Luci, pietre, Parola. Il Dio della vita
Riflessioni di Raffaele Ibba tratte dal suo blog Luci, pietre, Parola il 6 novembre 2016
“Ma dimmi come è possibile la Resurrezione dei corpi? forza, Raffaele, dimmi pure come è possibile vivere ancora dopo che si è morti? ma che cosa significa questa vita in cui credi?”
La domanda dei sadduccei sembra stupida, e in realtà nella sua volgarità e nella sua violenza verbale è pericolosa, perché implica far vedere immediatamente che la vita che viviamo in questo mondo non può continuare in nessun altro mondo. E neppure in Dio, Immenso Amore. Allora ascoltiamoti con attenzione, perché ne vale la pena.
Lc 20,27-38
“Si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».”.
In Marco 12, 24 parli di errore, e di grave errore, perché dicendo così i sadducei dimostrano di non conoscere la Scrittura e di ignorare la potenza di Dio.
Qui Luca evita ogni giudizio duro verso i sadducei, ma è chiaro dalla tua risposta che consideri la domanda che ti hanno fatto molto sbagliata.
Ma cosa dicono i sadducei?
Gesù mio, ti fanno una obiezione che si può classicamente chiamare “ipotesi di scuola”, cioè una obiezione che non ha importanza quanto sia probabile sul piano di realtà, ma solo quanto gravemente metta in crisi la tesi contraria, in questo caso la tesi della resurrezione dopo la morte, tesi cui tu aderisci con tutta la tua vita.
“… allora la prese il secondo …”.
La resurrezione non è possibile perché nella resurrezione, e qualsiasi cosa sia, noi non possiamo portarci appresso la nostra vita, questa vita qui. Perché la morte sciogli i legami della vita e la resurrezione non può ricostruirli.
“… di chi sarà moglie? …”
In gioco non c’è la probabilità di un levirato, di una garanzia di discendenza così prolungata e così inutile. In gioco c’è il fatto che la morte scioglie i legami matrimoniali e non si vede come la resurrezione possa ricostruirli.
Tu spazzi via l’obiezione.
Da un lato fai presente che nella resurrezione non si prende “moglie e marito”, cioè non c’è matrimonio e manca il matrimonio perché manca la morte e quindi il bisogno della discendenza biologi”ca come salvezza dalla morte biologica è del tutto assente.
“Saremo come angeli del cielo”, cioè come esseri totalmente riempiti di Dio e della sua presenza.
Non la sessualità o la differenza sessuale, ma il matrimonio come scelta di fecondità e di immortalità differita nei figli. Questo nella resurrezione, intesa come vita in Dio, non ha più senso e non ci sarà più.
Però, Gesù mio, è molto più potente la risposta sulla “autopresentazione” di Dio con Mosè.
Infatti nell’episodio del roveto ardente Dio si presenta come il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe.
Questo i sadducei lo sanno e non lo negano.
Allora è facile dire, a te che conosci Dio come amore, che è il Dio dei viventi e non dei morti.
La resurrezione è l’essenza stessa dell’amore che Dio ci porta, perché un Dio di amore ci crea per vivere con noi tutta la sua vita, cioè amarci sempre.
Così tutti vivono per Dio e grazie all’amore che ci dona continuamente. Ed è bello questo vivere, perché ci dona la vita sempre, in ogni suo aspetto.
Così l’essenza della fede in te, Gesù mio, Sposo, è la certezza della speranza della resurrezione. Certezza che nasce dalla nostra consapevolezza che l’amore che ci nutre e ci fa vivere, l’amore che diamo come nutrimento e vita, tutto questo amore non muore.
Davvero noi siamo “essere-per-la-vita” e quel filosofo che sosteneva il contrario era in grave errore perché non conosceva la vita né l’amore e vedeva in tutti ciò che conosceva vero in se stesso. Odio e morte.
Ma Dio è amore e questo amore è eterno, e sempre presente, anche in quella soglia della vita che noi chiamiamo morte, perché non la conosciamo.
Ma sopratutto perché è il frutto della nostra ribellione a Te, solo amore.
Ribellarsi a te significa dimenticare l’amore e scegliere la mancanza d’amore.
Ecco, Gesù, noi siamo per la morte e nella morte solo se ci dimentichiamo di amare.
Se amiamo siamo come angeli nel cielo, come Dio stesso nel suo essere per e nella vita.
Amore che dona amore e fa nascere amore.
Sempre e per sempre.