Il lungo pellegrinare delle persone queer (Deuteronomio 26:5-11)
Riflessioni bibliche di David K. Popham* pubblicate sul blog The Bible in Drag (Stati Uniti) il 25 agosto 2015, liberamente tradotte da Benedetta Protano
Come per ogni singolo fiocco di neve, il percorso sarà quello della nostra stessa creazione, ma il nostro destino è lo stesso: pieno inserimento nell’esperienza umana per essere amati e valorizzati, in modo che sarà possibile esprimerci apertamente e senza timore di essere puniti.
“E tu pronuncerai queste parole davanti al Signore tuo Dio: mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi, e ci condusse in questo luogo e ci diede questo paese, dove scorre latte e miele. Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato. Le deporrai davanti al Signore tuo Dio e ti prostrerai davanti al Signore tuo Dio”. (Deuteronomio 26:5-11)
“Gli Aramei erranti erano nostri antenati” è sia la rivendicazione di una fedele rievocazione sia un diritto di fiducia nel Sacro, perché ci guidi verso l’ignoto. Dire che i nostri antenati nella fede erano Aramei erranti significa affermare che il viaggio di Abramo e Sara è anche il nostro, che continua ancora oggi attraverso me e te, allungandosi, avanzando, rispondendo alla spinta del Sacro.
Oggi intraprendiamo spesso viaggi, ricerche o pellegrinaggi, come risultato di scoperta e desiderio. Cerchiamo qualcosa per completarci o desideriamo una guarigione, e chi si occupa di questo è il nostro destino. Ma Abramo e Sara non abbandonarono i loro manti polverosi e ingombri con lo scopo di “trovare”. Cominciarono la loro ricerca perché il Sacro li chiamò per proseguire le loro vite. Scopriamo che Dio camminò di fianco a loro per tutto il tempo del viaggio.
Quelli fra di noi che si ritengono diversi nel sesso e nel genere sono anch’essi alla ricerca di qualcosa. E come figli di Abramo e Sara, anche noi scopriamo che il nostro viaggio è la tappa attuale di un pellegrinaggio che è antico quanto l’umanità. Ciò che il pellegrinaggio degli omosessuali mi ha insegnato è che, mentre il nostro destino rimane lo stesso, la strada che percorriamo per raggiungerlo cambia, da qui il miscuglio alfabetico di iniziali: L G B T Q I A.
Steve Maraboli parla di dinamiche e percorsi del destino nel suo libro Life, the Truth, and Being Free: “Tutti abbiamo sentito dire che due fiocchi di neve si assomigliano. Ogni fiocco di neve prende la sua forma perfetta per ottenere la massima efficienza ed efficacia nel corso del suo viaggio. E mentre la forza di gravità universale gli dà una meta condivisa, lo spazio infinito che si trova nell’aria offre ad ogni fiocco di neve l’opportunità di intraprendere il proprio cammino. Si trovano a fare lo stesso viaggio, ma ognuno segue un percorso diverso. Lungo questo viaggio spinto dalla forza di gravità, alcuni fiocchi di neve collidono e si danneggiano reciprocamente, altri si scontrano e diventano un tutt’uno, altri ancora vengono influenzati dal vento…innumerevoli transizioni e cambiamenti si susseguono durante il cammino del fiocco di neve. Ma non importa quale sia la transizione, il fiocco di neve trova sempre la sua forma perfetta nel corso del suo viaggio”.
Come per ogni singolo fiocco di neve, il percorso sarà quello della nostra stessa creazione, ma il nostro destino è lo stesso: pieno inserimento nell’esperienza umana per essere amati e valorizzati, di modo che sarà possibile esprimerci apertamente e senza timore di essere puniti.
La fine del passo biblico sottolinea la fase del compimento, quando avremo raggiunto l’obiettivo al termine del nostro viaggio e quando vivremo nella piena speranza che ci attende. In questo lasso di tempo, i nostri cuori e le nostre menti devono fondarsi, non su idee di castigo o trionfo, ma su un eccezionale grado di umiltà.
E’ un atto umile essere consapevoli che non siamo giunti qui grazie a noi. Come schiavi d’Egitto, raggiungiamo la terra promessa perché altri uomini hanno lottato e marciato, sono stati imprigionati e addirittura uccisi. Siamo fieri di questa eredità, senza provare vergogna, ma piuttosto rendiamo onore al viaggio e a quelli che ci hanno condotto così lontano.
Il passo biblico ci esorta anche a onorare la Fonte della nostra essenza, come qualcuno che cammina con noi fino a che il pellegrinaggio non sia completo. Tale Fonte assume vari nomi nella cerchia omosessuale – alcuni religiosi e alcuni secolari. E’ importante sapere che qualcosa dentro e fuori di noi si sia spostato insieme a noi lungo il percorso del fiocco di neve, portandoci al nostro destino finale.
Andiamo avanti con quel coraggio nato dalla consapevolezza che siamo stati perfettamente creati per ottenere la “massima efficienza ed efficacia” nel corso del nostro viaggio. Percorriamo la strada nella speranza che la terra promessa ci attenda. E con amore e onore, siamo consapevoli dell’esistenza di coloro che hanno iniziato il viaggio e ci hanno condotto così lontano.
* David K. Popham è un gay a cui è capitato di essere pastore della Chiesa Unita di Cristo o un pastore a cui è capitato di essere gay? Forse lo capirete da soli. Di certo sa che l’ora è venuta che le minoranze sessuali si approprino della Bibbia.
Testo originali: Queers on pilgrimage (Deuteronomy 26:5-11)