20 novembre 2016 a Treviso incontro del Progetto Ruah
Domenica 20 novembre alle ore 14.30 a Treviso, appuntamento per il secondo incontro del cammino del Progetto Ruah di quest’anno dal titolo “Voi siete la luce del mondo!” (Mt 5,14) che ci aiuterà a riflettere sul tema della (in)visibilità.
Il Signore disse a Caino: “Dov’è Abele, tuo fratello?”.
Egli rispose: “Non lo so. Sono forse il custode di mio fratello?” (Genesi 4,9)
La domanda di Dio “Dov’è tuo fratello?” esige una risposta concreta, chiede conto di un “dove”, di un luogo, di una situazione, di un nome. Il “dove” fa riferimento ad un luogo e per rispondere a questo appello non si può guardare solo a se stessi. Implica un guardare alle proprie relazioni collocandosi di fronte a Dio, alla realtà e al mondo. Senza pensare a situazioni molto lontane da noi, sappiamo dove vivono i nostri fratelli, cioè gli uomini e le donne a noi vicini? Qual è il loro volto? Che condizione esistenziale e spirituale stanno affrontando?
Caino ha allontanato da sé il fratello Abele e ha usato violenza pur di avere maggior spazio nel proprio vivere ed essere l’unico uomo destinatario della benedizione di Dio. “Non lo so” è una risposta che indica come possiamo cancellare dai nostri occhi il volto e le necessità del fratello. È una questione di (in)visibilità, quindi, ma non solo.
Caino si domanda se è responsabile di Abele, del proprio fratello: “Sono forse io il custode di mio fratello?”. Papa Francesco ha sollecitato su questa domanda: “Sì, tu sei custode di tuo fratello! Essere persona umana significa essere custodi gli uni degli altri! E invece, quando si rompe l’armonia, succede una metamorfosi: il fratello da custodire e da amare diventa l’avversario da combattere, da sopprimere”.
La parola custode ha una bellissima etimologia: deriva da una radice (‘kuh’) che ha come significato quello di coprire. Il custode è chi provvede a difendere, a conservare, a mantenere integro un bene. Custodire il fratello, esserne responsabili significa “vedere” l’altro, accoglierlo nella sua diversità e avere a cuore che possa realizzarsi senza dover rinunciare a ciò che è, che possa realizzare pienamente la sua identità di persona. La responsabilità – come risposta d’amore all’altro – crea lo spazio per incontrare Dio. Il dono della fede ha bisogno, quindi, dello sguardo dell’altro e dello sguardo all’altro
“Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv 4,20).
Alle ore 18 è prevista la celebrazione eucaristica con cui concluderemo l’incontro.
Come consueto, chi è interessato a partecipare è il benvenuto! Mettetevi in contatto con progettoruah@gmail.com Un abbraccio a tutti, vi aspettiamo
Progetto Ruah, cristiani LGBT di Trieste
https://progettoruah.wordpress.com/ – progettoruah@gmail.com