con i propri parenti. E se rimarrà solo, chi si occuperà di lui? Dell’uomo che lui ha amato e che ama ancora da una vita? Il suo amico è più anziano, e loro due hanno sempre pensato che se ne sarebbe andato per primo, ma invece adesso resterà ….
Ecco, si apre nel racconto, dolcissimo, del suo amore … di tutta la sua vita d’amore. E delle difficoltà che hanno dovuto affrontare. E’ un regalo che mi fa, aprirsi così, donandomi il racconto della sua vita, e dell’amore della sua vita.
Il problema per lui, adesso, è continuare ad amare il suo compagno, continuare ad occuparsi di lui, anche dopo la propria morte.
Si sono già fatti reciproco testamento, e questo, almeno in parte, li tutela. Non pensano di “sposarsi” secondo la nuova legge sulle unioni civili, ormai è tardi per troppe cose, ma non è questo il suo problema. P. è preoccupato di ciò che accadrà al suo compagno quando lui non ci sarà più, perchè, dice, il suo compagno (adesso non parla più di N. come suo “amico”), è più fragile di lui, più anziano, ed ha parenti più cattivi.
Allora gli parlo della figura dell’Amministratore di Sostegno. N. potrebbe nominare un proprio Amministratore di Sostegno, che lo aiuti nella gestione sia delle cose economiche che di quelle relative alla salute.
P. si illumina. Sorride, ci pensa. Certo, può essere una soluzione.
Così mi faccio raccontare come si sono conosciuti, e quanto era bello, N, da giovane!
Ecco, poter finalmente dire l’amore che non si può dire!
Parliamo del fatto che adesso nella nostra società le cose stanno cambiando, da una decina d’anni, un po’ alla volta stanno cambiando. “Mica tanto!”, precisa P., lasciando intendere che non è mai stato facile per loro vivere serenamente il loro amore. Mi parla di quanto loro hanno sofferto! Quanto è stata dura!
“Ma è anche grazie a voi, alla vostra resistenza, che le cose pian piano iniziano a cambiare! La vostra sofferenza non è stata inutile.”, gli ricordo.
Quando sorride, P. ha un sorriso luminoso. E alla fine del nostro incontro ha solo sorriso. Bisogna pur condividere con qualcuno le cose belle della vita, come il racconto di un grande amore!
Ho pensato a mio figlio, a quando sarà vecchio. E a come vorrei che la sua vita fosse meno dura, nell’amore, di quanto ha dovuto soffrire questo signore, presentatomi come “depresso”, ma che era solo tanto, tantissimo e giustamente preoccupato di cosa sarà dell’uomo che ha amato per tutta la vita, quando lui non ci sarà più.
* Conosco Gionata.org ormai da anni. È stato il luogo che più ho frequentato in internet per cercare di capire un’altra vicenda fondamentale nella mia vita. Qui ho conosciuto persone molto belle. E ho avuto modo di conoscere di persona anche i webmaster.
Giorni fa, parlando con Innocenzo, gli ho detto che mi piacerebbe scrivere di queste mie vicende su Gionata, ma che non so neppure da dove cominciare, tanto è un groviglio, che non è facile dipanare.
“Fallo a puntate”, mi ha risposto. E allora, se volete, questa può essere una puntata, un po’ diario, un po’ ricordo. Un racconto in itinere. Che un po’ va avanti, e un po’ torna indietro, per cercare di capire, e trovare il filo di una vicenda normale, perché normale è innamorarsi e amare, anche se l’orientamento non è quello normalmente considerato normale. Non ho idea di come andrà a finire, perché si sta ancora svolgendo. E io non ho ancora compreso tutto. Anzi, a volte mi pare di non aver capito niente.