La missione di suor Jeannine Gramick tra le persone LGBT
Articolo di Bob Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 29 ottobre 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Suor Jeannine Gramick, co-fondatrice di New Ways Ministry, è stata nominata Donna Testimone di Misericordia di ottobre dall’organizzazione cattolica riformista FutureChurch (ChiesaFutura). La seguente riflessione di Bob Shine è stata inclusa in una raccolta di fonti su Jeannine.
Dopo più di cinquant’anni di vita religiosa, suor Jeannine Gramick ha incontrato parecchie persone e ha toccato molte vite nel suo ministero di giustizia e riconciliazione per lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) nella Chiesa Cattolica. Ho incontrato Jeannine per la prima volta pochi mesi dopo il college e, con questa riflessione, vorrei condividere qualche accenno sull’impatto che ha avuto nella mia vita e di ciò che i giovani cattolici possono imparare da questa persona umile e santa.
Ho iniziato a collaborare con New Ways Ministry durante un anno di servizio con i volontari delle Suore di Loretto. La prima sera del ritiro dei volontari, tenutosi alla casa madre delle Suore di Loretto in Kentucky, guardammo un documentario sulla vita e il ministero pastorale di Jeannine. Quella sera a letto, piuttosto sottosopra, mi domandai come avevo fatto ad impelagarmi in una cosa così. Le sorelle avevano condiviso le loro storie con noi durante i pasti e in conversazioni a tu per tu. Erano storie di scuole dell’integrazione, di accompagnamento di comunità, di arte e di testimonianza al femminile, di poesia e di proteste contro la guerra. La loro era la missione, per parafrasare la loro famosa ex-superiora suor Mary Luke Tobin, di uscire alla fine dei rami del tuo mondo, perché è lì che ci sono i frutti, ed io avevo l’intenzione di percorrere un ramo con una suora che si stava prendendo in carico parte della Chiesa Cattolica.
In un primo momento, le cose che successero in seguito non risposero alle domande del ritiro. Dopo poche settimane, passai una domenica a portare la mia testimonianza in vari luoghi di Washington, per celebrare il ventesimo anniversario della comunità di Loretto e per aiutare ad organizzare manifestazioni cattoliche a favore della campagna per il matrimonio omosessuale nel Maryland. Scoprii che persino l’entusiasmo e l’energia dei miei ventidue anni non potevano tenere il passo con quelle di Jeannine e delle altre sorelle.
Col tempo, lavorando a fianco di Jeannine e Francis DeBernardo, il direttore esecutivo di New Ways Ministry, imparai molto. Da quattro anni a questa parte io e Jeannine impariamo l’uno dall’altra. Non è uno scambio molto bilanciato: io la aiuto a navigare su Facebook e lei mi aiuta a navigare nelle complessità di essere discepolo di Cristo! ma è un’amicizia alla quale tengo. Quelle che seguono sono quattro lezioni che Jeannine mi ha impartito, lezioni che possono aiutare i cattolici più giovani come me a trovare la propria strada in questa Chiesa problematica, che pure amiamo.
“Cosa sta facendo la Chiesa cattolica per gay e lesbiche?” Un giovane gay di nome Dominic ha fatto questa domanda a Jeannine nel 1971 e sarebbe stata proprio questa domanda a cambiarle radicalmente la vita. Jeannine iniziò ad organizzare liturgie domestiche per gay nell’area di Philadelphia, facendosi una cultura sull’omosessualità, facendo alcuni laboratori e, in pochi anni appena, lanciò New Ways Ministry con fra Robert Nugent. L’apertura alla domanda di Dominic e l’empatia per il dolore delle persone gay escluse dalla Chiesa hanno portato Jeannine su un sentiero che non si aspettava ma che ha deciso della sua vita. Non ero lì, ma credo che lo Spirito parlasse tramite Dominic quando le pose quella domanda.
Non dire “Chiesa” quando intendi “gerarchia”. Jeannine vive secondo gli insegnamenti del Vaticano II, secondo i quali la Chiesa è fondamentalmente il popolo di Dio e la comunità è essenziale alla vita cristiana. Prima di conoscerla bene pensavo che fosse una figura tosta che sfidava da sola il Vaticano, ma questo non è esatto. I decenni passati in missione non sarebbero stati possibili senza le persone e le comunità che l’hanno aiutata, lavorando con lei: le congregazioni a cui è appartenuta, le altre religiose, i cattolici LGBT e le loro famiglie, i fautori di New Ways Ministry, teologi e studiosi, e molti altri. Jeannine non è solo sostenuta, ma contribuisce lei stessa a sostenere le comunità di cui fa parte. I cattolici più giovani degli Stati Uniti non potranno dimenticare quanto sarà fondamentale la comunità per il nostro cammino, anche se i praticanti si stanno facendo via via meno numerosi e l’aria che i credenti respirano vira un po’ al grigio. Non è possibile iniziare la missione evangelica nella Chiesa senza vivere da popolo di Dio: battezzati come sacerdoti, chiamati alla santità e aiutandoci l’un l’altro qualunque cosa succeda.
Le buste necessitano di un contenuto. I martedì sera troverete Jeannine con i volontari di New Ways Ministry preparare il grosso della corrispondenza e poi riunirsi per una pizza e stare insieme. Jeannine incarna il modello del capo che serve. Anche quando è piuttosto impegnata, si occupa delle persone con bigliettini carini e piccoli gesti d’affetto. Fa le cose noiose ma necessarie, come chiunque altro. Lavora parecchie ore per assicurarsi che ogni dettaglio sia a posto e mostra una costanza nella sua missione pastorale che pochi possiedono (e l’insegnante che c’è in lei non perde occasione per farmi una lezione di grammatica). Jeannine insegna ai cattolici più giovani che impegnarsi in una riforma e in un rinnovamento ecclesiale comporta un lavoro enorme, che difficilmente arriva sotto i riflettori. Ogni mattina dobbiamo impegnarci per una Chiesa così, percorrendo prontamente la strada che Cristo ha corso prima di noi e che non è solo una maratona, ma una super-maratona.
“Ho scelto di non collaborare alla mia stessa oppressione”. Queste parole con cui Jeannine ha risposto ai tentativi del Vaticano di zittirla, per me sono un costante promemoria di cosa significhi essere cristiano. Essere parte della Chiesa significa chiamarla a vivere più pienamente il Vangelo che proclamiamo, ma la gente resisterà a questa chiamata così impegnativa. Jeannine ha sopportato vent’anni di investigazioni degradanti e di sanzioni punitive da parte dei leader ecclesiastici per essersi rifiutata di negare che le persone LGBT sono nientemeno che create in maniera meravigliosa da Dio. Mentre invita tutte le persone alla riconciliazione, ogni giorno sfida la Chiesa che ama e le comunità a cui appartiene esercitando l’ufficio profetico che tutti condividiamo tramite il battesimo. Essere cristiani vuol dire dare la priorità a Cristo su tutto e ci sono periodi in cui seguire le decisioni che abbiamo preso in tutta coscienza ci rende isolati, rifiutati e profondamente in pena. Ma non dobbiamo mai collaborare alla nostra stessa oppressione o a quella degli altri, specialmente quando chi infligge queste ferite è la Chiesa di cui siamo responsabili.
La sempre più crescente accettazione delle persone LGBT tra i cattolici statunitensi e nel resto del mondo può essere in gran parte attribuita all’opera instancabile di Jeannine, che è un’incarnazione di queste parole della beata Teresa di Gesù Gerhardinger, fondatrice delle School Sisters of Notre Dame, parole che proprio lei mi ha fatto conoscere (stanno incorniciate sulla sua scrivania) e che sono così potenti per quei cattolici che sono alla ricerca di una Chiesa riformata e rinnovata: “Tutte le opere di Dio procedono lentamente e talvolta con pena; ma le loro radici sono le più robuste e i loro fiori i più amabili”.
Le persone sante non sono tali per le loro formidabili azioni ma per le loro abitudini pacate, che creano radici robuste e profonde. Suor Jeannine Gramick ha agito in modo grande, ascoltando la voce di Dominic e rimanendo fedele alla sua risposta anche quando il Vaticano le metteva i bastoni tra le ruote. La Jeannine che conosco io è una persona le cui pacate abitudini quotidiane hanno reso più veloce l’accoglimento del Vaticano II e il rinnovamento della Chiesa Cattolica su argomenti come il genere e la sessualità. Onorato di conoscere Jeannine come collega ed amica, concludo con questa preghiera:
Colori raggianti si allungano nel cielo,
l’arcobaleno è il segno di un patto d’amore
dopo che le onde, con il loro flusso, hanno bagnato la terra, o Divino Creatore.
Da te, con un respiro, la creazione è,
dalle acque caotiche sorge un’infinita diversità,
ogni persona, meravigliosamente creata, ti riflette,
ogni creatura da te amata, fatta meravigliosamente.
Braccia tese sui bracci della Croce,
Gesù è segno di un amore durevole,
dopo che abbiamo dimenticato come si fa ad amare, o Divino Redentore.
Lentamente la creazione cerca il tuo abbraccio
nelle nostre fatiche quotidiane e nel nostro pane spezzato
vite imperfette trattengono l’amore
che tu hai messo nei nostri esseri, amore da donare.
Le nostre vite si aprono all’esterno
siamo il tuo segno di un amore liberante,
dopo aver incontrato l’Altro, o Divino Guaritore.
Trafitti dalla domanda dell’altro “Mi amerai?”
le nostre speranze riconciliate siano le fondamenta di nuovi ponti,
e creino una Chiesa dove le persone queer di Dio
arrivano dai margini fino al centro, persone raggianti,
vite echeggianti la preghiera di Gesù di essere uno.
Siamo il popolo di Dio che invoca il tuo respiro creatore,
come un sacramento per il mondo, come un arcobaleno
che proclami ancora e sempre la nostra testimonianza sempre nuova
del tuo amore costante, infinito e liberatore.
Possa essere così. Possiamo essere uno. Amen.
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Testo originale: Lessons from Sr. Jeannine Gramick, Woman of Mercy