Spiritualità di frontiera: Omosessuali e fede un percorso in 4 tappe
Articolo di Luciano Moia pubblicato sul quotidiano cattolico Avvenire il 16 novembre 2016, pag. 19
Uno dei passaggi più controversi e più problematici di Amoris laetitia – inutile negarlo – è quello sull’accompagnamento pastorale per le persone omosessuali. Non perché il Papa ribadisca (n.250) che «ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto». E che nei «riguardi delle famiglie si tratta invece di assicurare un rispettoso accompagnamento, affinché coloro che manifestano la tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita».
Ma soprattutto per lo scenario che si schiude. Come dare concreta attuazione a queste parole? Quale formazione per sacerdoti e accompagnatoria Al convegno Cei di Assisi le risposte sono arrivate da padre Pino Piva, coordinatore nazionale per i Gesuiti degli Esercizi ignaziani e membro dell’équipe “spiritualità delle frontiere”. Con lui suor Anna Maria Vitagliani e don Christian Medos che da tre anni organizzano week-end di formazione per accompagnatori spirituali di persone che vivono situazioni, appunto, di frontiera: separati in nuova unione, persone lgbt, migranti.
Il punto di partenza è la spiritualità ignaziana che, dopo aver accolto la persona – ogni persona – nel punto in cui è, e a partire dalla condizione in cui si trova, si mette in cammino al suo fianco. «In questa prospettiva- hanno spiegato gli esperti – questi week-end di formazione diventano luoghi di ascolto, conoscenza e dialogo vissuti nella reciprocità». Quattro i momenti di un percorso pastorale che vuol essere inclusivo e accetta di inoltrarsi su terreni poco frequentati. Innanzi tutto l’accoglienza «che diventa ascolto dell’esperienza personale con tutto il carico di ferite, di sofferenze, di incomprensioni».
Poi I’attenzione alla globalità della persona in tutte le sue dimensioni (spirituale, psicologica, relazionale). Quindi l’accompagnamento, «per contribuire a vivere una relazione con il Signore sempre più personale e significativa». Infine grande attenzione alla formazione della coscienza, «per promuovere capacità di discernimento e aprire prospettive di integrazione nella società e nella Chiesa».